Milano, riapre in estate la prigione per stranieri di via Corelli

Milano, riapre in estate la prigione per stranieri di via Corelli

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Razzismo. Nonostante molte voci “contro”, tra cui quella del Comune di Milano e di alcuni esponenti del Pd nazionale, il governo ha deciso di riaprire il Cie milanese. Alla fine dell’anno la struttura concentrazionaria simbolo del fallimento delle politiche per l’immigrazione verrà affiancata da un Centro di accoglienza per richiedenti asilo. Le associazioni milanesi e i sindacati protestano e preparano una manifestazione di protesta

L’immigrazione? Non c’è più. Il turbo governo di Renzi ha risolto la “que­stione” eli­mi­nan­dola dal discorso poli­tico, così come sono spa­riti una mini­stra e un mini­stero nel silen­zio gene­rale. E non c’è nem­meno lo strac­cio di una delega a qual­che sot­to­se­gre­ta­rio. Non è un disim­pe­gno ma un’indicazione pre­cisa: ordine pub­blico e galere rego­le­ranno la “mate­ria”, in attesa di nuovi sbar­chi e tra­ge­die annun­ciate (per l’operazione mili­tare Fron­tex nel Medi­ter­ra­neo l’Europa ha appena stan­ziato 7,1 milioni).

Ne è una prova anche la ria­per­tura del Cie mila­nese di via Corelli pre­vi­sta in estate. La strut­tura con­cen­tra­zio­na­ria addi­rit­tura rad­dop­pia: entro la fine dell’anno la pri­gione per stra­nieri che non hanno com­messo alcun reato — aperta nel ’98 con la legge Turco-Napolitano e chiusa mesi fa per­ché distrutta da una rivolta — verrà affian­cata da un Cara (Cen­tro di acco­glienza per richie­denti asilo). Con buona pace dei “demo­cra­tici” del Pd che si sono sbi­lan­ciati in chiave anti­raz­zi­sta con­tro una mostruo­sità non solo giu­ri­dica, come Ema­nuele Fiano qual­che mese fa (“via Corelli va chiuso), Kha­lid Chauki qual­che giorno fa (“mi opporrò e mi farò sen­tire”) e l’assessore del Comune di Milano Pier­fran­ce­sco Majo­rino (“un’occasione persa”).

La nuova pri­gione per stra­nieri da 140 posti verrà gestita dalla società Gepsa di pro­prietà del colosso fran­cese Gdf Suez, un’azienda lea­der nel set­tore car­ce­ra­rio, “uno dei part­ner prin­ci­pali dell’amministrazione peni­ten­zia­ria fran­cese”. Un espe­ri­mento, il primo passo verso la pri­va­tiz­za­zione delle car­ceri. Gepsa si è aggiu­di­cata l’appalto al ribasso per via Corelli (40 euro al giorno per dete­nuto), cifra che aveva sco­rag­giato la Croce Rossa dopo sedici anni di gestione impos­si­bile e con­te­stata, tra rivolte, pestaggi, vio­lenze e ten­ta­tivi di fuga e suicidio.

Via Corelli, come gli altri Cie sparsi per l’Italia (quasi tutti chiusi o in ristrut­tu­ra­zione), è la prova di un fal­li­mento gene­rale che coin­volge anche chi non ha più avuto la forza o la voglia di bat­tersi con­tro un sim­bolo piut­to­sto ingom­brante dell’ingiustizia che domina il mondo, per­ché muri e celle sono qui, nelle nostre città. Il Cie è inu­tile, non fun­ziona, è anti eco­no­mico, e la sua stessa esi­stenza è una vio­la­zione dei diritti umani, senza biso­gno che vi si com­met­tano violenze.

A Milano però non c’è aria di rivolta, anche se qual­cosa si sta muo­vendo, non fosse altro che per una que­stione di toni. Inu­suali, per esem­pio, quelli di Cgil-Cisl-Uil che pro­te­stano defi­nendo il Cie “luogo di segre­ga­zione su base raz­ziale che non può essere più tol­le­rata”. I sin­da­cati chie­dono a pre­fet­tura e Comune di Milano che la strut­tura venga ricon­ver­tita in un cen­tro di acco­glienza per rifu­giati, “per­ché si esca final­mente da una visione secu­ri­ta­ria e puni­tiva del feno­meno dell’immigrazione per atti­vare, al di là delle belle dichia­ra­zioni, poli­ti­che di inte­gra­zione e di acco­glienza”. Luca Cusani, pre­si­dente del Naga, parla di “vuoto abis­sale della poli­tica” e teme il peg­gio: “Dato che la ristrut­tu­ra­zione è avve­nuta in seguito a una distru­zione da parte dei dete­nuti e visto che le ribel­lioni sono state l’unica vera forma di con­tra­sto ai Cie, imma­gi­niamo che la nuova ver­sione con­terrà stru­menti e dispo­si­tivi che ten­te­ranno di neu­tra­liz­zare ogni forma di rivolta attra­verso mec­ca­ni­smi di sot­to­mis­sione e costrizione”.

Via Corelli non è ancora aperto. Nei primi giorni di mag­gio, con una mani­fe­sta­zione ancora da pre­pa­rare, alcune asso­cia­zioni pro­ve­ranno ad inau­gu­rare una nuova sta­gione di resi­stenza anti­raz­zi­sta. Dif­fi­cile. Ma tutti si augu­rano almeno che possa acca­dere con a fianco il Comune di Milano.


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