Sanzioni Ue alla Russia Colpiti i capi militari non gli uomini d’affari

Sanzioni Ue alla Russia Colpiti i capi militari non gli uomini d’affari

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BRUXELLES — L’Unione europea ha annunciato i 15 nomi degli altri sanzionati — con congelamento dei beni e restrizioni nei visti di viaggio — per il loro coinvolgimento nella destabilizzazione dell’Ucraina dopo l’annessione della Crimea alla Russia. Tra i nove russi spiccano militari, esponenti dei servizi segreti e politici, che portano a 48 le persone inserite nella «lista nera» di Bruxelles. Non figurano società e ricchi oligarchi dei settori petrolifero, imprenditoriale e bancario, come nelle sanzioni del presidente degli Stati Uniti Barack Obama, ben più aggressive contro l’apparato economico-finanziario vicino al presidente russo Vladimir Putin.
A Mosca hanno comunque criticato duramente la decisione europea. Putin non ha minacciato una replica con sanzioni. Ha detto di preferire una revisione degli accordi con le società occidentali «nei settori principali dell’economia russa, incluso quello energetico».
Tra i russi sanzionati dall’Ue spiccano il generale Valery Gerasimov, considerato responsabile del dispiegamento di truppe ai confini con l’Ucraina, Igor Sergun, capo dei servizi segreti militari e delle forze speciali impegnate nell’Est Ucraina, Dmitri Kozak, uno dei vicepremier, e Oleg Belavantsev, plenipotenziario di Putin in Crimea. Tra i sei ucraini, Igor Strelkov opererebbe sempre per i servizi segreti di Mosca. Di ben altro peso appaiono Igor Sechin, il numero uno del colosso petrolifero Rosneft, e gli altri potenti oligarchi delle imprese e delle banche russe sanzionati da Obama per indebolire il sostegno finanziario al sistema di potere di Putin.
A Bruxelles hanno rispettato l’accordo con Washington di varare nuove sanzioni per la crisi in Ucraina. Continua però a prevalere la linea più prudente della cancelliera tedesca Angela Merkel, appoggiata dal governo italiano, che mantiene aperta ogni soluzione diplomatica con Putin. E che, soprattutto, vuole evitare all’Europa sia pericolose tensioni politico-militari, sia il blocco delle forniture energetiche e il rallentamento dell’interscambio commerciale con la Russia.
Regno Unito, Polonia e Paesi Baltici apprezzano la linea più dura degli Usa con Mosca. Ma la maggioranza dei 28 Stati membri resta fiduciosa sulle trattative diplomatiche, sviluppate anche con telefonate informali tra Merkel e Putin. Per questo l’Ue non è passata alla terza fase, che prevederebbe le sanzioni economiche.
Il segretario di Stato Usa John Kerry ha di nuovo offerto di vendere gas di scisto Usa in caso di perdita di quello russo. In più la Casa Bianca sollecita un rilancio degli acquisti di armamenti Nato, esportati anche dalle industrie Usa. Ma a Bruxelles temono un blocco immediato delle forniture energetiche russe perché potrebbe avviare vari Paesi membri verso una nuova recessione. Il commissario Ue per l’Energia, il tedesco Günther Oettinger, ha fissato un incontro il 2 maggio a Varsavia con i ministri dell’Energia di Russia e Ucraina, Alexander Novak e Iuri Prodan, proprio per garantire le forniture di gas all’Europa e al governo di Kiev.
Ivo Caizzi



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