by redazione | 11 Aprile 2014 10:25
ROMA — Ai piani alti di Forza Italia dicono che la situazione è in alto mare. Di sicuro Gianni Letta ha incontrato Matteo Renzi, giorni fa, anche per discutere di nomine nelle aziende partecipate dallo Stato: sembra che il confronto sia stato costruttivo sino a un certo punto, i riferimenti di Berlusconi nelle aziende pubbliche non sono proprio collimanti con quelli del premier. Sul tavolo di Renzi in questo momento ci sono i nomi suggeriti dal ministro dell’Economia, sembra in forma di terna per ciascuna casella, quelli cui ha lavorato con il sottosegretario Delrio e/o suggeriti dalle società di cacciatori di teste.
Da Washington ieri il ministro Padoan ha detto che i nomi scelti «dovranno essere competenti e in alcuni casi nuovi». «Nomine – ha aggiunto – che sono enormemente importanti e dalle quali dipende la decisione di investire nel nostro Paese per dimostrare che le cose stanno cambiando». Criterio cui si sono aggiunte le parole di Delrio in un’intervista da Avvenire , «gli italiani saranno sorpresi, faremo scelte di discontinuità, senza disperdere le energie migliori già presenti».
Dichiarazioni diplomatiche che lasciano aperto lo scenario a ogni soluzione. La più probabile è un innesto di persone nuove, in gran parte provenienti dall’interno delle aziende. Tra i rumor di palazzo ieri si registrava la candidatura del numero uno delle Ferrovie Mauro Moretti come ad di Finmeccanica, ipotesi che costituirebbe un’autentica sorpresa viste le polemiche di pochi giorni fa fra il manager e il premier, sugli stipendi degli amministratori.
Lunedì potrebbe essere il giorno della verità non solo per i supermanager di Eni, Enel, Finmeccanica e Poste, ma anche per i 38 posti nei consigli di amministrazione, a cui andrebbero aggiunti i 29 solo nella galassia Poste. E’ di ieri anche la decisione da parte della Consob di avviare una consultazione pubblica sulla trasparenza delle buonuscite dei manager delle società quotate. L’iniziativa non è comunque destinata a influenzare la retribuzione dei futuri supermanager (si riferisce solo ai casi di «risoluzione anticipata» del contratto: interesserebbe solo Alessandro Pansa, se non venisse confermato in Finmeccanica) ed è destinata a entrare in «funzione» alla fine di giugno. E comunque la posizione del premier sulle retribuzioni pare sufficientemente chiara: «Ho sentito super manager dire: allora io per 238 mila euro me ne vado nel privato», ha detto Renzi al Tg3. «Se ti prendono vai, vorrei vederli. Noi – ha aggiunto – abbiamo detto che ci deve essere un limite nel pubblico e 238 mila euro lordi sono tanti soldi».
Dopo giorni di indiscrezioni anche il dg della Rai Luigi Gubitosi ha precisato che «tutte le voci sulla mia dipartita sono ampiamente esagerate» e ha escluso di lasciare viale Mazzini. Palazzo Chigi, in modo ufficioso, ha smentito ipotesi di nomina degli ambasciatori Castellaneta e Massolo, quest’ultimo oggi a capo del Dis, incarico che scade nel 2016.
Sempre al Tg3 Renzi ha detto che «è naturale che chi fa un investimento, dunque anche le banche, paghi quanto i cittadini, il 26% e non il 12,5. Tutto si può dire tranne che le banche in questi anni siano state svantaggiate. Abbiamo dato tutti una mano alle banche, ora è il momento che le banche diano una mano loro».
Roberto Bagnoli, Marco Galluzzo
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