by redazione | 5 Aprile 2014 8:46
ROMA — La Banca centrale europea ( Bce ) potrebbe decidere di acquistare titoli pubblici e privati per circa 1000 miliardi, 80 miliardi al mese per un anno, puntando a ottenere un incremento dell’inflazione tra 0,2 e 0,8 punti. A dirlo è il quotidiano tedesco «Frankfurter Allgemeine Zeitung» (Faz) all’indomani dell’annuncio fatto dal presidente Mario Draghi sull’unanime convinzione del consiglio direttivo in merito all’attuazione di un programma di stimolo all’economia, così da contrastare i rischi di una prolungata fase di bassa crescita dei prezzi e di ristagno. L’indiscrezione, che si è subito diffusa alimentando l’euforia dei mercati per un piano così consistente di interventi, è stata però in serata ridimensionata dalla stessa Eurotower. La Bce e l’Eurosistema «continueranno le riflessioni sui vari scenari che verranno fatti» si fa sapere da Francoforte. Il fatto è che le indiscrezioni diffuse dalla Faz sono relative a uno dei vari, possibili scenari studiati dagli economisti della Banca e da altri esperti specializzati, anche se forse a quello più improbabile.
La nota ufficiale, rilevando come la questione si ancora tutta da studiare, sembra dunque far emergere anche una certa irritazione per la corsa in avanti del quotidiano, da sempre portatore delle tesi più conservative, care alla Bundesbank, sul mandato della Bce. Tanto più che l’articolo della Faz, citando come fonte un esponente della Banca centrale, esprime dubbi e si domanda se «il mercato del debito privato in Europa sia grande abbastanza per il quantitative easing». Il consiglio «è stato unanime nel suo impegno a usare anche misure non convenzionali», precisa di rimando la nota ufficiale dell’Eurotower.
Anche Draghi, del resto, giovedì aveva più volte, nel corso della conferenza stampa al termine del consiglio direttivo, posto l’accento sulla compattezza nell’impegno ad attuare se necessario misure anticonvenzionali, quali appunto il quantitative easing, cioè l’acquisto di titoli pubblici e privati per allargare la massa monetaria. Una compattezza che accoglieva l’ammorbidimento della posizione del presidente della Bundesbank Jens Weidmann. C’è da vedere se i dubbi espressi dalla Faz entreranno anche nel dibattito tra i governatori dell’Eurozona. «Non abbiamo discusso i dettagli perché non ce n’erano le condizioni, vediamo come va e se dovremo utilizzare quegli strumenti», ha affermato ieri il vicepresidente della Bce Vitor Costancio.
Fatto sta che ieri i mercati hanno continuato a salutare con favore l’ipotesi di un intervento di sostegno all’economia della Bce: lo spread fra i rendimenti dei Btp decennali e i Bund tedeschi di uguale durata ha chiuso a 162 punti dopo essere sceso a quota 159 punti, il più basso da tre anni, mentre il tasso dei Buoni è calato al 3,17% dopo essere diminuito al 3,15%, il minimo storico dall’introduzione dell’euro. Piazza Affari, in una giornata che ha visto tutte le Borse europee chiudere in rialzo, ha realizzato un guadagno dello 0,83% a 22.175 punti (indice Ftse Mib).
Tornando al possibile piano di quantitative easing, giovedì Draghi aveva affermato che «vi sono ovviamente varie preferenze su quale tipo di operazione sia più efficace. Continueremo a lavorarci nelle prossime settimane». Il presidente della Bce si era soffermato sulla possibilità di acquistare debiti privati ipotizzando il rilancio degli Abs, cioè i titoli garantiti da prodotti come mutui e prestiti, un mercato congelato dopo la crisi del 2007 e che richiede una revisione della normativa, che al momento non distingue fra gli «Abs» semplici, quelli più affidabili, e i prodotti estremamente strutturati. Su questo punto però «la Bce presenterà assieme alla Bank of England un paper ai prossimi incontri del Fondo monetario internazionale» a Washington.
Stefania Tamburello
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