by redazione | 8 Aprile 2014 12:14
«Possono rassicurarci quanto vogliono, ma per ora noi restiamo preoccupati: dai tagli alla sanità ai contratti, ci sono tanti temi su cui vorremmo poter dire la nostra». La segretaria dei lavoratori pubblici della Cgil, Rossana Dettori, sta finendo di scrivere la sua relazione al congresso: si terrà ad Assisi da domani all’11, ma scommettiamo che dopo la conferenza stampa di Renzi di questa sera, avrà parecchio da aggiungere. Purtroppo però, in quanto ad ascolto e partecipazione dei sindacati, questo governo non ci sente.
La ministra Madia però, non appena insediata, almeno vi ha incontrato.
Ci ha incontrato tutti singolarmente, per conoscerci e sentire cosa avevamo da dire, ma da quel momento in poi non l’abbiamo più vista, né sono previsti nuovi incontri. Qualche giorno fa, dopo alcune sue dichiarazioni, abbiamo voluto dirle una cosa chiara, per quanto solo attraverso una nota: noi al contratto non rinunciamo.
Gli 80 euro non vi bastano? La ministra ha fatto capire che dovreste accontentarvi.
Nessuno può criticare l’operazione in sé degli 80 euro, è ovvio. Ma non possono sostituire un rinnovo contrattuale: anche perché noi è dal 2009 che abbiamo la contrattazione ferma, e chiunque può immaginare che il danno economico è stato molto più rilevante di quella cifra. Oltretutto gli 80 euro andranno sì e no alla metà, o forse anche meno, dei dipendenti pubblici: un’infermiera che è poco sopra la soglia dei 1500 euro, ad esempio, e sta sui 1530 euro, cosa dovrebbe avere?
Quindi state pensando a un qualche tipo di mobilitazione per il vostro contratto?
Lo ripeto, il governo deve saperlo: noi al contratto non rinunciamo. È anche vero che sono cambiati tre esecutivi in tre anni, le nostre controparti mutano di continuo: i protocolli che abbiamo firmato con Patroni Griffi e D’Alia sono ormai il passato, dobbiamo ricominciare da zero.
Però Renzi dice che vuole tagliare i compensi dei dirigenti pubblici. Questo va bene?
Dobbiamo capire cosa si intende: segnalo che nel contratto dei dirigenti pubblici sono compresi anche i medici, gli psicologi o altre figure che stanno sui 2200–2500 euro al mese, e arrivano variabilmente fino a 5000 euro. Non credo ci siano «ricchi» in questa fascia: poi, certo, se si parla dei dirigenti apicali, con noi si sfonda una porta aperta. In Europa la differenza tra dipendenti e alti dirigenti pubblici è di 1 a 5, da noi è di 1 a 10. Noi siamo per ridurre questa forbice.
Sugli 85 mila prepensionamenti, se riequilibrati da posti per giovani, mi pare abbiate aperto.
Io ho detto che siamo disponibili a sederci al tavolo. Ma prima di dire altro, vorrei capire come sarebbe garantito chi esce: vogliamo creare nuovi esodati? E dove si taglia? Per alcuni servizi togliere personale vuol dire chiudere.
Forse gli enti inutili?
Anche qui: se mi si dice di accorpare Motorizzazione e Aci, ci posso riflettere. Ma dietro gli sportelli ci sono persone. Il Cnel? Susanna Camusso ha già detto che siamo disposti a lavorare a indennità zero, ma è un luogo importante: lì si conservano tutti i contratti, e misura la rappresentanza. Lo stesso per l’Aran: con chi faremo i contratti poi?
La ministra Lorenzin, e lo stesso Renzi, fanno di tutto per rassicurare sui tagli alla sanità. Pare si parli di 10 miliardi in 3–4 anni, da reinvestire però nella sanità stessa.
Messa così è troppo generica, e non è detto che a pagare non siano – per l’ennesima volta – i servizi essenziali di salute, assistenza e welfare. Ormai 9 milioni di italiani hanno rinunciato a curarsi, anche per i costi dei ticket: allora dico, oltre a dare gli 80 euro, il governo dovrebbe esentare dal ticket le fasce sociali medio-basse.
Al vostro congresso di cosa si parlerà?
Innanzitutto di Europa: dobbiamo difenderci dalla liberalizzazione selvaggia degli ultimi anni. Poi del welfare, che deve restare di tutti e per tutti. Infine dei contratti, e dei diritti delle donne.
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