Fmi: per l’Italia allarme credito e lavoro

Fmi: per l’Italia allarme credito e lavoro

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WASHINGTON – L’economia italiana migliora ma non abbastanza, è lenta e il suo basso potenziale di crescita “resta un problema”: lo dice il Fondo monetario internazionale ( Fmi )che nel suo rapporto primaverile di previsioni lascia allo 0,6% la stima di crescita per il 2014 e all’1,1% quella del 2015. Un anno, il prossimo, in cui, secondo il Fondo, si dovrebbe assistere all’esplosione del Pil (Prodotto interno lordo) della Grecia che col suo 2,9% di sviluppo, sovrasterebbe l’Italia (che comunque è con la Spagna fanalino di coda delle stime di crescita) pur mostrando pesantissimi tassi di disoccupazione, pari a più del doppio di quelli del nostro Paese. In Italia, «bisogna andare avanti con le riforme che l’Fmi ha sostenuto, prime fra tutte, quella sul mercato del lavoro, con in particolare la raccomandazione per l’adozione di un contratto unico e il taglio del cuneo fiscale, e poi quelle della giustizia e della Pubblica amministrazione», ha spiegato Thomas Helbling, responsabile delle analisi sull’economia mondiale del Fondo, nel corso della conferenza stampa di presentazione del Rapporto che ha aperto a Washington i lavori dell’assemblea dell’organizzazione che sarà preceduta dalle riunioni del G7 e del G20 finanziario.
La «schiarita» sull’economia riguarda, seppure in misura diversa tra i Paesi, l’Europa intera che «è finalmente riemersa dalla recessione», con stime che indicano una crescita dell’1,2% nel 2014 e all’1,5% nel 2015, ma che è a forte rischio deflazione (ci sono il 20% di possibilità che accada). «Qualsiasi cosa andrebbe fatta per evitarla», ha affermato Olivier Blanchard, capo economista del Fondo, secondo il quale il pericolo si contrasta «sostenendo la crescita e la domanda, riducendo la disoccupazione ed eliminando le pressioni al ribasso dei prezzi». Non si tratta solo di un lavoro di cui è responsabile la Bce, ha precisato Blanchard: «Ci vorranno diverse misure ognuna delle quali è essenziale, come per esempio la pulizia e la ricapitalizzazione del sistema bancario» che determinerebbe, favorendo l’afflusso del credito all’economia, in Italia come in Francia, in Spagna ed in Irlanda «un aumento del Pil di circa il 2%».
Tuttavia il Fondo guarda con insistenza alle mosse della Banca centrale europea: sa bene, ha detto Blanchard, che la Bce sta studiando una serie di interventi – dai tassi di interesse negativi agli acquisti di titoli pubblici e privati ai programmi di cartolarizzazione – e che si muoverà quando sarà pronta a farlo, ma in ogni caso «è meglio prima che dopo». Pur se con toni prudenti il capo economista del Fmi torna ad alimentare la polemica con la Bce e ribadisce quindi le sollecitazioni fatte qualche giorno fa dal direttore generale Christine Lagarde e accolte con un certo fastidio da Mario Draghi. Il presidente della Bce, si era chiesto perché il Fondo non fosse altrettanto attento alle mosse della banca centrale, ricevendo di risposta una piccata osservazione di Lagarde intenzionata a non farsi dettare l’agenda delle sue osservazioni né da Francoforte né da Washington. C’è da vedere se nei prossimi giorni, proprio qui nella capitale americana, ci sarà un chiarimento. In ogni caso a favore dell’adozione di misure di stimolo da parte della Bce si è espresso ieri in un intervista alla Cnn il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, secondo il quale tali interventi “sarebbero appropriati per l’area Euro». Le incertezze sulle decisioni della Bce, unite ai timori per un aggravamento della crisi ucraina hanno ieri condizionato i mercati e le Borse europee con Piazza Affari che ha guidato i ribassi chiudendo in calo dell’1,46%.
Stefania Tamburello


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