L’ operaio morto al concerto e quella condanna senza alibi
Un’inchiesta della Procura di Milano toglie l’alibi della «fatalità» quando ai grandi concerti rock muore un operaio schiacciato, prima che dal montacarichi inclinatosi sotto il peso eccessivo di alcuni carrelli dotati di ruote, dal rimbalzo di subappalti fra società committente, società esecutrice e società somministratrice di lavoro irregolare. Per concorso nell’omicidio colposo dell’egiziano Tarek Khaled Farouk Abd Elhamid, che la notte del 18 giugno 2013 stava smontando al Forum di Assago il palco dei «Kiss», a conclusione delle indagini il pm Nicola Balice ha infatti incriminato anche la «Barley Arts Promotion srl» del promoter Claudio Trotta e la «Working Crew So. Coop» amministrata da Michele Furlan in forza della legge 231/2001 sulla responsabilità amministrativa degli enti per reati commessi dai propri vertici nell’interesse aziendale: il «non avere valutato» (al pari della coordinatrice Rosanna Cipolla) «il rischio specifico e le conseguenti misure di prevenzione», il «non avere verificato l’idoneità tecnico-professionale delle imprese affidatarie e esecutrici», e quindi «l’elusione di tutti i costi relativi alla valutazione del rischio e alla formazione e informazione dei lavoratori» avrebbero prodotto un «utile ingiusto» derivante «dalla sottrazione dei costi dagli importi previsti nel contratto». Una campana che suona per tutti gli organizzatori di concerti alla vigilia della stagione estiva.
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