La Cia pubblicò « Živago »: dopo anni di sospetti la prova in 130 documenti
La pubblicazione in russo del Dottor Živago , capolavoro di Boris Pasternak uscito per la prima volta in assoluto nell’edizione italiana di Feltrinelli nel 1957, è un lungo romanzo, al quale ogni tanto si aggiunge un nuovo capitolo. Un intrigo internazionale con tanto di agenti segreti i cui contorni sono stati ricostruiti nel corso degli anni benché siano rimaste molte zone d’ombra. Il contributo della Cia alla prima edizione in russo del romanzo era stato messo in luce da Paolo Mancosu in un documentato volume apparso negli Annali della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli lo scorso anno, dal ricercatore russo Ivan Tolstoj, in un saggio del 2008, ma già lo slavista Carl Proffer lo aveva ipotizzato nel 1987. Ora 130 documenti desecretati della Cia danno consistenza alla tesi. Li hanno richiesti due studiosi, Peter Finn e Petra Couvée, autori di The Živago Affair: The Kremlin, the Cia and the Battle over a Forbidden Book in uscita il 17 giugno, del quale ieri il «Washington Post» ha offerto una sintesi.
Secondo i due storici non ci sono prove che l’interesse della Cia nella pubblicazione in russo del libro consistesse nell’aiutare Pasternak a vincere il Nobel, come si è spesso detto. Invece una nota rivolta a tutti i capi settore della Soviet Russia Division dell’agenzia spiega: «Possiamo fare in modo che i cittadini sovietici si chiedano che cosa c’è che non va nel loro governo se l’opera letteraria di un uomo riconosciuto come il più grande scrittore russo vivente non è disponibile nel loro Paese, nella loro lingua». Durante la Guerra fredda, d’altronde, i servizi segreti americani usarono spesso i libri come arma di propaganda e circa dieci milioni di copie di volumi e riviste banditi nell’Europa orientale furono distribuiti segretamente oltrecortina.
Le operazioni di pubblicazione del libro (una versione pubblicata in Olanda e una tascabile stampata direttamente nel quartier generale dell’agenzia) furono condotte dalla Soviet Russia Division, controllate dal direttore Allen Dulles e autorizzate dalla Casa Bianca. Dopo un primo tentativo di organizzare un’edizione pirata del romanzo attraverso un piccolo editore di New York (la prima ufficiale in russo, di Feltrinelli, sarà del 1961), la Cia contattò il servizio segreto olandese con cui aveva stretti rapporti e nel settembre 1958 il primo Dottor Živago in russo uscì da Mouton all’Aia. Si parla di pochissime copie, un migliaio: 200 restarono a Washington, 200 furono mandate a Francoforte, 100 a Berlino, 100 a Monaco, 25 a Londra e dieci a Parigi. Il pacco più grande, con 365 libri, fu inviato a Bruxelles per essere distribuito all’Expo internazionale attraverso il padiglione del Vaticano.
L’operazione suscitò le ire di Giangiacomo Feltrinelli che deteneva i diritti dell’opera e i primi sospetti sul coinvolgimento della Cia. La quale, però, come testimonia un telegramma del direttore Dulles riportato dal «Washington Post», valutò che la pubblicazione, nonostante tutto, era valsa la pena.
Dopo questa tiratura iniziale, l’agenzia cominciò a programmare una nuova pubblicazione, questa volta clandestina, del volume. «Dati i problemi di sicurezza, legali e tecnici, si raccomanda che un’edizione tascabile venga stampata al quartier generale (della Cia, ndr ) utilizzando il primo testo Feltrinelli e attribuendolo a un editore fittizio», rivela una nota. Nel luglio 1959, novemila copie del Dottor Živago vennero pubblicate in due volumi, perché fosse più facile nasconderli, e attribuite alla fittizia Société d’Edition et d’Impression Mondiale di Parigi. Il libro di Finn e Couvée promette di combinare tasselli sparsi, ma è difficile credere che il mistero di Živago sia davvero risolto.
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