Dal primo luglio rendite al 26% Tetto ai manager, 239 mila euro
by redazione | 8 Aprile 2014 9:20
ROMA — Il governo lavorerà anche questa mattina sulle bozze del Def, il Documento di economia e finanza. Il piano triennale sarà approvato questa sera dal consiglio dei ministri. Obiettivo: conciliare una forte spinta alla ripresa, la «terapia d’urto», con la tenuta dei conti. Palazzo Chigi ieri sera ha fatto filtrare che il taglio della spesa pubblica nel 2014 sarebbe di ben 6 miliardi di euro, una cifra superiore alle attese. Se fosse così — ma al Tesoro frenano e parlano di non più di 5 miliardi — quasi tutto il bonus in busta paga sarebbe finanziato con la spending review . I tagli principali toccheranno la spesa per l’acquisto di beni e servizi, le retribuzioni dei dirigenti, le spese dei ministeri, compresa la Sanità (ma evitando tagli lineari, assicurano) e la Difesa, i trasferimenti alle imprese, la soppressione degli enti inutili.
Cuneo fiscale
Ci saranno gli 80 euro in busta paga come risultato dell’aumento delle detrazioni Irpef per chi ha un reddito fino a 25 mila euro lordi l’anno. Ma visto «l’aumento della povertà» il governo continua a lavorare per un intervento a favore di chi è ha un reddito ancora più basso, i cosiddetti incapienti che restando sotto gli 8 mila euro lordi sarebbero esclusi dagli sgravi, ma servirebbero altri soldi. Per le imprese ci sarà il taglio dell’Irap, del 5% quest’anno e del 10% dal 2015. A finanziarlo l’aumento dal 20 al 26% del prelievo sulle rendite finanziarie (Bot esclusi), da metà 2014.
Dirigenti, tetto agli stipendi
La riforma della dirigenza comincerà dalla presidenza del Consiglio che vedrà una riduzione dei dipartimenti, la rotazione dei capi dipartimento e un taglio delle spese di consulenza. Per tutti i dirigenti pubblici e delle società non quotate è in arrivo una revisione al ribasso del tetto alla retribuzione, dagli attuali 311 mila euro al livello del presidente della Repubblica: 239 mila euro, con una maggiore articolazione della parte variabile legata ai risultati. Gli incarichi dei dirigenti dovrebbero essere a termine. La riforma verrà presentata con un provvedimento di legge tra la fine di aprile e l’inizio di maggio.
Venti miliardi per le grandi opere
Un contributo decisivo alla «terapia d’urto» per la crescita verrà dall’inserimento nel Def del vincolo di destinare almeno lo 0,3% del prodotto interno lordo (4,8 miliardi) alle grandi opere. Secondo il viceministro delle Infrastrutture, Riccardo Nencini, si potrebbe arrivare nel triennio a 18-20 miliardi. Almeno tre miliardi andranno all’alta velocità ferroviaria tra Napoli e Bari. Novità importante anche sulle infrastrutture locali: i comuni dove si sono conclusi i procedimenti autorizzativi potranno aprire i cantieri senza che la spesa venga computata a fini del rispetto del patto di Stabilità interno. In programma anche la riforma del Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) e del codice degli appalti per velocizzare le procedure, oltre che del titolo V della Costituzione per superare i veti locali.
Debiti pubblica amministrazione
Ai 47 miliardi di euro già stanziati per il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione se ne aggiungono altri 10-15. Viene poi introdotto un meccanismo per evitare che si accumulino altri ritardi nei pagamenti delle nuove fatture, per il rispetto della direttiva europea che fissa in 60 o 30 giorni, a seconda dei casi, il tempo massimo previsto per il saldo. Un intervento che passerà attraverso l’obbligo di registrazione delle fatture e il rafforzamento del sistema per la fatturazione elettronica. Previsto anche l’intervento della Cassa depositi e prestiti per acquistare dalle banche e dagli intermediari finanziari i crediti delle imprese
Privatizzazioni
Il documento del governo fissa poi a 12 miliardi di euro, per quest’anno, il risultato del piano di privatizzazioni. Per il periodo dal 2015 al 2017 si prevede un ricavo di 10-12 miliardi di euro l’anno, pari allo 0,7% del Prodotto interno lordo. Il piano riguarderà anche le ex municipalizzate con l’obiettivo di dare «non solo un ulteriore contributo alla riduzione del debito pubblico, ma anche per portare maggiore efficienza in interi settori dell’economia locale».
Deficit Pil sotto il 3%
Per il 2014 si prevede una crescita del Pil, il prodotto interno lordo, dello 0,8%, leggermente più bassa di quella stimata dal governo Letta, leggermente più alta di quella fissata dalle principali organizzazioni internazionali. Per il rapporto ta il deficit e il Pil, si indica il 2,6%. Secondo il documento del governo l’economia italiana è ancora «fragile» e i risultati della manovra per la crescita si vedranno «nei prossimi due-tre anni». Nessuno sforamento del tetto fissato da Bruxelles al 3%, dunque, anche se il documento sottolinea che «si valuterà con la commissione europea la migliore strategia compatibile con le riforme per garantire la regola del debito e del pareggio strutturale di bilancio». Si cercherà una strada per avere più flessibilità ma senza decisioni unilaterali, e per questo sarà decisivo il secondo semestre di quest’anno, quando l’Italia avrà la presidenza di turno dell’Unione.
Enrico Marro, Lorenzo Salvia