I sindacati europei chiedono una scossa da 250 miliardi l’anno

by redazione | 4 Aprile 2014 10:00

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Non lo si dirà mai abba­stanza: per demo­cra­tiz­zare dav­vero l’Unione euro­pea è neces­sa­ria una società civile euro­pea. Senza corpi inter­medi forti e visi­bili, l’Ue resterà fatal­mente nelle mani delle tec­no­cra­zie. Per que­sta ragione quel che accade oggi a Bru­xel­les è molto impor­tante: le orga­niz­za­zioni dei sindacati di tutta Europa, sotto l’ombrello della loro Con­fe­de­ra­zione con­ti­nen­tale ( Ces ), sfi­lano insieme a soste­gno di una piat­ta­forma comune. Unite, al di là delle divi­sioni nazio­nali, per chie­dere «un nuovo corso», radi­cal­mente diverso da quello seguito sino ad ora dalle isti­tu­zioni comu­ni­ta­rie e dai governi degli stati.

Nella capi­tale belga sono attese decine di migliaia di lavo­ra­tori e dele­gati sin­da­cali, pro­ve­nienti dalla «peri­fe­ria» e dal «cen­tro», dal Por­to­gallo come dalla Ger­ma­nia, dalla Spa­gna (dove ieri c’è stata una sorta di ante­prima, con mani­fe­sta­zioni in decine di città) all’Olanda.

Con­di­zioni diverse, ma riven­di­ca­zioni comuni: «Inve­sti­menti per la cre­scita soste­ni­bile e l’occupazione di qua­lità, fine dell’evasione e delle frodi fiscali, fles­si­bi­lità nell’applicazione delle norme sui disa­vanzi pub­blici». E quindi: no alle poli­ti­che di auste­rità, «volte a ras­si­cu­rare i mer­cati piut­to­sto che a garan­tire il pro­gresso sociale» e no a un modello di Ue «che costringa i lavo­ra­tori a com­pe­tere sulla base di retri­bu­zioni al ribasso, cat­tive con­di­zioni di lavoro e tas­sa­zioni squilibrate».

La proposta-chiave delle organizzazioni sindacali consiste in un piano di investimenti pari al 2% annuo del Pil europeo per dieci anni
Soldi da uti­liz­zare per rilan­ciare dav­vero eco­no­mia e occu­pa­zione nell’industria, nei ser­vizi, nel wel­fare e nei set­tori della ricerca. Risorse che non ci sono? Dipende dalla volontà poli­tica. La Ces ricorda che dal 2008 per sal­vare il set­tore finan­zia­rio sono stati spesi circa mille miliardi (il solo fondo «salva-banche» tede­sco Sof­fin ha un volume di 480 miliardi di euro), e altret­tanti ne ven­gono sot­tratti annual­mente in modo ille­cito al fisco.

L’ammontare del piano d’investimenti pro­po­sto dai sin­da­cati è di 250 miliardi annui, da soste­nere anche attra­verso l’emissione di buoni garan­titi a livello euro­peo – quelli che la can­cel­liera tede­sca Angela Mer­kel vede come il fumo negli occhi. A dif­fe­renza dei soldi finiti alle ban­che, che non si sono quasi mai tra­sfor­mati in cre­dito alle imprese, quelli del piano della Ces avreb­bero invece un sicuro ritorno posi­tivo: stando alla valu­ta­zione della con­fe­de­ra­zione, fino a 11 milioni di nuovi posti di lavoro, oltre agli introiti fiscali da un’economia che tor­ne­rebbe a girare.

Il voto per il rin­novo dell’Europarlamento del 25 mag­gio si avvi­cina, e la mani­fe­sta­zione di oggi è anche un mes­sag­gio agli elet­tori e al mondo poli­tico euro­peo: la Ces «chiede a tutti i cit­ta­dini di soste­nere i can­di­dati che pro­muo­vono un’Europa pro­gres­si­sta, un’Europa inclu­siva e che operi per i diritti dei suoi cit­ta­dini». Soste­gno e atten­zione alla mobi­li­ta­zione sono arri­vati da euro­so­cia­li­sti, verdi e dalla Sini­stra euro­pea: nelle forze pro­gres­si­ste del con­ti­nente le orga­niz­za­zioni sin­da­cali sono ancora tenute in seria considerazione.

A dif­fe­renza di quanto avviene nella «nuova» Ita­lia di Mat­teo Renzi, dove igno­rare le rap­pre­sen­tanze dei lavo­ra­tori è diven­tato un vanto. E pen­sare che pro­prio sotto la guida dell’ex sin­daco il Pd è diven­tato mem­bro a tutti gli effetti del Par­tito socia­li­sta euro­peo. Ano­ma­lie di casa nostra, di cui evi­den­te­mente il can­di­dato pre­si­dente Schulz non è al corrente.

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