Papa Francesco il comunismo e Dio

by redazione | 5 Aprile 2014 10:45

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LE PAROLE di un Papa vogliono almeno una doppia lettura: per quello che dicono, e per il luogo da cui sono dette. Un luogo comune, o il balcone di San Pietro. L’abito fa (e disfa) il monaco. «In fondo, non ha detto che: Buonasera». Per esempio, sulla vita famigliare, «le tre parole chiave del Santo Padre sono: Permesso, grazie, scusi». L’altro giorno, a giovani intervistatori belgi, credenti e no, ha detto che qualcuno pensa che «il Papa sia comunista, ma no, questo è il Vangelo». L’amore per i poveri è il cuore del Vangelo. Ha guadagnato i titoli d’apertura: eppure è un pensiero molto semplice — banale, dirà qualche malcontento
PIÙ o meno come inaugurare il pontificato dicendo Buonasera. Un po’ di tempo fa aveva detto: «Non ho mai condiviso l’ideologia marxista, perché non è vera, ma ho conosciuto tante brave persone che professavano il marxismo».
Buongiorno. Era ora di svegliarsi. Il mondo è stato pieno di persone bravissime che hanno professato — e a volte professano ancora — il marxismo, e non di rado l’hanno pagata cara, oltre che ad opera dei loro nemici, per mano dei loro confratelli di fede. Nella provincia d’Italia si è continuata la crociata contro i comunisti mentre al Quirinale ne sedeva, signorilmente, uno. (Gli unici comunisti buoni sono quelli morti, o almanco molto vecchi). È la coda lunghissima dell’ipocrisia a dare all’affabilità del Papa questa risonanza e a riscattarla dall’ovvietà o, peggio, al sospetto di una popolarità a buon prezzo. Ora, una volta riconosciuta la buona volontà e il calore umano delle frasi del Papa su marxisti e comunisti brave persone, conviene riconoscere anche che il punto è un altro, molto più impegnativo per lui e la sua Chiesa: la rivendicazione del Vangelo.
Il Papa dichiara un’intenzione di prendere sul serio il Vangelo. Prendere sul serio il Vangelo — “sul serio”, non “alla lettera” — è molto difficile per un cristiano: impossibile, secondo Freud, secondo il Grande Inquisitore, e secondo secoli di dotti gesuiti. Ancora più difficile, si direbbe, per un Papa. Un Papa può condannare o approvare il santo o il pazzo di Dio che si voglia mettere sulla strada della fedeltà al Vangelo: Francesco d’Assisi, per esempio. Oppure, non so, il vecchio Tolstoj — lui non aveva il Papa a scomunicarlo, ma il Santo Sinodo ortodosso. Ma che il Papa si metta di persona su quella strada, ecco un proposito temerario. La Chiesa è cresciuta ed è sopravvissuta fino a oggi — fenomeno, per chi non evochi lo Spirito e la Provvidenza, comunque formidabile — perché è riuscita a proclamarsi fedele ed erede di Gesù e del suo Vangelo persuadendo se stessa e il resto del mondo dell’impossibilità di realizzarne l’insegnamento.
Disinnescare la carica rivoluzionaria del Vangelo e governarne il compromesso col mondo senza arrendersi del tutto al mondo è stata l’impresa tentata dalla Chiesa, cristiana e soprattutto cattolica. Ora, il Papa pretende di provarci lui a prendere sul serio il Vangelo, benché lo faccia con quella affabilità domesticissima, telefonando attorno, e prendendosi il nome di Francesco. Francesco d’Assisi teneva molto a che il suo Papa lo autorizzasse, ma probabilmente si sarebbe allarmato se l’avesse visto denudarsi della veste pontificale come si era denudato lui dei panni paterni. Neanche un secolo dopo il monaco Pietro da Morrone arrivò bensì al papato da una sua grotta e indosso un saio, col nome di Celestino V, ma durò quattro mesi prima di rinunciare e finire prigioniero del suo successore. Gli avversari di papa Bergoglio diffidano anche di una sua propensione al misticismo che, congiunta col pauperismo, lo allontanerebbe dalla dottrina — e dal razionalismo di Ratzinger — per inclinarlo al populismo. Troppi ismi, comunque. In realtà papa Francesco, ammiratore di mistiche e mistici, sembra avere predilezioni opposte, e si può immaginare che gli appartamenti vaticani somiglino alla solinga grotta di Pietro da Morrone più che il Bed and Breakfast di Santa Marta.
Quanto al pauperismo, che ha una ricca e preziosa storia nel cristianesimo — e in quell’apostolato socialista per il quale Gesù era “il primo socialista” — nel caso nostro si misurerà prima di tutto sulle unghie tagliate ai finanzieri vaticani. Scacciare un po’ di mercanti dal tempio, non è ancora un prendere sul serio il Vangelo: una premessa, diciamo.
Per il resto, sentir evocare polemicamente il pauperismo fa rizzare i capelli, con la povertà che c’è in giro e il fanatismo della ricchezza da cui veniamo. L’unica accezione deplorevole del pauperismo è l’oculato amore per i poveri che tiene a conservare la povertà. («Per fare una buona dama patronessa / fate la maglia in color cacca d’oca / ciò che permette, la domenica, alla messa / di riconoscere ciascuna i propri poveri» — Jacques Brel). Ma una simile critica è un gran lusso, in tempi di ricchismo. C’è un amore sviscerato per la ricchezza, e un rancore irresistibile per i ricchi. Non è facile capire dove si collocherà Francesco fra il Grande Inquisitore e il Prigioniero silenzioso della meravigliosa Leggenda di Dostoevskij: se riuscirà a stare dalla parte del prigioniero, sarà rivendicando, con la libertà di ciascuno, l’indulgenza, la misericordia. Forse solo attraverso la misericordia diventa possibile prendere sul serio il Vangelo. Misericordioso si considerava il Grande Inquisitore, e ogni suo successore, per la disposizione sacrificale a prendere su sé il peso insostenibile della libertà delle persone e in cambio saziarne la fame. Questo Papa propone un Vangelo in cui Gesù è l’avvocato difensore. Eugenio Scalfari l’aveva sollecitato fino all’abolizione del peccato e dell’inferno. Se non l’inferno di là, in terra Francesco l’ha abolito, l’ergastolo, quello che la laica repubblica italiana si tiene caro in barba ai principi della sua Costituzione. «Per quanto l’uomo possa cadere in basso, non potrà` mai cadere al di sotto della misericordia di Dio». Anche questo forse è ovvio per un cristiano, ma resta notevole quel: Mai. (La formula giudiziaria decreta: “Fine pena: Mai”). Gli ortodossi chiedono: «Ma da che cosa si deve salvare l’uomo se si predica o si lascia intendere che l’inferno non esiste o, se esiste, e` vuoto?» Dal proprio inferno.

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