La mucca del futuro a emissioni zero

La mucca del futuro a emissioni zero

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NEW YORK – CHI pensa che Barack Obama abbia attenuato il suo impegno ambientalista, si ricreda. Il piano della Casa Bianca per salvare il pianeta passa dalla “mucca del futuro”. Meno flatulenta e più controllata nelle emissioni di gas dall’esofago. E’ l’arma segreta per ridurre la quantità di gas che generano l’effetto serra nell’atmosfera, il trend di lungo periodo di riscaldamento del clima. È anche la posta in gioco di una nuova sfida tecnologica tra le più grandi potenze agricole mondiali.
Non è uno scherzo, la corsa alla “mucca pulita” finisce in prima pagina sul Financial Times, autorevolmente avallata dagli scienziati che collaborano al progetto della Casa Bianca. L’Amministrazione Obama lo preparava da tempo, il lancio ufficiale è avvenuto il mese scorso. Può sembrare un obiettivo marginale, rispetto alle battaglie contro la potentissima lobby del petrolio e dello “shale gas” (rafforzata di recente dai ricatti energetici di Vladimir Putin). Flatulenza, meteorismo, esuberanza esofagea dei bovini sono stati in passato argomenti faceti. Non per gli scienziati. Loro prendono molto sul serio i danni della produzione “naturale” di gas che viene dagli animali di allevamento. Una mucca media genera dai 250 ai 300 litri di metano al giorno. Solo negli Stati Uniti, che contendono all’Argentina il più vasto parco bovini del mondo e hanno allevamenti di tipo industriale, ci sono 88 milioni di bovini. Lo stesso problema peraltro si pone per gli allevamenti di suini; ma buoi, manzi, mucche e vitelli arrivano in testa nella gara dei numeri. Per quanto il metano sia responsabile solo per il 9% delle emissioni di “gas serra” degli Stati Uniti, la Casa Bianca sottolinea che gli effetti di questo gas sul riscaldamento atmosferico sono 20 volte più potenti rispetto all’anidride carbonica o CO2. Le rilevazioni atmosferiche dimostrano che quegli 88 milioni di bovini rilasciano più gas serra delle discariche di rifiuti, degli impianti di gas naturale, o perfino del controverso “fracking” (la tecnologia che usa getti di acqua e solventi per estrarre gas da rocce e sabbie, contestata dagli ambientalisti).
La ricerca sulla “mucca del futuro” viene pilotata da una cabina di regia che si chiama proprio cosi`: Cow of the Future Project.
Si appoggia all’Innovation Center for US Dairy, un polo di ricerca al servizio dell’industria lattiero- casearia, basato nell’Illinois (capitale del Midwest, Chicago è sede di colossi agroalimentari e della Borsa per i derivati sulle materie prime agricole). Lo dirige Juan Tricarico, che al Financial Times si è definito come lo scienziato che fabbricherà “la mucca-atleta, la campionessa mondiale”.
La missione lanciata dalle autorità federali percorre diverse strade. La prima consiste nell’abbattere drasticamente le emissioni di gas, mettendo le mucche… a dieta. Cioè con opportuni integratori alimentari, supplementi vitaminici e altri prodotti da aggiungere al mangime. La pillola anti-gas, insomma, un po’ come esiste in farmacia per gli esseri umani afflitti da tutti gli inconvenienti della flatulenza o meteorismo. Anche se Tricarico ci tiene a rettificare, puntigliosamente, un dettaglio: «Il 97% delle emissioni di metano, da parte delle mucche avviene sull’estremità anteriore, attraverso i rutti della ruminazione e digestione, non dall’estremità posteriore». Dunque una buona dieta e qualche pillola benefica potrebbe avere effetti miracolosi. Sull’ambiente, ma anche sulla qualità della vita degli animali, e sulla qualità della carne che mangiamo (o del latte, dei formaggi). Una
parte dell’emissione di metano è patologica: segnala disturbi gastrointestinali, causati da un’alimentazione industriale tossica, che punta a ingrassare le mucche il più rapidamente possibile. Tricarico sogna il ritorno a un’Arcadia delle razze bovine: libere di pascolare all’aperto, non più rinchiuse in allevamenti-lager, e con una dieta salutista. Più le pillole anti-gas. Per mettere a punto queste ultime, i ricercatori americani usano anche la ricerca genetica, che dovrebbe accelerare la scoperta del “manime-gourmet”. Un altro filone punta invece a catturare il metano delle mucche, e sfruttarlo immediatamente per la produzione di energia. Una sola mucca, provvista di uno “zainetto contenitore di metano”, potrebbe alimentare il funzionamento di un elettrodomestico come il frigo di casa.



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