Spi Cgil: “Renzi ci ascolti o scendiamo in piazza”
“Una ingiustizia annunciata, una vera genialità di uguaglianza”. Carla Cantone è durissima con Matteo Renzi: ai pensionati della Cgil, riuniti in congresso a Rimini, non va giù il fatto che i lavoratori potranno avere gli 80 euro, mentre tanti anziani – spesso poverissimi – non vedranno un solo euro. “E perché – chiede la segretaria Spi – 600 euro di un pensionato sono forse diversi da 600 euro di chi lavora?”. Sta tutto qui, in questa domanda elementare, il nucleo del disagio. Snobbati da Berlusconi, Monti, e infine Letta, gli over 65 non hanno certo miglior fortuna con il premier “rottamatore”: quello che ritiene conservatore e frenante tutto ciò che supera i 40 anni.
Tutto questo, “nonostante gli sms – racconta la stessa Cantone – che ogni tanto ci scambiamo con il presidente del consiglio”: “Io glielo scrivo: tu devi andare avanti, è vero che il Paese vuole cambiare e che si attende tanto, ma noi abbiamo il dovere di dire quello che non ci sta bene”. Perché “se non vogliamo parlare più di concertazione, chiamiamola come vogliamo: potremmo definirla ‘modello Giuditta’, tanto per riferirci a Benigni, un altro toscano”, dice ancora la leader dello Spi. “Noi non dobbiamo pietire nessun tavolo, ma questo non vuol dire che rinunciamo a farci sentire”.
E allora, questa piazza? Lo Spi – 2.998.000 tesserati, pari a metà Cgil — non solo invita i propri iscritti a non rimanere fermi, ma lancia anche un sasso che certamente rimbalzerà nelle acque del congresso Cgil di maggio: si deve pensare a una mobilitazione generale con Cisl e Uil.
Per quanto riguarda gli over 65, Cantone annuncia il “card bombing” verso Palazzo Chigi: “Manderemo 1 milione di cartoline a Renzi, con Fnp e Uilp, chiedendo almeno un confronto con i ministri del Welfare e della Salute”. E se questa pioggia di biglietti verrà ignorata e rottamata dal premier, allora sarà piazza: “Vedremo come ci risponderanno e quale mobilitazione unitaria programmare”.
Ma non basta, perché i limiti della politica economica renziana spingono alla necessità di una protesta più larga: “Dovremo guardare con attenzione il Def e valutarne ogni effetto”, dice Cantone davanti a una platea stracolma di ospiti. A sentirla sono venuti infatti l’intera segreteria Cgil (inclusa ovviamente Susanna Camusso), tutti i segretari di categoria (in prima fila Maurizio Landini), ma anche politici come Stefano Fassina e Gianni Cuperlo. Quindi l’affondo: “Dobbiamo valorizzare quanto è positivo, ma anche respingere ciò che peggiora l’equità e l’uguaglianza: per questo sarebbe il caso di cominciare a prevedere con Cisl e Uil una mobilitazione generale”. “Non sto chiedendo uno sciopero in anticipo – precisa subito dopo — ma non facciamoci trovare impreparati. Altrimenti ci impacchettano, come è già avvenuto con Monti e Fornero”.
Sindacati impacchettati come le auto di Marchionne? Come le tute blu condannate alla precarietà e alla cassa integrazione eterna? Forse, il rischio c’è. E Cantone è piuttosto severa non solo, prevedibilmente, con la riforma Fornero delle pensioni — che lo Spi vorrebbe cambiare per introdurre una flessibilità di uscita – ma anche con lo stesso sindacato, che l’ha contrastata male e troppo poco: “Siamo stati deboli, soltanto 3 ore di sciopero: quella è stata una sconfitta annunciata”.
Una bella autocritica, rarissima nel sindacato. Che non riesce a cambiare ai ritmi della politica, resta spesso elefantiaco e per questo offre il fianco ai nuovi leader che sconfinano nel populismo, da Grillo a Renzi. Non a caso Cantone ha invitato tutta l’organizzazione “a cambiare”, a “stare di più sul territorio e tra le persone”, a dare attenzione “alla povertà”: i poveri, sia anziani che giovani, un po’ il filo rosso di tutta la sua relazione. Ma si deve, in particolare, saper parlare ai precari. La segretaria dello Spi era una dei pochi dirigenti Cgil presenti al congresso del Nidil: “E avrebbero dovuto esserci tanti altri di noi ad ascoltare”, rimprovera la platea.
Da qui il passaggio alle polemiche interne, agli scontri sul Testo unico, è naturale. Dopo il congresso Fiom della settimana scorsa, in cui Susanna Camusso e Maurizio Landini – forse costretti dal contesto – hanno ricominciato in qualche modo a dialogare, il richiamo all’unità pare obbligato: “Nella storia della Cgil abbiamo avuto tanti conflitti, e le critiche sono le nostre vitamine. Ma poi si è arrivati sempre a una sintesi: e più alte responsabilità hai, più devi sforzarti”. Chiaro il messaggio: se Landini deve accettare di mediare, tocca però fare un passo avanti anche a Camusso.
D’altronde, le posizioni di Cantone sono per appoggiare la segretaria generale, ma dando attenzione anche alle critiche dei metalmeccanici: “Il Testo unico è importante – dice – E sarà utile per quando finalmente si vorrà fare una legge. Ma in quell’accordo ci sono dei limiti, come ad esempio il ricorso alle sanzioni: toccherà alle categorie, nel lavoro di contrattazione, tentare di recuperarli”.
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