Blindati di Kiev a est, disarmati dai filorussi

by redazione | 17 Aprile 2014 9:05

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Tank impan­ta­nati, o fermi, di fronte a per­sone che cir­con­dano il mezzo; sol­dati ammas­sati sopra, alcuni in posa quasi pla­stica, di inat­ti­vità, come di fronte alla tele­ca­mera di Michal­kov. Qual­che carro armato ha già cam­biato ban­diera, via l’insegna gial­lo­blu, quella ucraina, al suo posto la ban­diera russa. Altre foto dimo­strano come sol­dati ucraini e per­sone siano intente a chiac­chie­rare, come vogliono le migliori tra­di­zioni da que­ste parti, l’arte del rac­conto, della sto­ria; qual­cuno astu­ta­mente porta del cibo ai sol­dati, sup­po­sti «nemici».

Un uomo rivolto ai mili­tari, urla: «Siamo mina­tori, vediamo la morte ogni giorno». La domanda impli­cita è: mica ci vor­rete spa­rare? È la «stramba guerra civile», o quasi, in corso nelle regioni orien­tali dell’Ucraina. Mar­tedì il governo di Kiev aveva lan­ciato l’operazione «anti­ter­ro­ri­smo», rati­fi­cata ieri dal par­la­mento di Kiev. Tutto è par­tito in modo rapido con la con­qui­sta — e 4 morti — dell’aeroporto di Kra­ma­torsk, estremo oriente del paese. Ma ieri tutto si è pian­tato, almeno pare. La città ha rice­vuto i mili­tari ucraini cir­con­dan­doli, fer­man­done il passo, mani­fe­stando la pro­pria volontà a pro­te­stare con­tro il governo di Kiev, legit­ti­mato a dir loro, dall’acclamazione di una piazza che non hanno mai amato. Sono rus­so­foni, ma non solo. Secondo Kiev ieri almeno sei blin­dati sareb­bero stati con­qui­stati dai filo russi, ma quanto deve affron­tare la capi­tale ucraina è l’onta somma per un mili­tare: l’ammutinamento. Testi­moni rac­con­tano di sol­dati che di fronte alle per­sone comuni, non certo i «ter­ro­ri­sti» filo Mosca, deci­dono di non agire, di fermarsi.

È la strana guerra civile, che riba­di­sce il pro­prio copione. Colpi di mano, potenti e ral­len­ta­menti, che com­por­tano un’altra mossa da parte dell’avversario. Kiev mostra un segno di debo­lezza, lasciando i pro­pri sol­dati in balia di città ostili e Done­tsk ne appro­fitta. Nella regione i filo russi hanno occu­pato altri edi­fici gover­na­tivi e hanno riba­dito a gran voce la pro­pria voglia di refe­ren­dum da svol­gersi il pros­simo 11 maggio.

E sem­pre da Done­tsk, arri­vano le noti­zie di altre defe­zioni, insieme all’accusa di Kiev, secondo cui è Mosca ad aver ordi­nato ai filo russi coa­diu­vati da sol­dati veri, di spa­rare sui mili­tari ucraini. E sem­pre a Kra­ma­torsk, nel pome­rig­gio, è arri­vata la noti­zia di un’altra for­ma­zione dell’esercito ucraino che si sarebbe ammu­ti­nata e si sarebbe unita ai sepa­ra­ti­sti filorussi.

I 10 mezzi blin­dati, nelle imma­gini tra­smesse sui siti web, attra­ver­sano la città sven­to­lando ban­diere russe. «Ora la Repub­blica popo­lare di Done­tsk ha il suo eser­cito, i suoi parà», ha dichia­rato uno dei lea­der del locale movi­mento filo­russo, Miro­slav Rudenko. Parti delle forze dispie­gate da Kiev nel qua­dro dell’operazione anti­ter­ro­ri­smo nell’est del paese sareb­bero pas­sate dall’altra parte. Scene ana­lo­ghe nella vicina Sla­viansk, dove 300 sol­dati si sareb­bero «arresi», secondo fonti filo­russe citate da Interfax.

La situa­zione è deli­cata e forse per que­sto, il mini­stro della Difesa ucraino Mikhail Koval «è andato nell’est del Paese e farà un rap­porto su quello che suc­cede là».

Chi non sem­bra mol­lare la presa e prova a sfrut­tare la situa­zione che si è venuta a creare, nono­stante l’insuccesso, ad ora, dell’operazione mili­tare del governo di Maj­dan, è la Nato. Ieri al ter­mine di una riu­nione del con­si­glio, il segre­ta­rio gene­rale uscente Rasmus­sen ha annun­ciato che è stato rag­giunto un accordo su un pac­chetto di «ulte­riori misure mili­tari per raf­for­zare la nostra difesa col­let­tiva e dimo­strare la forza di soli­da­rietà dell’Alleanza». In par­ti­co­lare «avremo più aerei in volo, più navi in acqua e più pron­tezza a terra». Rasmus­sen ha detto che ci saranno più voli di con­trollo sulla regione bal­tica e che le navi dell’Alleanza saranno schie­rate sul Mar Bal­tico, nel Medi­ter­ra­neo orien­tali «e altrove, se richiesto».

Per­so­nale mili­tare dai Paesi mem­bri sarà dispie­gato «per aumen­tare la pre­pa­ra­zione, la for­ma­zione e le eser­ci­ta­zioni». Inol­tre i piani di difesa «saranno rivi­sti e raf­for­zati». Le misure annun­ciate saranno appli­cate «imme­dia­ta­mente» e ver­ranno aumen­tate, «se neces­sa­rio, nelle set­ti­mane e nei mesi pros­simi».
Il segre­ta­rio gene­rale dell’Alleanza ha spie­gato che «le nostre deci­sioni di oggi riguar­dano la difesa, la deter­renza e l’allentamento della ten­sione» in Ucraina. Rasmus­sen ha riba­dito l’invito alla Rus­sia «a essere parte della solu­zione, di inter­rom­pere le azioni per desta­bi­liz­zare l’Ucraina, di riti­rare le truppe dai con­fini e di chia­rire che non sostiene le azioni vio­lente delle mili­zie ben armate dei sepa­ra­ti­sti filo-russi».

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