Gli errori del Testo unico, senza discussione

by redazione | 19 Aprile 2014 9:59

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Per dare luogo a un con­fronto costrut­tivo fra tutte le posi­zioni pre­senti in Cgil sul Testo Unico, a par­tire dalla prima assem­blea di Bolo­gna abbiamo orga­niz­zato assem­blee e incon­tri a Roma, in Cam­pa­nia, a Milano, a Reg­gio Emi­lia, a Man­tova e in altre città, invi­tando anche segre­tari e soste­ni­tori dell’accordo. Pur­troppo però i con­tri­buti al dibat­tito sono stati solo quelli delle posi­zioni con­tra­rie all’accordo.

La con­vo­ca­zione delle nostre assem­blee anti­ci­pava le con­sul­ta­zioni, per­ché pen­sa­vamo fosse impor­tante per tutta l’Organizzazione aprire un con­fronto gene­ra­liz­zato e pre­ven­tivo al voto, con la plu­ra­lità delle posizioni.

A que­sto punto pare lecito chie­dersi se sia sem­pre pos­si­bile discu­tere ampia­mente del Testo Unico, visto che nei Con­gressi — quando più e quando meno — non è stato pos­si­bile: per­tanto sce­gliamo anche noi, dopo aver letto sui gior­nali quella a firma dei segre­tari gene­rali di Roma-Lazio e Lom­bar­dia, di scri­vere una let­tera aperta.

Non siamo d’accordo con i con­te­nuti del Testo Unico sulla Rap­pre­sen­tanza: rite­niamo sba­gliato il modello sin­da­cale trac­ciato e con­si­de­riamo peri­co­lose le rica­dute sui lavo­ra­tori. Cre­diamo, inol­tre, che la firma sul Testo Unico senza alcun con­fronto pre­ven­tivo con dele­gati e lavo­ra­tori abbia creato un pre­ce­dente dan­noso per la demo­cra­zia nella nostra orga­niz­za­zione e che le peral­tro pochis­sime assem­blee infor­ma­tive che si stanno tenendo, con la sola posi­zione favo­re­vole, con Cisl e Uil che non hanno sen­tito nean­che il dovere di far votare i pro­pri iscritti, creino un altro pre­ce­dente altret­tanto grave.

I lavo­ra­tori non hanno più l’ultima parola: il Testo Unico rende validi i con­tratti azien­dali appro­vati dal 50%+1 della Rsu senza biso­gno di met­terli al voto. I dele­gati hanno più respon­sa­bi­lità, ma con meno «potere» (per­ché espo­sti alle san­zioni e affian­cati dalle strut­ture sin­da­cali solo quando si tratta di andare in deroga con modi­fi­che peg­gio­ra­tive) e que­sto li rende più deboli e ricat­ta­bili. Non saranno le san­zioni e gli arbi­trati a evi­tare azioni uni­la­te­rali e accordi sepa­rati, anzi le ten­sioni aumen­te­ranno, i rap­porti tra le orga­niz­za­zioni sin­da­cali e i lavo­ra­tori saranno ancora più dif­fi­cili e i dele­gati di base non avranno la libertà di azione finora esi­stente. Non è ammis­si­bile aval­lare un sistema che esclude le sigle sin­da­cali non fir­ma­ta­rie del Testo Unico.

Inol­tre, il Testo Unico lega la frui­zione di alcuni diritti sin­da­cali alla firma del Con­tratto col­let­tivo nazio­nale di lavoro o comun­que alla defi­ni­zione della piat­ta­forma, con­trav­ve­nendo in que­sto senso alla sen­tenza della Corte costituzionale.

La Cgil ha biso­gno di un con­fronto vero e dia­let­tico sul merito dell’accordo a tutti i livelli dell’organizzazione e in tutti i luo­ghi rag­giun­gi­bili. La por­tata delle que­stioni in ballo è tale da ren­dere ine­lu­di­bile que­sto ragio­na­mento evi­tando, come hanno fatto i segre­tari Cgil di Roma-Lazio e della Lom­bar­dia, di acqui­stare pagine di gior­nale per fare «editti».

Uti­liz­zare il logo Cgil per espri­mere pen­sieri indi­vi­duali non è lo stile dell’organizzazione da noi cono­sciuta, usare la pro­pria posi­zione e le risorse per sca­ri­carle come fosse una «clava» è stato un errore grave, tra l’altro senza alcuna appro­va­zione degli orga­ni­smi pre­po­sti. Que­sto nuovo stile rende urgente il chia­ri­mento «interno» all’organizzazione con gli stru­menti esi­stenti e se neces­sa­rio lot­tando fino in fondo con­tro que­sti «per­so­na­li­smi». Dob­biamo atti­varci ed essere vigili per evi­tare la deriva della nostra organizzazione.

*** Dele­gate e dele­gati «Per il lavoro e la demo­cra­zia» della Cgil di Roma e Milano

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