Jobs Act: rivisto, ma non corretto

by redazione | 1 Aprile 2014 12:32

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Il dise­gno di legge delega sul lavoro varato il 12 marzo per rifor­mare gli ammor­tiz­za­tori sociali, creare una nuova agen­zia fede­rale per le poli­ti­che attive lavorative e rior­di­nare le forme con­trat­tuali è stato incar­di­nato alle Camere sotto i peg­giori auspici. Ieri, al ter­mine della prima gior­nata di audi­zioni in Com­mis­sione lavoro alla Camera, il suo pre­si­dente Cesare Damiano (Pd) ha soste­nuto che le tra­sfor­ma­zioni a tempo inde­ter­mi­nato dei con­tratti inte­ri­nali sono crol­late del 10% nella set­ti­mana suc­ces­siva alla pre­sen­ta­zione del decreto Poletti, il «Jobs Act» di cui ha par­lato Renzi per mesi.

Il dato sul crollo delle tra­sfor­ma­zioni degli inte­ri­nali in tempi deter­mi­nati è un chiaro segnale di con­ferma della ten­denza emersa sin dall’approvazione della riforma For­nero che il governo intende affron­tare can­cel­lando per 36 mesi la «cau­sa­lità» dei con­tratti a ter­mine, gli inter­valli tem­po­rali tra un rin­novo e un altro. Secondo il governo i con­tratti a ter­mini potrebbe essere rin­no­vati fino a 8 volte senza cau­sale. Una pro­spet­tiva che ha sol­le­vato molte cri­ti­che anche den­tro il Par­tito Democratico.

Il pre­si­dente della Com­mis­sione Lavoro alla Camera Damiano ieri ha soste­nuto che «sono troppe e rite­niamo che si debba pro­ce­dere alla ridu­zione del loro numero, in caso con­tra­rio si accen­tue­rebbe una spinta verso la pre­ca­riz­za­zione del lavoro». Il mini­stro del lavoro Poletti ha aperto a que­sta pos­si­bi­lità nelle ultime ore, con­fer­mando che «l’impianto del decreto non si tocca». Anche sull’apprendistato si regi­strano cam­bia­menti: dovreb­bero rien­trare nella par­tita le Regioni, che hanno in mano la for­ma­zione pro­fes­sio­nale, a con­di­zione però di non sta­bi­liz­zare una quota dei con­tratti esi­stenti come con­di­zione per avviarne di nuovi.

Poletti ha anche con­fer­mato l’intenzione del governo di inter­ve­nire sulle par­tite Iva e i co?.co?.pro «per far sì che siano usati in modo cor­retto e non stru­men­tale». L’ossessione del governo, come del resto di quelli pre­ce­denti resta «la quan­tità infi­nita di par­tite Iva discu­ti­bili, fasulle», vale a dire quei lavo­ra­tori auto­nomi che lavo­rano in maniera esclu­siva per un datore di lavoro, ma con la par­tita Iva non con un con­tratto. Que­ste figure, che il governo intende ricon­durre nell’universo del lavoro dipen­dente, sareb­bero 400 mila. Que­sta è la stima dell’Isfol. Al momento, nes­suna ini­zia­tiva è stata annun­ciata per garan­tire tutele sociali (e la ridu­zione dell’Irpef pari a 80 euro al mese per i dipen­denti) anche agli auto­nomi che lavo­rano esclu­si­va­mente con la par­tita Iva

Il per­corso della legge delega si pre­an­nun­cia lungo e il qua­dro gene­rale resta comun­que inal­te­rato. Per Renzi il dl Poletti «sarà votato dalla mag­gio­ranza che sostiene il governo, se poi arriva anche il voto di Forza Ita­lia, bene». In un’intervista a Rtl 102,5 Renzi ha par­lato di «sala­rio minimo e di un «asse­gno uni­ver­sale di disoc­cu­pa­zione». L’«assegno» attual­mente con­te­nuto nella delega non è affatto uni­ver­sale, ma con­di­zio­nato alle tipo­lo­gie di con­tratto, senza con­tare che pra­tica una discri­mi­na­zione tra i dipen­denti che hanno perso il lavoro (il sus­si­dio potrebbe durare fino a 2 anni) e i pre­cari con almeno tre mesi di busta paga (in que­sto caso il sus­si­dio dure­rebbe fino a solo sei mesi).

Inter­ve­nuto in com­mis­sione lavoro alla Camera, il giu­sla­vo­ri­sta Pier­gio­vanni Alleva ha riba­dito le ragioni della sua oppo­si­zione al prov­ve­di­mento sul lavoro. «È l’atto di morte del diritto del lavoro, come diritto che tutela la parte debole — ha detto Alleva — Per­ché un con­tratto a ter­mine senza cau­sale è in sé un ossi­moro e una con­trad­di­zione evi­dente. Per la verità si tratta di un pro­blema di potere sociale. Il lavo­ra­tore a ter­mine è un lavo­ra­tore in con­di­zione di mino­ra­zione di diritti, è una per­sona che non può pro­te­stare spe­cial­mente se fuori c’è tanta disoc­cu­pa­zione, vive nella spe­ranza che il con­tratto sia rin­no­vato e nel timore che non lo sia». Asse­sta­menti minori senza toc­care l’acausalità non ser­vi­reb­bero — ha pre­ci­sato Alleva — e non toc­che­reb­bero il cuore del problema».

La can­cel­la­zione della cau­sale è stata spie­gata da Renzi in un’intervista a Il Cor­riere della Sera, come uno stru­mento neces­sa­rio per «far lavo­rare la gente». Al con­tra­rio, il pro­blema sta tutto dalla parte delle imprese che il governo intende cor­teg­giare libe­ra­liz­zando total­mente i con­tratti a ter­mine, cioè la forma più dif­fusa di pre­ca­riato in Ita­lia. Il risul­tato potrebbe essere quello temuto da tanti: le imprese ricor­re­ranno ai con­tratti pre­cari e, prima della sca­denza, non li rin­no­ve­ranno. E si rivol­ge­ranno ad altri lavo­ra­tori, repli­cando lo schema all’infinito. Per le donne ci saranno danni aggiun­tivi. «Basterà fare loro siste­ma­ti­ca­mente con­tratti brevi, non rin­no­van­doli alla sca­denza in caso di gra­vi­danza» ha scritto la socio­loga Chiara Saraceno.

Al ter­mine della sua audi­zione Alleva ha posto un pro­blema gene­rale. A suo avviso, il decreto Poletti ha le «stim­mate di un atto ille­git­timo» per­ché con­tra­sta con la diret­tiva euro­pea 70 del 1999 secondo la quale il con­tratto a ter­mine si basa su una ragione pro­dut­tiva tem­po­ra­nea. Per inten­dersi, è lo stesso abuso per­pe­tuato ai danni dei pre­cari della scuola. Su que­sto si espri­merà a breve anche la corte di giu­sti­zia euro­pea. Per il giu­sla­vo­ri­sta, l’approvazione del decreto por­terà ad un con­ten­zioso vva­stis­simo davanti alla Corte Costi­tu­zio­nale, alla Corte di giu­sti­zia euro­pea e in tutti i tri­bu­nali del lavoro. I ritoc­chi pro­messi dal governo non ser­vi­ranno ad evi­tare il caos. Alleva ha for­mu­lato un’ipotesi più che atten­di­bile: «Le fab­bri­che sono piene di con­tratti a ter­mine ille­git­timi, il decreto sul lavoro è una sanatoria».

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