Solo Francesco ferma lo sciopero di Pannella

by redazione | 27 Aprile 2014 8:58

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«Ma sia coraggioso,eh! Anche io la aiuterò contro questa ingiustizia, parlerò del problema dei carcerati». Alle rassicurazioni di Francesco, Marco Pannella riconosce a «Sua Santità» la «parola chiave» e risponde sì «a favore della giustizia». Una vita a combattere la Chiesa su aborto, divorzio, eutanasia, poi ieri il colpo di scena. A impedirgli di lasciarsi morire è stata proprio una chiamata del Papa. Francesco ha telefonato a Marco Pannella: per venti minuti hanno discusso di amnistia e della condizione dei detenuti nelle carceri italiane.

Alla fine del colloquio, il leader dei Radicali ha interrotto lo sciopero della seta e ha accettato due trasfusioni di sangue dai medici che lo assistono. Ad informare il Pontefice delle grave situazione di salute di Pannella era stata Emma Bonino. Da tempo il vecchio leone della politica sta combattendo la sua battaglia per una «giustizia più giusta» e contro la «disumana situazione carceraria». Nei giorni scorsi aveva rivolto un appello a Francesco affinché chiedesse «subito» amnistia e indulto come fece Karol Wojtyla nel 2002 in occasione della storica visita a Montecitorio. Reduce da un’operazione subita all’aorta addominale, Pannella ha abbandonato il «Satyagraha» che stava aggravando il suo già precario quadro clinico. Una telefonata che allunga la vita, dunque, quella che Francesco ha fatto all’anziano leader radicale ancora convalescente in seguito a un delicato intervento per un aneurisma all’aorta addominale ma determinato a non risparmiarsi nella sua battaglia per i diritti dei detenuti.

Dopo i saluti, Bergoglio si è informato con Pannella sulla sua intenzione di riprendere lo sciopero della fame e della sete in favore dei carcerati. «È’ così», ha confermato il leader radicale , spiegando che solo in questo modo riesce a tenere alta l’attenzione dei media sulle condizioni disumane dei detenuti. Anche a costo di mettere a repentaglio la salute già debilitata a causa dell’intervento. In serata Radio Radicale ha diffuso il testo della telefonata. La protesta estrema era stata annunciata giovedì in una conferenza stampa nell’ospedale romano: giustizia più giusta e amnistia per alleggerire la disumana situazione carceraria.

«L’Ue ha condannato l’Italia imponendo il risarcimento dei danni ai detenuti», stigmatizza Pannella, il cui sì al Papa avrebbe reso felice suo zio sacerdote, don Giacinto. «Nella nostra famiglia era l’unico che avesse interessi culturali- spiega-. Pubblicava una rivista che poi ho ritrovato in biblioteche specializzate a Parigi e a Vienna». Insomma, malgrado le successive animosità anticlericali, il nipote ammette che «la persona migliore della mia famiglia era questo clericale: ho sempre avuto ottimi amici preti, sono un laico, tranquillamente, senza lotte interiori o problemi». Domenica Pannella si era rivolto pubblicamente a Bergoglio: «Preghiamo perché il Papa sia illuminato e confermi la posizione della Cei a favore della riforma della giustizia e per la interruzione della flagranza criminale dello Stato attraverso l’amnistia. E’ un’esigenza strutturale».
GIACOMO GALEAZZI

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