Piccole imprese più competitive grazie allo sconto da 1,5 miliardi
Il conto alla rovescia per gli sconti sull’elettricità è partito: di qui a dieci giorni il governo conta infatti di varare un pacchetto di misure che, a regime, entro il 2015 assicurerà alle piccole e medie imprese un risparmio del 10% annuo. In media parliamo di circa 8400 euro in meno a fronte di un consumo di 500 megawattora. Il taglio nel suo complesso vale all’incirca 1,5 miliardi di euro su una bolletta che per questa fascia di utenza oscilla tra 12 e 15 miliardi, ovvero un terzo del totale.
Al ministero dello Sviluppo economico i tecnici hanno quasi completato il loro lavoro che si tradurrà in una serie di provvedimenti: un decreto legge, alcune disposizioni ministeriali e alcuni nuovi indirizzi rivolti all’Autorità per l’energia.
Il cuore del pacchetto, e quindi il grosso dei risparmi, dovrebbe prevedere l’allungamento da 20 a 30 anni del periodo di pagamento degli incentivi, oggi i più alti d’Europa, destinati agli impianti fotovoltaici e che sulla bolletta pesano tra 1,6 e 2,3 miliardi l’anno. La rimodulazione verrebbe accompagnata da una emissione obbligazionaria assistita da garanzia pubblica ma congegnata in modo tale da non impattare sul debito pubblico.
La seconda mossa riguarda la ridefinizione del paniere e delle condizioni contrattuali dei cosiddetti clienti interrompibili, i grandi gruppi industriali energivori che nei momenti di eccesso di consumi elettrici possono essere sganciati dalla rete. Rispetto agli anni passati il mercato elettrico non è più in sofferenza ed anzi ha una sovracapacità produttiva notevole per cui gli sconti a questa fascia di clienti (500 milioni) possono essere abbondantemente rivisti. Un’altra serie di risparmi possono poi essere decisi dall’Autorità per l’energia nell’ambito del prossimo «ciclo regolatorio» del mercato elettrico. In particolare potrebbero essere limitati gli oneri di dispacciamento che vengono riconosciuti a Terna ed ai vari produttori, rivedendo la remunerazione degli investimenti a cui oggi viene garantito un rendimento del 7-8%. E si potrebbe poi proseguire con la revisione dei 380 milioni di sconti assicurati alle Fs, con quella dei contributi Cip6 (fonti rinnovabili e assimilate) e dei costi di sbilanciamento della rete legati al funzionamento a singhiozzo degli impianti solari ed eolici. Altri 3-500 milioni che ora vengono scaricati sulla bolletta e che un domani potrebbero invece pagare i produttori.
Si poteva fare di più? Per mesi, il precedente governo, ha annunciato come imminente il varo di un decreto denominato «Fare2» che avrebbe tagliato tutte le bollette, anche quelle delle famiglie, sempre del 10%, per un totale di 3 miliardi. Il provvedimento però si è sempre scontrato con i rilievi del Tesoro e non ha mai visto la luce.
Dovendo ridurre le pretese il governo Renzi ha così deciso di concentrare tutto lo sconto sulle pmi. Ovvero, spiegano allo Sviluppo economico, su quella fascia di utenze su cui negli ultimi anni più ha pesato sia il caro energia ma soprattutto gli sconti concessi alle altre fasce di utenze. Insomma, i clienti più penalizzati, posto che i grandi gruppi (anche attraverso importazioni dirette) pagano l’energia come i loro concorrenti europei, mentre molte famiglie possono usufruire dei bonus destinati ai nuclei meno agiati.
Di intervenire sul prelievo fiscale tout court ovviamente non se ne parla. Ma la battaglia per il taglio dei costi dell’energia è solo all’inizio: «E’ una delle 5 priorità della nostra azione di governo», ha spiegato il ministro dello Sviluppo Federica Guidi illustrando alla Camera il suo programma. Di certo occorre aggredire i costi di produzione dell’energia che rappresentano circa il 50% del prezzo finale del chilowattora, ma per far questo bisogna modificare il mix delle fonti. Un lavoro di lungo periodo. Nell’attesa si parte col massimo dello sconto possibile.
@paoloxbaroni
PAOLO BARONI
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