by redazione | 17 Aprile 2014 13:03
“Abbiamo assistito a cariche violente e ingiustificate. Una gestione dell’ordine pubblico che è apparsa fuori controllo: manganellate e inseguimenti, nessuna possibilità di trattativa e violenza gratuita contro donne incinta, signori di mezza età, attivisti che cercavano uno via d’uscita dalla situazione. Io mi trovavo là, in prima fila per provare ad intavolare una trattativa, ad evitare lo sgombero quando sono stato travolto e gettato in terra». Questo il racconto del portavoce dei Blocchi Precari Metropolitani Paolo Di Vetta, appena uscito dall’ospedale, dove è dovuto ricorrere a cure mediche proprio per quelle manganellate. È alto il bilancio dei feriti: almeno una decina di cui sei accompagnati al pronto soccorso dopo lo sgombero di un’occupazione abitativa avvenuto ieri a Roma. Tutto ciò è avvenuto mentre davanti agli occhi di milioni di italiani ci sono ancora le immagini della manifestazione di sabato scorso, dove proprio la violenza della polizia ai manifestanti aveva indotto il capo della polizia Alessandro Pansa a prendere le distanze e dare del «cretino» al poliziotto finito poi sotto accusa e ora indagato.
Sono le otto di mattina quando centinaia di agenti in antisommossa scendono dalle camionette in via Baldassarre Castiglione, alla Montagnola, quartiere a sud-ovest della Capitale. Qui lo scorso 7 aprile i movimenti per il diritto all’abitare avevano occupato uno stabile abbandonato di proprietà dell’Inarcassa. Ieri mattina arriva però l’ordine di sgombero e le circa duecento famiglie di occupanti, circa settecento persone, decidono di resistere, tentano di evitare lo sgombero, barricano gli ingressi del palazzo e in centinaia si riversano sul tetto.
Lo sgombero di un palazzo occupato alla periferia della capitale si trasforma in un’altra manifestazione di forza del Viminale: tra i vari feriti anche il leader dei senza casa
La situazione non si sblocca per diverse ore, fuori l’occupazione si forma un presidio di solidarietà, arriva anche il presidente del municipio Andrea Catarci (Sel) e la politica si mette in moto per provare a scongiurare l’azione di forza con una trattativa. E proprio quando sembra aprirsi uno spiraglio, con la convocazione di un tavolo istituzionale nella sede dell’Ottavo municipio, la situazione precipita: gli agenti fanno irruzione nell’edificio manganelli e scudi alla mano mentre fuori gli animi si surriscaldano, il presidio protesta, fa pressione sul cordone di poliziotti ma la reazione di questi ultimi è violenta, parte la carica e scoppia il caos. Alcuni manifestanti si sdraiano a terra, alzano le braccia, ma i poliziotti non hanno pietà, si accaniscono in particolare contro chi rimane travolto e cade. Ne circondano uno, inerme (come mostra le immagini video) e lo massacrano a manganellate: saranno dieci uomini in divisa armati contro uno a mani nude. Gli stessi dirigenti della Digos sembra non riescono a controllare la situazione. Ma non è ancora finita: di fronte alla rabbia e al lancio di qualche oggetto da parte dei senza casa che soccorrono i loro compagni pestati a terra, la polizia infatti non arretra, carica di nuovo, manganella a casaccio. Alla fine saranno otto i senza casa feriti che dovranno ricorrere alle cure mediche, portati via su tre ambulanze. Tra i feriti dai manganelli anche un funzionario della Digos.
«Purtroppo la mediazione della politica non è stata sufficiente — afferma Gianluca Peciola capogruppo di Sel al comune di Roma accorso in via Castiglione – la situazione però rischia di degenerare, e bisogna prenderla dall’alto. La mia solidarietà va alle persone che sono state colpite o aggredite, ci sono feriti e questo è gravissimo. Serve un segnale da prefettura e organi governativi, bloccare gli sgomberi anche perché ci sono strumenti alternativi».
Le operazioni di sgombero del palazzo occupato durano a lungo e mano a mano che la notizia delle violenze si diffonde il presidio di solidarietà cresce sempre di più, mentre sui social e sui quotidiani on line rimbalzano foto e video della mattanza. E’ un’altra giornta nera per il ministero dell’Interno, dopo quella di sabato messa all’indice anche dal numero due di Angelino Alfano, il viceministro Filippo Bubbico.
«Vi sembra la scena degna di un paese civile – commenta una donna da poco uscita dallo stabile, indicando camion che portano via i beni dei senza casa e quelli ammassati sul marciapiede – Non siamo criminali, vogliamo solo un tetto sopra la testa. Io sono iscritta alla lista per avere una casa popolare, ma so benissimo che forse non l’avrò mai, e intanto ai miei figli che gli dico? Di avere pazienza? Che si sistemerà tutto?».
Nel tardo pomeriggio le famiglie decidono di occupare la sede dell’VIII municipio, a pochi metri dal palazzo sgomberato. Mentre nella sala del consiglio si tiene un’assemblea, in molti si preparano a passare qui la notte.
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