Renzi: ora la riforma degli uffici pubblici. Così gli 80 euro in busta paga a maggio

Renzi: ora la riforma degli uffici pubblici. Così gli 80 euro in busta paga a maggio

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ROMA – «Sulle riforme ci siamo, gli 80 euro ok, l’Irap va giù, pronti i soldi sulle scuole. Mercoledì la P.a. con un pensiero affettuoso agli amici gufi». Il supersintetico messaggio su Twitter illustra l’agenda del Presidente del Consiglio, Matteo Renzi. A volerla decriptare, per chi non è troppo avezzo ai «cinguettii» dell’inquilino di Palazzo Chigi, significa che i primi impegni presi dal nuovo governo, di tagliare le tasse sul lavoro sono stati rispettati, come testimoniano pure le istruzioni diffuse a tempo di record dal Dipartimento delle Entrate per concedere ai lavoratori che ne hanno diritto il bonus fino a 80 euro nella busta paga di maggio. E significa che anche gli altri impegni annunciati stano per arrivare al traguardo.
Come la riforma della Pubblica amministrazione che sarà esaminata dal Consiglio dei ministri, appunto domani, mercoledì. «Rovesciamo l’approccio, cambiamo verso al modo in cui è affrontato sinora il nodo della P.a.» dice Matteo Renzi a proposito della riorganizzazione messa a punto dal ministro Marianna Madia. Che si articola attorno alla previsione di incarichi a termine, mobilità interna, retribuzioni legate al merito – a partire da quella dei dirigenti – e staffetta generazionale con la graduale uscita dei più anziani per fare posto ai più giovani. E questo mentre è già in vigore il decreto che pone un tetto pari a 240 mila euro agli stipendi dei manager pubblici e che invita anche la Banca d’Italia – per cui però è necessario attendere il parere della Bce- ad adeguarsi secondo la propria autonomia. Il riferimento finale ai «gufi» è rivolto in tutta evidenza, agli avversari politici in pieno clima di battaglia elettorale in vista del voto del 25 maggio.
Da Parigi, prima tappa del tour europeo che toccherà Londra e quindi Bruxelles dove la prossima settimana è in programma la riunione dell’eurogruppo, il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan insiste, intanto, sull’esigenza che l’Unione Europea adotti una politica fiscale comune «che punti alla trasparenza e allo scambio automatico delle informazioni con l’obiettivo di ridurre il carico fiscale per aumentare gli investimenti» e sostenere quindi crescita e occupazione. Temi che, ha sottolineato il ministro, saranno al centro del semestre di presidenza italiana che partirà in luglio. Quanto alle prossime mosse di politica economica, in attesa del giudizio di Bruxelles sul Def (Documento di economia e finanza) per il 2015 «l’iniziativa di spending review sarà rafforzata ed estesa».
Sul piano più ampio dell’Europa, il maxi piano di acquisto di titoli pubblici da parte della Bce, per stimolare l’economia ed evitare i rischi della bassa inflazione, resta un’«opzione sul tavolo», ma «non per l’oggi né per il domani». Non è cioè imminente, secondo quando ha precisato ieri il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, nel corso di una riunione a Bonn con i parlamentari tedeschi, in cui è tornato a sottolineare la «fragilità» della crescita in atto.
Stefania Tamburello


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