Le immagini dello schieramento russo Tank e Mig in posizione d’attacco
BRUXELLES — Prima immagine, scattata dal satellite Constellation il 13 maggio 2013: pascoli e prati deserti nella campagna di Novocerkassk, Russia. Seconda immagine, scattata sugli stessi luoghi il 27 marzo 2014: l’idillio campestre è divenuto un brulichio frenetico di ombre. Sui prati si stagliano 7 masse scure, quadratini ben ordinati in tante file, come nel gioco del risiko. Sono carri armati, uomini, autocarri, autoblindo, tende: un reggimento meccanizzato di fucilieri, una brigata di fanteria meccanizzata, esempi di potenza dell’Armata russa. A sei ore di auto da qui, velocità normale, c’è Kharkiv, seconda città dell’Ucraina: il suo consiglio regionale è oggi occupato dai miliziani filorussi, e i fucilieri o la brigata di fanteria meccanizzata sono probabilmente pronti ad accorrere in loro difesa, al di là della frontiera. Sono immagini diffuse dalla Nato. Questa è oggi l’aria che si respira nell’Europa dell’Est.
Da Sofia, il segretario generale della Nato Anders Fogh Rasmussen ha appena detto che «la Nato non prende in considerazione al momento opzioni militari per la crisi ucraina». E quel «al momento» dice più di tanti discorsi. «I russi ritirino le loro truppe dai confini dell’Ucraina — intima ancora Rasmussen — cessino le loro azioni illegittime che hanno creato instabilità». Perché l’Alleanza atlantica, aggiunge, «si riserva il diritto di garantire, in caso di necessità, la difesa dei suoi alleati».
Se il quartier generale della Nato ha diffuso ieri le foto riprese dal satellite Constellation della compagnia DigitalGlobe, è stato per documentare il rafforzamento dell’esercito russo ai confini con l’Ucraina (35-40mila soldati, secondo l’Alleanza). È stato precisato che le foto sono state scattate tra la fine di marzo e gli inizi di aprile: non sarebbero dunque, come invece affermano le fonti russe, vecchi scatti di esercitazioni svoltesi nell’agosto 2013.
La Nato sottolinea anche che le foto non sono state «ritoccate o alterate in alcun modo». Probabilmente Mosca tornerà a smentire nelle prossime ore, ma intanto la situazione in quelle regioni sembra farsi sempre più instabile e confusa.
Anche se, proprio ieri, il premier ucraino Arseni Iatseniuk è volato a Donetsk e ha teso una mano ai filo-russi offrendo loro più autonomia e forse dei referendum regionali. E il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov ha chiesto a quello americano, John Kerry, di «adoperare l’influenza di Washington sul governo ucraino per evitare che ricorra all’uso della forza» e «apra invece il dialogo» con i filo russi dell’Ucraina orientale.
Ma le immagini satellitari continuano a parlare di altro. Come questa, ripresa il 7 marzo 2014: la campagna di Belgorod, Russia, 40 chilometri dal confine ucraino, un’ora e 10 minuti d’auto da Kharkiv; nuovo idillio agreste, piccole fattorie o isbe, canali, la normalità della vita contadina. Ma ecco lo stesso luogo fotografato dall’alto 20 giorni dopo: 5 gruppi di mezzi corazzati, carri armati fra i canali e le fattorie, colonne di camionette in marcia. Belgorod, Novocherkassk: se queste foto dicono il vero (la propaganda militare è pur sempre un’arte, ad Est come ad Ovest), dipingono l’immagine di una tenaglia che si stringe intorno all’Ucraina.
Kuzminka, 25 ottobre 2013: un deserto d’erba. Kuzminka, 27 marzo 2014: 7 concentramenti di truppe corazzate. Base aerea di Primorko-Akhtarsk, un anno fa quasi addormentata: il 22 marzo 2014 vi sono schierati 8 caccia Sukhoi, e 6 elicotteri corazzati. Ben allineati, come in attesa di un ordine.
Luigi Offeddu
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