Pechino, al via stimoli per infrastrutture e lavoro
Il 2008, quando Pechino sostenne l’economia nazionale di fronte al rischio di crisi internazionale, con una consistente iniezione economica, è lontano, ma la Cina nei giorni scorsi ha annunciato un pacchetto di spesa che il Wall Street Journal ha definito «consistente» per la creazione di nuove ferrovie e metropolitane, alloggi per persone a basso reddito (che coinvolgono le banche di Stato) e agevolazioni fiscali per le piccole imprese.
«Ma non c’era nessun cartellino del prezzo attaccato alle misure e per la maggior parte facevano parte del piano di lavoro economico annuale annunciato il mese scorso», ha scritto il giornale finanziaro.
«Il pacchetto assicura che progetti in cantiere vengano effettivamente realizzati e che potrebbero essere leggermente accelerati» ha detto l’economista Louis Kuijs della Royal Bank of Scotland. Politiche popolari e aggiustamenti finanziri.
Come ha specificato Li Keqiang, l’obiettivo per quest’anno è costruire 6.600 chilometri di nuovi binari, 1.000 chilometri in più di quelli che la Cina ha costruito l’anno scorso, «in uno sforzo per sostenere l’occupazione e aiutare il governo a creare 10 milioni di posti di lavoro che ha identificato come necessari per mantenere la stabilità economica e sociale quest’anno».
Come riportato dal Financial Times, «Li ha anche detto di aver ordinato alla China Development Bank, braccio del governo centrale per i prestiti, l’istituzione di servizi il cui compito principale sarà quello di finanziare la costruzione di alloggi per le persone a basso reddito sovvenzionati dal governo». Il governo sta inoltre valutando di estendere sgravi fiscali alle piccole imprese.
«L’annuncio – ha scritto il Ft — è un impegno limitato a stimolare la crescita che dovrebbe essere interpretato più come un tentativo di puntellare la fiducia nazionale per l’economia che come un passo per inaugurare mosse aggressive di stimolo, ha detto Nicholas Consonery, direttore per l’Asia presso il Gruppo Eurasia. Detto questo, crea anche un percorso per mosse più aggressive in seguito, se l’economia continuasse a raffreddarsi al di là della zona di comfort della leadership».
Il governo dunque intende tirare in mezzo gli istituti bancari per finanziare la ricostruzione delle baraccopoli e consentire un livello dignitoso alla propria popolazione meno agiata, consentendogli poi di consumare e sviluppare di conseguenza il mercato interno.
Il governo intende «incoraggiare le banche commerciali, gli istituti di previdenza e di assicurazione a partecipare attivamente alla ristrutturazione delle baraccopoli», ha specificato il Consiglio di Stato nel suo documento.
In altre parole, i politici cinesi – secondo gli analisti — si aspettano una crescita del credito per continuare ad accelerare, «nonostante i diffusi timori di una bolla del credito; negli ultimi cinque anni, il credito in Cina è cresciuto a un livello simile a quello degli Stati Uniti, Europa, Sud Corea e Giappone prima chele bolle scoppiassero, producendo recessioni profonde».
«Non è che le riforme strutturali non contano», ha detto Kuijs, ex capo economista per la Cina della Banca Mondiale al Wall Street Journal, «ma non mi sembra che il gruppo dirigente sia preoccupato quanto il mercato della rapidità con cui il rapporto credito-Pil sta aumentando. I leader sembrano pensare di avere più tempo per affrontare questi problemi, quando ci sono pressioni al ribasso sulla crescita».
La leadership nazionale procede quindi con una sorta di riaggiustamento economico finanziario, cercando la quadra e approfittando del rallentamento della crescita: consentire quelle riforme che favoriscano gli scalpitanti privati e garantire il benessere a quelle fasce di popolazione fino ad oggi escluse dal miracolo cinese.
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