L’Ucraina, l’Economist e la Nato

by redazione | 18 Aprile 2014 16:10

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Le regioni orien­tali dell’Ucraina sono esplose nelle ultime set­ti­mane: i filo­russi hanno pro­cla­mato la Repub­blica popo­lare di Done­tsk e Kiev ha lan­ciato il piano anti­ter­ro­ri­smo. Un’azione che ad ora ha pro­dotto alcuni morti e un gene­rale ammu­ti­na­mento dei mili­tari ucraini, di fronte ai civili filo­russi. Nelle scorse set­ti­mane, nella capi­tale, i neo­na­zi­sti del Set­tore Destro hanno occu­pato la pro­cura gene­rale e hanno chie­sto la radia­zione dei magi­strati dell’era Yanu­ko­vich. La magi­stra­tura deve essere alli­neata con il potere in carica.

Chi aveva pen­sato che i nodi poli­tici ucraini fos­sero risolti o in via di solu­zione si è sba­gliato di grosso. Se si accende il fuoco e lo si ali­menta nel nome della demo­cra­zia e dei diritti umani si deve essere poi all’altezza delle con­se­guenze. Il mini­stro dell’interno del nuovo governo ucraino, Ava­kov, ha lan­ciato pre­cise accuse: col­pe­voli Putin e Yanu­ko­vich, tutti gli altri buoni e innocenti.

I mass media occi­den­tali segui­ranno Ava­kov o final­mente affron­te­ranno la realtà dei fatti? Dei fatti avve­nuti anche per loro respon­sa­bi­lità, in con­se­guenza della loro «nar­ra­zione» mani­chea? Mi limito a trat­tare del mani­chei­smo del più pre­sti­gioso set­ti­ma­nale occi­den­tale: l’Economist. Una serie di arti­coli mani­chei; ma i mass media occi­den­tali hanno tutti seguito la mede­sima nar­ra­tiva o nar­ra­tiva ana­loga: col­pe­vole Putin, di tutto; Putin obnu­bi­lato dal suo sogno imperiale.

Primo arti­colo. «L’inferno di Putin» («Putin inferno», The Eco­no­mist del 22 feb­braio 2014 con tanto di foto di coper­tina, con fuoco e fiamme): l’inferno sca­te­nato da Putin. Gli occi­den­tali colombe. Secondo il set­ti­ma­nale, Barack Obama avrebbe la colpa di non rea­gire in modo duro. L’Europa che, per colpa di Putin, sarebbe dive­nuta di nuovo «campo di bat­ta­glia» («Europe new bat­tle­field», The Eco­no­mist, stesso numero). Prove di guerra fredda?

Sal­viamo l’Ucraina, toglia­mola dalle grin­fie di Putin («Saving Ukraine», l’Economist primo marzo 2014). «Seque­strati dal Krem­lino» («Kin­nap­ped by the Krem­lin», l’Economist, 8 marzo 2014 — gli occhi di Putin, da lupo, in tutta coper­tina). L’Occidente deve rea­gire con deci­sione, non nel mondo mor­bido di Obama. Con il suo modo mor­bido Obama delude gli occi­den­tali. Con Putin, ser­vono le maniere forti. Occorre pie­garlo.
Putin vuole costruire un nuovo impero russo. Lo sta costruendo, passo dopo passo. Occorre con­tra­starlo con durezza. «Il nuovo ordine mon­diale» voluto da Putin («The new world order», l’Economist, 22 marzo 2014): in tutta coper­tina, Putin a torso nudo su un carro armato. Un’ossessione.

I due difetti gravi dell’Eco­no­mist dal tempo dei tempi: il libe­ri­smo osses­sivo e l’inclinazione impe­ria­li­sta. Il set­ti­ma­nale fu fon­dato dal cap­pel­laio scoz­zese James Wil­son nel 1843, quando l’Inghilterra era la prima potenza eco­no­mica del mondo(ne ha fatto la sto­ria Ale­xan­der Zevin su Le Monde Diplo­ma­ti­que dell’agosto 2012).
Il discorso sull’Ucraina è di grande impor­tanza per­ché è stret­ta­mente legato al discorso sull’Unione euro­pea: quella attuale e quella che noi vogliamo costruire in alternativa.

Da ricor­dare — inol­tre — che l’integrazione comu­ni­ta­ria è nata, negli anni cin­quanta, con la bene­di­zione degli Stati uniti e sotto l’ombrello mili­tare Nato. Tutti i trat­tati euro­pei con­fer­mano il legame fra Unione euro­pea in costru­zione e Nato. L’art. 42 del vigente Trat­tato sull’Unione euro­pea (Tue) dispone: «la poli­tica dell’Unione […]rispetta gli obbli­ghi di alcuni Stati mem­bri, i quali riten­gono che la loro difesa comune si rea­lizzi tra­mite l’Organizzazione del trat­tato Nor­da­tlan­tico (Nato)».

«Gli Stati mem­bri si impe­gnano a miglio­rare pro­gres­si­va­mente le loro capa­cità mili­tari». Il pro­to­collo n. 10 sulla coo­pe­ra­zione isti­tuita dall’art. 42 del Trat­tato sull’Unione euro­pea, alle­gato al Tue e al Tfue, ram­menta che la Nato «resta il fon­da­mento della difesa» dell’Unione euro­pea. Il tutto discende dall’art. 8 del Trat­tato Nato del 1949 che san­ci­sce che ogni Stato mem­bro assume «l’obbligo di non sot­to­scri­vere impe­gni inter­na­zio­nali in con­tra­sto con il Trat­tato». Discu­tendo di ele­zioni euro­pee dob­biamo discu­tere anche di questo.

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