Grecia in fondo al Tunnel della Crisi ma spuntano i Vantaggi del Fallimento

by redazione | 15 Aprile 2014 12:09

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Provocazione? Invocazione? Semplice constatazione? Con Wolfgang Münchau non si sa mai. Le sue analisi sono spesso un mix. Particolarmente politically incorrect , stavolta, come del resto da sua stessa premessa: l’ultimo spunto sparato dalle colonne del Financial Times «non è un tema di educata conversazione a Bruxelles o ad Atene», né «un argomento popolare per una conferenza di investitori».
Sarebbe strano il contrario. Quel che l’editorialista tedesco ha servito ieri al tavolo della classe dirigente globale è niente meno che il «suggerito» fallimento della Grecia. Meglio (o peggio) ancora: è una fastidiosa pulce spedita a sussurrare ai lettori dell’Ft che forse questa è un’altra «bolla»; che l’applauditissimo «tutto esaurito» con cui Atene è tornata sui mercati dopo quattro anni all’inferno tanto sinonimo di ripresa non è; che, semmai, «per la prima volta» il Paese è davvero «in una posizione di inadempienza». Anzi, a dirla tutta: è il momento perfetto per dichiararsi non in grado di ripagare i debiti, e far pendere la bilancia dritta sul piatto intitolato «vantaggi di un fallimento». Dopotutto, scrive Münchau, «la probabilità di un default è al suo punto più basso proprio subito dopo il default ».
Pare lapalissiano. Non lo è poi tanto. La logica seguita parte dalla conferma che sì, certo, sei anni di crollo hanno «probabilmente portato la Grecia vicino al fondo della crisi». E sì: se fino a ieri solo i fondi speculativi azzardavano incursioni sui bond ellenici, la settimana scorsa sono stati 600 investitori internazionali d’altro rango ad azzuffarsi per finanziare Atene (chiedeva tre miliardi, avrebbe potuto ottenerne venti). Però. Primo, nell’elenco Münchau: i titoli erano a medio termine e ad alto rendimento. Secondo: l’analisi dice che quella greca «non è recessione, né ripresa: è un’economia collassata». Terzo: il ritorno degli investitori non significa ritorno di fiducia nella capacità di mantenere gli impegni «lunghi». Al contrario. Occorrerebbe che i capitali in arrivo filtrassero nell’economia reale anziché andare a tamponare il debito. Come invece succederà. Per cui: a meno che — eccolo, il suggerimento — Atene non decida di sparigliare scegliendo un conveniente fallimento, l’uscita dal tunnel rimarrà un gigantesco abbaglio. Secondo Münchau, certo. Ma se ha ragione lui, che ne facciamo dei bond -applausi elargiti da Angela Merkel, Christine Lagarde, e giù giù per gli altri rami dell’establishment mondiale?
Raffaella Polato

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