Il giudice ordina al Comune di registrare le nozze gay

by redazione | 10 Aprile 2014 10:58

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ROMA — Da ieri Stefano e Giuseppe sono coniugi, a tutti gli effetti. Con tutti i diritti di una coppia sposata e, ovviamente, anche i doveri. Il Tribunale di Grosseto ha detto sì alla trascrizione nei registri del Comune del matrimonio che Stefano e Giuseppe avevano contratto all’estero, a New York, nel dicembre del 2012. E automaticamente l’atto è diventato valido per la nostra legislazione.
Ribaltando il parere del pubblico ministero, il giudice di Grosseto non ha avuto dubbi: la trascrizione dell’atto di un matrimonio fra persone dello stesso sesso non è contraria all’ordine pubblico. Dunque è possibile.
Dunque da ieri Stefano Bucci, giornalista del Corriere della Sera , e Giuseppe Chigiotti, architetto, possono godere in Italia degli stessi diritti di cui avrebbero goduto se fossero rimasti a vivere a New York. Non era mai successo prima. Ci avevano provato in tanti. C’erano state sentenze che avevano riconosciuto singoli diritti, come quello al permesso di soggiorno. Mai ordini di iscrivere le nozze nei registri comunali. Una richiesta di questo tipo, anzi, era stata negata dalla Cassazione nel 2012.
Claudio Boccini, il legale che ha seguito la causa di Stefano e Giuseppe, è soddisfatto. Spiega: «Devo riconoscere di aver trovato in Tribunale a Grossetto dei giudici molto attenti e, soprattutto, preparati. Ho argomentato non soltanto la questione dell’ordine pubblico (fondamentale per le nostre leggi), ma anche il fatto che nelle nostre norme non esiste un divieto esplicito al matrimonio dello stesso sesso, dunque il matrimonio omosessuale non è contrario alla nostra legislatura».
Paolo Cesare Ottati, presidente del Tribunale di Grossetto, ha fatto anche di più. Nella sentenza in cui ordina all’Ufficiale di stato civile di Grosseto di trascrivere nei registri il matrimonio fra Stefano e Giuseppe ha richiamato sì i problemi di ordine pubblico, ma ha messo in fila una serie di considerazioni come mai fatto prima.
Ecco quindi, codice civile alla mano, la considerazione che «nelle norme di cui agli articoli dall’84 all’88, lì dove non è individuabile alcun riferimento al sesso in relazione alle condizioni necessarie per contrarre matrimonio». Il giudice ha anche ricordato che «il matrimonio celebrato all’estero è valido, quanto alla forma, se è considerato tale dalla legge del luogo della celebrazione».
«Io spero proprio che nessuno voglia contestare questa sentenza impugnandola», dice l’avvocato Boccini del foro di Grosseto. E spiega: «Questa sentenza può diventare giurisprudenza e spalancare le porte a tanti altri casi analoghi a questi».
L’avvocato Boccini spiega l’evoluzione possibile di questa sentenza del Tribunale di Grosseto: «Intanto può succedere che una coppia omosessuale che va a sposarsi all’estero da oggi in poi ha una spinta e una motivazione in più per poter pretendere la trascrizione del proprio matrimonio nei registri del Comune di residenza. Ma non solo».
Il legale mette sullo stesso piano la sentenza sui matrimoni gay con quella sulla fecondazione eterologa. E la spiega così: «Il prossimo passo dopo questo atto del Tribunale di Grosseto sarà un nuovo pronunciamento della Corte costituzionale. Con una domanda di base: perché una coppia dello stesso sesso è obbligata ad andare a sposarsi all’estero per vedere riconosciuti i propri diritti? Un po’ come è successo proprio oggi con la sentenza sulla fecondazione assistita eterologa».
Nel mondo dei gay questa sentenza è accolta con l’entusiasmo di qualcosa che appariva impossibile. Sergio Giudice, senatore del Pd, è uno storico attivista per i diritti degli omosessuali. Esulta: «Finalmente un Tribunale trae le conseguenze di quanto stabilito negli ultimi anni dalla Corte Europea dei diritti umani e della nostra Corte costituzionale: il matrimonio gay non è contrario all’ordine pubblico, né può più essere considerato inesistente dal nostro ordinamento».
Felice anche Aurelio Mancuso, altro storico dell’associazionismo gay e oggi presidente di Equality Italia: «Stefano e Giuseppe hanno ottenuto ciò che fino ad oggi è sempre stato negato dai comuni e dai Tribunali. È una grande giornata».
Alessandra Arachi

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