Grillo a Piombino: «Il Pd è una peste rossa»

by redazione | 27 Aprile 2014 8:31

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PIOMBINO — L’inizio, davanti alle Acciaierie, è mesto. «Giù le bandiere, nessun applauso, non c’è da festeggiare nulla — dice Beppe Grillo dal palco a tremila persone, più fan e giornalisti che operai —. Perché qui stiamo veramente celebrando un funerale: quello dei sindacati» e della fabbrica Lucchini. Ma bastano pochi minuti al leader M5S — presentato dal candidato sindaco del Movimento, Daniele Pasquinelli, quarantenne piombinese, impiegato in Lucchini — per tornare alla solita verve, un mix di grida («non dovrei urlare ma non ci riesco»), parolacce («che servono anch’esse a dare l’idea») e accuse alla classe dirigente dominante responsabile di aver distrutto la Lucchini e l’Italia. Attacca il Pd, Grillo, la sinistra, i sindacati. «Siamo oltre al ricatto, questa è la “peste rossa” — accusa — perché tutti questi signori sapevano benissimo che fine faceva quest’altoforno e hanno speso cento milioni l’ultimo anno quando con quei soldi si poteva costruire un forno elettrico. Poi si rivolge agli operai: «Noi siamo qui nel regno schifoso della peste rossa, cioè il Pd, che voi continuate a votare». Il pubblico è diviso in via Caduti del Lavoro, mentre all’orizzonte un gran fumo bianco, quello di Afo4, l’altoforno appena «addormentato», testimonia l’agonia di un’industria e il rischio occupazione per 4 mila lavoratori. Nelle prime file ci sono i grillini doc, poi i simpatizzanti, seguono gli indecisi e infine gli operai, una minoranza. «Venerdì alcuni lavoratori hanno scritto una lettera aperta a Grillo chiedendogli di non fare campagna elettorale sulla loro pelle — racconta Luciano Gabrielli, segretario provinciale della Fiom —. Lui è venuto ugualmente e noi lo facciamo parlare perché sappiamo che cos’è la democrazia».
Qualche momento di tensione c’è, anche se lontanissimo dalla contestazione clamorosa che alla vigilia qualcuno aveva previsto e forse si era persino augurato. Ad un tratto un lavoratore sfodera un cartello e s’infila in quella parte di pubblico composto dai simpatizzanti 5 Stelle. «Troppo comodo fare campagna elettorale a un funerale. Tempo scaduto», c’è scritto. Un omone del servizio d’ordine del movimento glielo strappa, qualcuno allunga le mani, intervengono i carabinieri. Grillo parla una ventina di minuti. Non sembra il leader caustico di sempre anche se non rinuncia ad attaccare pesantemente l’Europa. «Se vinciamo le elezioni del 25 maggio, come certamente le vinceremo — annuncia — rivolteremo l’Europa della Merkel come un calzino». E poi promette: «Ci sono almeno due miliardi di euro destinati dall’Europa alla siderurgia. Cercheremo di capire dove sono per impiegarli anche in questa fabbrica».
Marco Gasperetti

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