La Nato si volge a Est Più truppe e mezzi per contrastare Mosca

La Nato si volge a Est Più truppe e mezzi per contrastare Mosca

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BRUXELLES — I ministri degli esteri dei 28 Paesi aderenti alla Nato, riuniti a Bruxelles, hanno deciso di sospendere ogni cooperazione civile e militare con la Russia, lasciando aperti soltanto i canali diplomatici di comunicazione, attraverso le ambasciate. E hanno dato mandato ai vertici militari di «preparare rapidamente i piani per rafforzare la nostra difesa collettiva e per meglio proteggere i membri dell’Alleanza che si sentono minacciati da Vladimir Putin». Cioè i Paesi baltici — Lettonia, Lituania, Estonia — e la Polonia. Fra la Nato e il Cremlino, torna una cortina dimenticata. L’incarico affidato dai politici ai generali, dunque il passo indietro dei primi e il passaggio a una vera e propria fase operativa, definisce già da solo la serietà della situazione: anche perché la Nato si preparerebbe anche a fare manovre militari congiunte con l’Ucraina. Le altre ipotesi allo studio sono: l’invio e il dispiegamento di nuove truppe terrestri dell’Alleanza nelle regioni baltiche, in aggiunta alla forza aerea che già pattuglia i loro cieli; l’innalzamento dello stato di allerta delle «forze di risposta rapida» della stessa Nato; e una revisione dei piani di reazione, e delle esercitazioni preventive.
Alcuni governi Nato, Usa e Gran Bretagna in testa, hanno già presentato progetti e proposte in questo senso. Ma non tutti sono d’accordo con la brusca accelerata che si va profilando, o perché preoccupati di preservare i rapporti economici con Putin, o perché temono di non essere all’altezza dello sforzo militare e finanziario. La Germania, per esempio, fa la voce grossa ma è attenta allo stato dei rapporti commerciali con l’uomo del Cremlino. Quanto all’Italia, «sta valutando le eventuali modalità di partecipazione» al rafforzamento del dispositivo militare Nato nell’Est: questo sarebbe stato il prudente giudizio espresso dal ministro degli Esteri Federica Mogherini durante la riunione dei suoi 27 colleghi, svoltasi a porte chiuse e alla presenza del segretario di Stato americano John Kerry.
«Dimostreremo il nostro impegno determinato a una difesa collettiva sulla scia della crisi ucraina — ha detto prima dell’incontro il segretario di Stato uscente dell’Alleanza, Anders Fogh Rasmussen — e concorderemo come sostenere l’Ucraina. La difesa comincia con la deterrenza e così faremo i passi necessari per chiarire al mondo che nessuna minaccia contro la Nato potrà aver successo». E ancora: «L’aggressione russa all’Ucraina sfida la nostra visione di un’Europa intera, libera e in pace». Per questo, è necessario «uno schieramento appropriato di forze». E anche perché, aggiunge Rasmussen, «non possiamo confermare, purtroppo, il ritiro dei russi dai confini dell’Ucraina orientale». Gli aerei radar non avrebbero rilevato alcun movimento,
Intanto, nuovi segnali di preoccupazione sono giunti anche dalla Finlandia: manovre di truppe russe si sono svolte non molto lontano dai suoi confini. E perfino la Bulgaria, da sempre il Paese Nato più vicino a Mosca per via degli antichi vincoli storici e culturali, segnala un’insolita attività di velivoli militari russi ai confini del suo spazio aereo, e chiede la protezione dell’Alleanza.
Luigi Offeddu


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