Droghe, il governo incassa la fiducia

by redazione | 30 Aprile 2014 9:45

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A volersi diver­tire con le iper­boli ver­bali della Lega nord e dei Fra­telli d’Italia, quello che ieri ha otte­nuto la fidu­cia alla Camera sul testo di con­ver­sione in legge del decreto Loren­zin sugli stu­pe­fa­centi è «un governo di spac­cia­tori». Di tutt’altro avviso Carlo Gio­va­nardi, autore della legge annul­lata dalla Con­sulta nel feb­braio scorso per, a suo dire, «un cavillo pro­ce­du­rale» e che il suo par­tito avrebbe voluto ripri­sti­nare in sede par­la­men­tare con le stesse moda­lità giu­di­cate inco­sti­tu­zio­nali dall’Alta Corte: «Con grande sod­di­sfa­zione vedo che il testo ricalca per­fet­ta­mente il mio», ha detto pro­met­tendo però in Senato la bat­ta­glia del Ncd per cam­biare «il nodo sulla can­na­bis ogm, inse­rita nella stessa tabella della can­na­bis natu­rale a dispetto del più alto con­te­nuto di Thc». Ovvia­mente per la mag­gio­ranza di 335 depu­tati che hanno con­fer­mato la set­tima fidu­cia al governo Renzi (con­tro i 186 no, tra cui quelli di Sel), il testo che que­sta mat­tina in diretta tv verrà con ogni pro­ba­bi­lità licen­ziato dalla Camera è il miglior com­pro­messo pos­si­bile tra due oppo­ste tendenze.
D’altra parte Gio­va­nardi ha pro­messo fuoco e fiamme anche sul cam­bio al ver­tice del Dipar­ti­mento delle poli­ti­che anti­droga, ripri­sti­nato sul modello ame­ri­cano pro­prio ai tempi della sua legge inco­sti­tu­zio­nale. E ha avviato una cam­pa­gna col­tello ai denti per ricon­fer­mare Gio­vanni Ser­pel­loni, il con­tro­verso capo indi­scusso del Dpa che dal 9 aprile scorso è stato rimosso dal pre­mier Renzi e che avrebbe dovuto rien­trare al suo posto di lavoro presso la Asl di Verona ma sta­rebbe invece rac­co­gliendo firme in suo favore, secondo quanto rife­rito dal gior­na­li­sta di Radio Radi­cale, Roberto Spa­gnoli. Deci­sa­mente con­trari a ricon­fer­mare «lo tzar anti­droga» e favo­re­voli invece a vol­tare deci­sa­mente pagina nella poli­tica sugli stu­pe­fa­centi sman­tel­lando com­ple­ta­mente il Dipar­ti­mento, si sono detti invece tutti i rap­pre­sen­tanti del car­tello di orga­niz­za­zioni e par­titi che ieri in una con­fe­renza stampa a Mon­te­ci­to­rio ha chie­sto una nuova «cabina di regia che coin­volga Stato, Regioni, enti locali, asso­cia­zioni e ope­ra­tori», oltre a risorse per la rete di inter­vento e cura delle dipen­denze e a una nuova nor­ma­tiva sulle dro­ghe che, supe­rando anche l’impostazione della Jervolino-Vassalli e del testo unico 309/90, sia più adatta all’«era del post-proibizionismo».

Anti­gone, Cnca, gruppo Abele, Forum Dro­ghe, Feder­Serd e La società della ragione hanno anche “pro­mosso”, in fin dei conti, il decreto Loren­zin così come emen­dato dalle com­mis­sioni Affari sociali e Giu­sti­zia della Camera. Viste le ambi­zioni delle forze proi­bi­zio­ni­ste in Par­la­mento e al governo. «Il dl Renzi-Lorenzin ha can­cel­lato le tabelle anti­scien­ti­fi­che e ideo­lo­gi­che della Fini-Giovanardi che in que­sti anni ha inta­sato pre­fet­ture e ser­vizi di per­sone segna­late per l’uso di can­na­bi­noidi — ha spie­gato Pie­tro D’Egidio, pre­si­dente da un paio di mesi della Feder­Serd, la fede­ra­zione dei Sert –. Nel decreto si prende anche atto che la tera­pia della dipen­denza da oppia­cei non è fina­liz­zata fin da subito al “recu­pero totale” e che gli ope­ra­tori dei ser­vizi cure­ranno solo chi vuole farsi curare e non svol­ge­ranno più la fun­zione impro­pria di con­trol­lore». Di parere oppo­sto invece è il depu­tato Daniele Farina di Sel che da decenni si occupa di dro­ghe e di car­cere e che ieri, inter­ve­nendo alla con­fe­renza stampa delle asso­cia­zioni, ha spie­gato: «Non porre la fidu­cia avrebbe potuto aprire la discus­sione su temi che non hanno ancora tro­vato spa­zio». Assi­cura Farina che «i proi­bi­zio­ni­sti di Lega, Ncd e Fli non hanno i numeri per peg­gio­rare il testo, né alla Camera né al Senato». E che «anche una parte del Pd si è mostrata sen­si­bile ad un testo più avan­zato» che pre­veda «la non puni­bi­lità della col­ti­va­zione a uso per­so­nale», un «nuovo comma 5 (la lieve entità) dif­fe­ren­ziato», la «ride­ter­mi­na­zione della pena per i con­dan­nati defi­ni­tivi in base alla legge inco­sti­tu­zio­nale Fini-Giovanardi» e la «can­cel­la­zione delle san­zioni ammi­ni­stra­tive». «Qual­cosa di que­sto poteva uscire dall’Aula, così come ha rischiato di uscire in com­mis­sione. Danno ridotto dun­que ma per il governo, non certo per il Paese», aggiunge Farina pole­mico con il mani­fe­sto.

È vero comun­que che il decreto Loren­zin non risolve il pro­blema degli «8–9 mila con­dan­nati in via defi­ni­tiva per deten­zione di can­na­bis» ricor­dati dal pre­si­dente di Anti­gone Ste­fano Ana­sta­sia che in con­fe­renza stampa ha chie­sto all’amministrazione peni­ten­zia­ria di «indi­vi­duare e sol­le­ci­tare que­sti dete­nuti a chie­dere l’incidente di ese­cu­zione per farsi ride­ter­mi­nare la pena» dopo la can­cel­la­zione della Fini-Giovanardi che pre­ve­deva san­zioni più dure. Né il decreto risolve il pro­blema della nor­ma­tiva sulle dro­ghe ferma all’approccio proi­bi­zio­ni­sta degli anni ’90. «Il Car­tello che ha riu­nito a Genova 500 mili­tanti, ope­ra­tori, poli­tici, con­su­ma­tori, nel nome di Andrea Gallo e Feder­Serd» chie­dono al governo di orga­niz­zare entro la pros­sima pri­ma­vera «una grande con­fe­renza sulla poli­tica delle dro­ghe». La «prima vera con­fe­renza nazio­nale dopo quella di Genova di 14 anni fa e dopo le altre due di Palermo e Trie­ste orga­niz­zate dai governi di cen­tro­de­stra», come ha ricor­dato il garante dei dete­nuti della Toscana Franco Cor­leone. «Noi la chie­diamo, ma chi la convoca?»

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