Assedio alle roccaforti rosse La strategia mirata di Grillo
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MILANO — All’attacco delle roccaforti della sinistra. Dopo Piombino, Siena. Con un déjà-vu da Tsunami Tour. Stesso luogo del 2013, di fatto ancora in campagna elettorale. Beppe Grillo torna nella città del Palio e, come un anno fa, imperversa. Un intervento, il suo all’assemblea dei soci del Monte dei Paschi, che è un vero e proprio show. Prima ancora di sedersi in sala, spiega che «questa è la mafia del capitalismo, non la Sicilia: qui siamo nel cuore della peste rossa e del voto di scambio». Il capo politico del Movimento ripete le accuse mosse ai vertici della banca e del Pd (chiedendo un processo per i leader «dal 2005 a oggi»). Lancia i suoi affondi contro l’ex presidente Giuseppe Mussari («incapace anche di fare un bonifico») e contro quello in carica Alessandro Profumo. «Bocciate questo bilancio, mandate a casa questo cda», è il suo invito. Con Profumo, poi, c’è un botta e risposta. Grillo parla — come l’anno scorso — del banchiere come di un ex casellante e dice: «È ora che finisca la sua magnifica carriera». Stavolta, però, il presidente di Mps, che nel 2013 aveva preferito non rispondere agli attacchi personali, replica. «Non ho mai fatto il casellante — chiarisce —, sono entrato in banca a vent’anni come bancario e per anni ho firmato tante cambiali». E stuzzica il leader pentastellato dopo l’intervento. «Lei è sempre così emozionato, stia attento perché le potrebbe venire qualche accidente». Schermaglie di parole, con un Grillo a tutto campo anche con i media (con echi romani: i Cinque Stelle hanno chiesto di modificare in senso restrittivo la libertà di movimento dei giornalisti a Montecitorio, suscitando le reazioni dell’Ordine del Lazio e di Stampa parlamentare). «Sono mortificato per il vostro lavoro perché lo dobbiamo fare noi. Fate domande inutili, siete impreparati», dice ai cronisti e annuncia: «Toglieremo albo dei giornalisti e rimborsi agli editori».
Non manca la politica nell’invettiva. «La vera dittatura è un Parlamento non eletto da nessuno, un premier non eletto da nessuno con Napolitano che è sopra e gestisce questa roba che arriva dalla troika ». Definisce Silvio Berlusconi «l’oltretomba», poi si scaglia anche contro Matteo Renzi: «Gli ottanta euro? Sono mero cinismo». Poi l’orizzonte di Grillo si sposta verso le Europee. Bersaglia ancora il premier — «Ha già perso, ha solo bluffato clamorosamente in tutti questi mesi» — e dice che il Movimento stupirà. Il volto «ecumenico» dei Cinque Stelle — come più volte l’ha bollato il leader — si vede proprio dalle candidature alle Amministrative. Il tentativo di erosione della sinistra in Toscana si legge anche tra i papabili sindaci pentastellati. Da Daniele Pasquinelli, operaio della Lucchini a Piombino, a Fabio Cibecchini, ex consigliere comunale Ds a Certaldo, passando a Gianni Frizzi a Vinci (un passato come sindacalista nella Cgil). L’attenzione ai temi del lavoro si percepisce anche nella scelta di altri aspiranti primi cittadini: altri operai in lizza a Collesalvetti e Greve in Chianti. Attualmente senza impiego è invece Miriam Amato, che guida i Cinque Stelle a Firenze. Come lei anche Mariangela Verdolini, a Prato. Una certa capacità di adattarsi al territorio, di essere trasversali nelle candidature sembra la cifra del Movimento in questa tornata elettorale. Un Movimento che apre le porte anche a chi vanta già trascorsi in politica. Come Riccardo Mercante, ex consigliere provinciale idv a Teramo, in corsa in Abruzzo. O Vincenzo Rizzi, ex tesserato pd, a Foggia. O come gli aspiranti europarlamentari Paolo Angelini (già candidato con Di Pietro), Paola Sobbrio (schierata nel 2012 alle Comunali a Marsala) e Francesco Rossi (ex coordinatore del Movimento giovani padani di Parma).
Emanuele Buzzi
Emanuele Buzzi
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