Il Papa a Pannella: «Ti aiuterò sui carcerati». Ma non sull’antiproibizionismo

by redazione | 26 Aprile 2014 9:27

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Jorge Maria Ber­go­glio non è certo un anti­proi­bi­zio­ni­sta. Quasi un anno fa, ai gio­vani giunti da tutto il mondo per ascol­tarlo lo disse chia­ra­mente: «Il nar­co­traf­fico non si com­batte con la droga libera». E sulla giu­sti­zia (degli uomini) non ha nem­meno la visione di Barack Obama, mal­grado nel 2000 in Argen­tina chiese un’amnistia ampia per gli immi­grati clan­de­stini che sopraf­fol­la­vano le celle, e anche da pon­te­fice abbia mostrato par­ti­co­lare atten­zione alle «con­di­zioni inu­mane di tante car­ceri, dove il dete­nuto è spesso ridotto in uno stato sub-umano». Eppure Papa Fran­ce­sco, dimo­strando ancora una volta l’indifferenza ai «prin­cipi non nego­zia­bili» tanto cari al suo pre­de­ces­sore Joseph Ratzin­ger, ieri ha tele­fo­nato niente meno che a quel vec­chio dia­volo di Marco Pan­nella, impe­gnato da con­va­le­scente al Poli­cli­nico Gemelli nella sua lotta non­vio­lenta in favore dell’amnistia e dell’indulto. Venti minuti di con­ver­sa­zione tele­fo­nica che qual­che par­la­men­tare avrà dovuto dige­rire snoc­cio­lando l’intero rosa­rio tra un segno della croce e l’altro. E alla fine, il lea­der Radi­cale ha deciso di inter­rom­pere con un caffè lo scio­pero della sete che aveva ripreso subito dopo l’intervento chi­rur­gico d’urgenza all’aorta addo­mi­nale a cui è stato sot­to­po­sto lunedì notte. Ma «con­ti­nuerò lo scio­pero della sete e il Satya­graha — ha poi detto Pan­nella — accet­tando però di sot­to­pormi a due tra­sfu­sioni di san­gue nei pros­simi giorni, secondo la pre­scri­zione dei medici».

Cosa si siano detti per venti minuti i due anziani lea­der dalle oppo­ste visioni del mondo non è dato saperlo, ma il tratto di con­ver­sa­zione dif­fusa da Radio Radi­cale sot­to­li­nea l’esortazione del Papa: «Ma sia corag­gioso, Eh!!! Anche io l’aiuterò, con­tro que­sta ingiu­sti­zia…». Risponde Marco Pan­nella: «A favore della giu­sti­zia, San­tità». Ber­go­glio pro­mette un coin­vol­gi­mento diretto: «Io ne par­lerò di que­sto pro­blema, ne par­lerò dei car­ce­rati…». E Pan­nella, dopo aver ricor­dato l’impegno di Papa Woj­tyla in favore dei reclusi, insi­ste: «Sì San­tità! C’è una parola chiave…». Amni­stia, vor­rebbe dire, ma forse nem­meno la pro­nun­cia. A chi gli chiede se di que­sto hanno par­lato durante la tele­fo­nata giunta pro­prio nel giorno in cui i cat­to­lici festeg­giano San Marco, il vec­chio abruz­zese (84 anni tra pochi giorni, il 2 mag­gio) risponde: «Non posso dire di sì ma nean­che di no».

E così ora è noto urbi et orbi che la situa­zione delle car­ceri ita­liane è «inac­cet­ta­bile», tanto che «dovrebbe essere giu­di­cata dal Tri­bu­nale di Norim­berga», come aveva detto Pan­nella, sigaro in bocca, durante la con­fe­renza stampa tenuta gio­vedì al Gemelli, appena 48 ore dopo l’intervento con cui i medici gli hanno aspor­tato un’aneurisma all’aorta. Solo che la solu­zione è tutta poli­tica. E, amni­stia a parte, passa anche – soprat­tutto – nell’Aula di Mon­te­ci­to­rio, dove lunedì forse il governo potrebbe deci­dere di porre la fidu­cia sul decreto Loren­zin sulle dro­ghe, quello che, per usare le parole del depu­tato di Sel, Daniele Farina, se poteva essere una «tra­ge­dia per for­tuna evi­tata», è sicu­ra­mente però «un’occasione man­cata». L’occasione di seguire le orme di Obama e met­tere fine alla war on drugs che ha riem­pito le car­ceri, in Ita­lia come negli States.

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