Mini-governo, mini-novità (con Ségolène Royal). I Verdi fuori
Il “governo di combattimento”, “ristretto”, di Manuel Valls è una mini-copia di quello precedente (16 ministri, parità rispettata), amputata dalla componente dei Verdi, con due soli nomi nuovi: Ségolène Royal all’Ecologia, Sviluppo durevole e Energia e François Rebsamen al Lavoro, due personalità vicine a Hollande (anche se la presenza dell’ex compagna del presidente puo’ lasciare spazio a diverse interpretazioni). I Verdi escono spaccati dalle trattative delle ultime ore: hanno rifiutato l’offerta di dirigere un grande ministero dell’Ecologia e nel partito ormai è rissa perché i parlamentari (eletti grazie all’accordo con il Ps) avrebbero voluto partecipare al governo. Per Valls resta l’incognita di sapere se martedi’ i Verdi voteranno la fiducia e come si comporteranno nel futuro. Il governo Valls, difatti, ha una maggioranza molto ristretta all’Assemblea (e da settembre la perderà al Senato visto il disastro delle comunali che influirà nell’elezione indiretta dei senatori). E’ concentrata sul Ps, a sua volta sotto la minaccia di una fronda della sinistra socialista, estremamente sospettosa verso il nuovo primo ministro. Il Front de Gauche ha già annunciato che non voterà la fiducia.
Per il momento, in attesa della nomina dei sotto-segretari la prossima settimana, l’Europa sparisce dalle attribuzioni governative. Per correggere un po’ la sua immagine di “uomo di destra”, Valls ha riconfermato alla Giustizia Christiane Taubira, apprezzata a sinistra, che ha dato il suo nome al matrimonio per tutti. Novità a Bercy, dove è stato liquidato Pierre Moscovici che paga le troppe tasse (e resta in attesa di un posto da Commissario): Arnaud Montebourg aggiunge l’Economia al Rilancio produttivo, ma colui che aveva vantato i meriti della “de-mondializzazione” e definito “coglioni” i commissari di Bruxelles, sarà affiancato dal prudente Michel Sapin alle Finanze, che sarà il ministro che dovrà negoziare con la Commissione, che la vigilia ha richiamato la Francia all’ordine, negando un allungamento dei tempi per il rientro dei deficit. Agli Interni, dopo un braccio di ferro Hollande-Valls – ognuno voleva mettere un suo uomo a place Beauveau – è nominato Bernard Cazeneuve, che era al Bilancio. Confermati Laurent Fabius agli Esteri, Jean-Yves Le Drian alla Difesa, Aurélie Filippetti alla Cultura, Marisol Touraine agli Affari sociali, Marylise Lebranchu alla Decentralizzazione e Stéphane Le Foll all’Agricoltura, che diventa anche portavoce al posto di Najat Vallaud Belkacem, che aggiunge ai Diritti delle donne, le Aree urbane, i Giovani e lo Sport. Promosso Benoît Hamon della sinistra socialista, che eredita l’Educazione nazionale, l’Insegnamento superiore e la Ricerca. Un posto al governo anche per una radicale di sinistra, Sylvia Pinel, per allargare un po’ la base della maggioranza.
Ironia sulla presenza di Ségolène Royal, che ha avuto ormai via libera dopo la fine della liaison tra Hollande e Valérie Trieweiler, critiche sull’eccessiva continuità con il governo Ayrault, timori per la concentrazione sul Ps (con il debole supporto dei Radicali di sinistra) a causa del grande rifiuto dei Verdi: le perplessità sono forti nei commenti sulla composizione del governo Valls, dopo le critiche che già aveva sollevato la scelta di una personalità della destra Ps come primo ministro. Per il Pcf, il governo “non risponderà alle attese dei francesi, c’è da temere un indurimento delle politiche di austerità”. Per i Verdi, “c’è una fortissima inquietudine sulla volontà di Hollande di far muovere le linee”. Jean-François Copé, presidente dell’Ump, vede un “bateau ivre” che porterà la Francia alla rovina. Il Fronte nazionale ironizza: “non si cambia una squadra che perde”.
Il governo Valls ha già fatto una vittima: i Verdi. Daniel Cohn-Bendit ha accusato l’ex ministra Cécile Duflot di aver “preso in ostaggio il partito” per fini personali (una candidatura alle presidenziali del 2017?). Tra i parlamentari ecologisti, ma anche nella direzione cresce il dissenso. “Un suicidio politico”, ha giudicato un esponente della direzione, “incomprensibile” dopo l’offerta di Valls di un ministero che avrebbe potuto guidare la transizione energetica difesa dai Verdi. Martedi’ Valls farà il discorso di politica generale all’Assemblea, seguito dal voto di fiducia.
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