“Gli Usa non entrino nei nostri ingranaggi” Mr. Swatch si ribella ai controlli dell’Fbi

“Gli Usa non entrino nei nostri ingranaggi” Mr. Swatch si ribella ai controlli dell’Fbi

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LUGANO IL BOSS di Swatch a muso duro contro gli Stati Uniti. Nick Hayek, direttore generale del gruppo orologiero svizzero ha dichiarato di aver rifiutato, ad esperti dell’antiterrorismo americano, di ficcare il naso nei suoi stabilimenti. «Volevano verificare se, all’interno delle casse dei nostri orologi, potessero venire occultati dei piccoli ordigni o delle pozioni di veleno», ha confidato, ieri, Hayek, al settimanale elvetico Schweiz am Sonntag. Sessant’anni, il sigaro cubano perennemente in bocca, Nick Hayek, di origine libanese, si è tuttavia rifiutato di cedere alle pressioni dei servizi di sicurezza di Washington. «Gli ho fatto presente che non intendevo, in alcun modo, prendere in considerazione la loro richiesta», ha spiegato, dimostrandosi, in tal modo, all’altezza del padre Nicolas l’uomo che, negli anni ‘80, inventando quegli orologi in plastica, diventati in fretta un vero e proprio status symbol, salvò l’industria svizzera del settore, messa in ginocchio dalla concorrenza giapponese. Oggi Swatch ha una cifra d’affari che sfiora gli 8 miliardi di euro ed il figlio del fondatore una fortuna personale di circa 5 miliardi. «Visto che non intendevo cedere — ha proseguito il magnate svizzero — mi hanno fatto capire, senza tanti complimenti, che allora avremmo potuto incontrare dei problemi, nell’esportazione dei nostri prodotti negli Stati Uniti».
Ma, secondo Hayek, è solo un bluff: «Perché gli americani sanno quanti posti di lavoro abbiamo creato dalle loro parti». Tanto per fare un esempio, giusto un anno fa, il colosso elvetico ha acquistato, per oltre 800 milioni di dollari, il gruppo newyorkese Harry Winston, fabbricante di gioielli e di orologi di lusso. E che Hayek non abbia timore degli americani lo dimostra la secca risposta, data all’inizio dell’anno al potente gestore dei 160 miliardi di dollari di fondi pensione dello Stato di New York, l’attivista gay Tom Di Napoli, che gli chiedeva di astenersi dallo sponsorizzare i giochi olimpici invernali di Sochi, con il marchio Omega, fintanto che, in Russia, non fossero garantiti i diritti degli omosessuali. «Guardate in casa vostra e preoccupatevi della gigantesca e illegale raccolta di dati, da parte della National Security Agency», la replica, vergata di proprio pugno, dal direttore generale di Swatch.
Nick Hayek, insomma, finora l’ha avuta vinta con lo Zio Sam. Di recente, ad esempio, ha trascinato in tribunale un simbolo universale del lusso a stelle e strisce, come il gioielliere newyorkese Tiffany, costringendolo a sborsare 450 milioni di dollari di danni, per aver ostacolato l’attuazione di un accordo con il fabbricante svizzero, che doveva sfociare nella produzione di orologi di alta gamma. Insomma, per mister Swatch, la piccola Svizzera non deve dimostrare alcun timore, nei confronti del gigante americano ma, anzi, affrontarlo a viso aperto.


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