M5S, anche i portaborse in lista L’attacco di Grillo al premier

M5S, anche i portaborse in lista L’attacco di Grillo al premier

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MILANO — C’è chi parla russo e chi cinese, c’è chi ammette candidamente «non leggo i giornali e non guardo i telegiornali, mi piacciono la radio e Internet» e chi si racconta «non faccio politica dai tempi del liceo»: è il mare magnum dei candidati Cinque Stelle per le Europee. Ieri Beppe Grillo ha annunciato sul blog gli ultimi 53 nomi (20 erano già stati selezionati con una prima votazione) destinati a comporre le liste del Movimento in vista delle elezioni di maggio.
Il secondo round — hanno votato in 33.300 esprimendo 91.245 preferenze — aiuta a delineare un identikit più preciso dei futuri europarlamentari. Si tratta perlopiù di trentenni, quarantenni, spesso con un titolo di studio elevato e con la conoscenza di una delle principali lingue europee. Sono radicati in Europa — molti hanno vissuto o vivono all’estero e sono in qualche modo legati ai vari meet up sparsi oltreconfine — ma hanno messo soprattutto radici all’interno del Movimento. Sono in lista, infatti, attivisti di lunga data, con un passato recente nei gangli vitali dell’attività pentastellata. Alcuni sono o sono stati collaboratori volontari o a pagamento dei parlamentari: Fabio Massimo Castaldo è assistente di Paola Taverna, Marco Valli dei deputati della Commissione Finanze, Giorgio Burlini di quella Bilancio del Senato, Salvatore Cinà ha collaborato con Nunzia Catalfo, Stefano Girard con Marco Scibona. E proprio Girard porterà a Bruxelles uno dei cavalli di battaglia dei Cinque Stelle: insieme a Marco Sayn darà battaglia sul fronte No Tav. Gestione dei rifiuti, fonti di energia alternativa, lotta agli inceneritori, tutela sul lavoro sono temi comuni nelle presentazioni degli aspiranti eurodeputati. Alcuni di loro hanno già affrontato una campagna elettorale. Marco Affronte e Mara Ziantoni hanno sfiorato lo scranno al Senato (primi dei non eletti nelle loro circoscrizioni), Marco Di Gennaro e Giuseppe Dalpasso a Montecitorio. Francesco Rossi fino a un paio di mesi fa era assessore a Fornovo. Giovanni Ghirga, invece, ha sfidato il Movimento solo due anni fa alle Comunali di Civitavecchia: ha ottenuto il 5,6% contro il 6,6% del candidato Cinque Stelle. Il più votato? Dario Tamburrano, 1.880 voti, «collaboratore volontario presso il gruppo M5S alla Camera dei deputati su temi ambientali, energetici e finanziari», nonché «primo firmatario in Cassazione» dei tre referendum sulla «Libera informazione in libero Stato».
Federico Pizzarotti, critico per alcune modalità del voto nei giorni scorsi, ha usato ieri parole concilianti. Secondo il sindaco di Parma, «è stato un passo avanti rispetto alle vecchie e arrugginite modalità dei partiti». Un «cammino — scrive Pizzarotti — che è stato in parte oscurato da polemiche montate ad arte, che hanno volutamente cambiato il senso delle mie parole, forse per cercare di spaccarci, o di mettermi in contrapposizione con Beppe. Al contrario il nostro impegno è comune e quotidiano». Ma proprio Grillo — che sul blog ha lanciato la nuova campagna di raccolta fondi per le Europee — è stato protagonista di un altro scontro con Matteo Renzi. Prima via web — «A quando il reato penale per menzogna pubblica aggravata? Renzie andrebbe subito al 41 bis», ha scritto in un post —, poi a margine di una visita alla discarica di Malagrotta, lo apostrofa «figlioccio di Gelli», il leader della P2. Il capo politico del Movimento ha parlato anche di riforme. «Il Senato va tenuto, va diminuito ma non va abolito», ha detto Grillo. «Bisogna diminuire i deputati e dare un diverso compito a quei pochi senatori che restano». Ricorda che papa Francesco è «il primo grillino della storia». Infine una battuta anche ai giornalisti assiepati dietro la recinzione della discarica. «Perché ci lascia dietro le sbarre?», chiedono. «Perché è il mio sogno vedervi così», ribatte Grillo.
Emanuele Buzzi


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