Bonus sull’Irpef da 35 a 77,50 euro al mese

by redazione | 18 Aprile 2014 9:26

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ROMA — È un bonus quello che sarà riconosciuto ai lavoratori dipendenti e collaboratori per ridurre l’Irpef: il datore di lavoro preleverà l’importo per il lavoratore dalle trattenute che deve versare. Per gli «incapienti» (redditi fino a 8 mila euro lordi) sarà pari al 3,5% del reddito, potendo arrivare fino a un massimo di 35 euro mensili, da maggio a dicembre. Il meccanismo del 3,5% del reddito vale fino a 17.714 euro. Poi lo sconto si attesta a 620 euro tra i 17.714 euro e i 24.500 euro: 77,5 euro mensili. Quindi scende progressivamente fino a ridursi a zero sulla soglia dei 28 mila euro. Quanto all’Irap, l’aliquota scenderà dal 3,9% al 3,5% a regime, cioè nel 2015. Per quest’anno al 3,75%. Per le banche scenderà dal 4,65 al 4,20%, per le assicurazioni dal 5,90 al 5,30%.
La manovra sarà finanziata, tra l’altro, da tagli alle spese sanitarie per un miliardo nel 2014 e una sforbiciata da 150 milioni al programma degli aerei F35, e per ben 600 milioni dai provvedimenti «anticasta». A sorpresa il prelievo sulle banche non verrebbe dal raddoppio dal 12% al 24% della tassazione sulla rivalutazione delle quote di Banca d’Italia, su cui pendono dubbi di costituzionalità ma dal pagamento del tributo con l’aliquota del 12% in una sola soluzione anziché in tre rate. Maggiore incasso nel 2014: 600 milioni.
Si è lavorato tutta la notte ieri al ministero dell’Economia per mettere a punto il decreto sotto la guida del premier. Ulteriori cambiamenti sono possibili prima del consiglio che potrebbe tenersi tra la tarda mattinata di oggi e il pomeriggio. Ma vediamo i tagli prospettati. Circa un miliardo verrebbe dalla riduzione del 5% dei contratti in essere per gli acquisti della P.a. (esclusa la sanità) e dalla riorganizzazione dei centri di spesa per aggregatori. Gli esborsi sanitari subirebbero un taglio di 200 milioni nel 2014 (500 nel 2015) aggiuntivi rispetto a quelli programmati. Non viene quantificato il risparmio proveniente dai nuovi tetti alla spesa farmaceutica mentre il Fondo della Sanità si riduce di 868 milioni nel 2014 (1.508 nel 2015).
Dal primo maggio i dirigenti apicali della P.a. non potranno guadagnare più di 239 mila euro lordi annui, il tetto per i capidipartimento sarà 185.640, per le prime fasce 109.480, per le seconde fasce 95.200. Sono compresi nella misura organi costituzionali, Banca d’Italia e Autorità indipendenti, nonché magistratura e Servizio sanitario. Il taglio riguarda le società a partecipazione pubblica ma non le quotate né quelle emittenti strumenti finanziari (Fs o Poste). Viene posto un limite dello 0,4% della spesa per il personale assunto, alle consulenze, e dello 0,3% all’assunzione di co.co.co. La spesa per l’acquisto e la manutenzione di autovetture non potrà superare quella del 2011. È prevista la revisione dei contratti di locazione della P.a. e la ricerca prioritaria di nuovi immobili tra quelli pubblici. Da una minore illuminazione pubblica arriveranno almeno 100 milioni nel 2015. I comuni dovranno dismettere le municipalizzate in rosso da 2 anni.
Passando alle spese della «casta», la presidenza del Consiglio taglierà 20 milioni nel 2014 (24 nel 2015). Dalla Difesa verranno 200 milioni nel 2014 (900 nel 2015), di cui 150 dagli F35. A Presidenza della Repubblica, Senato, Camera e Corte costituzionale vengono chiesti tagli di spesa non inferiori a 51,3 milioni nel 2014 (135,2 nel 2015). Da Cnel e organi di autogoverno della magistratura per 15,6 milioni nel 2014 (39,7 nel 2015). A Regioni e enti locali viene «suggerito» di ridurre indennità, gettoni presenza e rimborsi spese. Chi non ottempera verrà penalizzato con un taglio dei trasferimenti. Le società a totale controllo pubblico vengono sottoposte a tagli lineari del 2,5% quest’anno (4% l’anno prossimo). La Rai contribuisce versando allo Stato il 10% del canone. Cospicuo il capitolo dei tagli ai trasferimenti alle imprese, ferrovie comprese, che dovrebbe cifrare circa un miliardo. Ridotti i finanziamenti a patronati e Caf per 67 milioni (100 nel 2015).
L’ultima bozza del decreto comprende l’aumento della tassazione delle rendite finanziarie al 26%. Ma anche un ventaglio di altre possibili micromanovre fiscali, dalla reintroduzione dell’Imu sui fabbricati rurali alla revisione della accise, tra le quali il governo si riservava di at tingere.
Antonella Baccaro

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