Il governo: Mare Nostrum va avanti

Il governo: Mare Nostrum va avanti

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È tempo di bilancio, ma l’operazione Mare Nostrum andrà avanti con qualche correzione. Non si fermerà per la campagna elettorale, per le richieste di Lega, Fratelli d’Italia o Forza Italia. Dopo il naufragio con la morte di 366 profughi, il 3 ottobre scorso, la visita di Papa Francesco a Lampedusa e l’impegno italiano a impedire che si ripetano queste stragi nelle nostre acque, migliaia di profughi sono stati salvati.
Non solo, ma nello stesso tempo sono stati arrestati decine di scafisti, con buona pace del commissario europeo per gli Affari Interni, Cecilia Malmstrom, che chiede chiarimenti sul dispositivo dei nostri mezzi navali. Domani si terrà un vertice straordinario convocato da Matteo Renzi per fare il bilancio di Mare Nostrum. «Chiederemo all’Europa – anticipa un autorevole esponente di governo – di farsi carico di Mare Nostrum». Insomma, Bruxelles dovrà mettere uomini e mezzi a disposizione per «pattugliare il Mediterraneo, cioè i confini marittimi dell’Europa». È vero, c’è già Frontex, la polizia di frontiera comune, ma sono del tutto insufficienti le sue risorse e i suoi mezzi.

Il vertice governativo è fissato a Palazzo Chigi. Il premier ha convocato i ministri dell’Interno, della Difesa e degli Esteri, Alfano, Pinotti e Mogherini, e l’autorità delegata alla sicurezza della Repubblica, il sottosegretario Minniti. Nel fare il bilancio di questi mesi, la maggioranza risponderà alle polemiche politiche della Lega e di Forza Italia, che accusano Mare Nostrum di incentivare il traffico di clandestini, mettendo in risalto anche il carattere di «contrasto» (di Mare Nostrum) alle organizzazioni criminali che speculano sui viaggi dei disperati.
Il governo è consapevole che il problema principale della gestione di flussi migratori sia rappresentato dalla instabilità politica della Libia, dal momento che le partenze di irregolari dalle coste libiche rappresentano oltre il 90% degli sbarchi sulle nostre coste. L’Italia chiede, dunque, all’Europa, di sostenere l’iniziativa di stabilizzazione delle istituzioni libiche.

Mancando qualsiasi «cornice di sicurezza», tutti i progetti di cooperazione nel contrasto ai trafficanti di clandestini diventano difficilissimi, al limite della impraticabilità. A partire dal controllo delle frontiere desertiche a Sud, alla cooperazione militare (l’Italia è impegnata nelle attività di formazione delle nuove leve delle forze armate libiche), alla cooperazione nel controllo delle frontiere marittime (le motovedette della Finanza date ai libici). Non c’è un governo a Tripoli, né un premier incaricato, dopo le dimissioni di Al Thanni provocate dalle minacce ai suoi familiari. Al Thanni era riuscito a imporre due iniziative molto importanti: la riapertura dei pozzi petroliferi e il contrasto allo jihadismo radicale.
Il vertice di Palazzo Chigi non potrà non tenere conto della instabilità libica. E trasferire a livello europeo le nostre preoccupazioni. Anche perché qualsiasi proposta di aprire in Libia centri di accoglienza gestiti da organizzazioni umanitarie e internazionali, appare oggi impraticabile, in assenza di una cornice di sicurezza.
Domani si discuterà di come andare incontro alle necessità di risorse da mettere subito a disposizione della rete di accoglienza degli enti locali, per garantire l’ordine e la sicurezza nelle strutture dove i profughi sono ospitati, impedendo fughe di massa. E si discuterà anche dell’opportunità di creare a livello di ogni singola prefettura nuove commissioni per l’accoglimento delle domande di protezione umanitaria, di asilo politico.
Non sfugge al governo il rischio di un’accentuazione di strumentalizzazione politica, oggi che siamo in campagna elettorale per le Europee, che potrebbe coinvolgere Mare Nostrum. E, dunque, vuole incidere ancora di più e con maggiore efficacia sul terreno del contrasto alle organizzazioni criminali.
GUIDO RUOTOLO


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