by redazione | 30 Aprile 2014 9:20
Chi ha ucciso Eliecer Otaiza? L’ex direttore dell’intelligence venezuelana, 49 anni, figura storica del chavismo, è stato ucciso sabato a colpi di pistola. Il corpo è stato ritrovato, privo di documenti, nella zona di El Hatillo e portato alla camera mortuaria di Caracas, dov’è stato identificato.
Secondo le prime ricostruzioni, è stato ammazzato mentre si trovava in macchina nel quartiere di Baruta (stato di Miranda), vicino a Caracas. Jorge Rodriguez, sindaco del municipio Libertador di cui Otaiza era consigliere ha decretato cinque giorni di lutto nella capitale.
E ieri il parlamento, dov’è stata allestita la camera ardente, ha sospeso la seduta per inaugurare il primo dei tre giorni di veglia. Le massime autorità hanno ricordato il percorso di Otaiza a fianco di Hugo Chavez (morto il 5 marzo del 2013), che di lui parla nel libro Cuentos del Arañero. Chavez racconta che il giovane tenente Otaiza lo andò a trovare vestito da donna per farlo evadere dal carcere, dov’era finito per aver diretto la ribellione civico-militare del 4 febbraio 1992.
Poi non se ne fece niente, ma il 27 novembre di quello stesso anno Otaiza partecipò al secondo momento di quella ribellione, diretta contro il governo del presidente socialdemocratico Carlos Andrés Pérez. Anche quel tentativo fallì e Otaiza scampò per un pelo alla morte: si prese quattro fucilate in pieno petto, ma sopravvisse, venne arrestato e rimase in carcere con Chavez fino al ’94, quando usufruì dell’amnistia. Da allora seguì le vicende politiche dell’ex tenente colonnello, che vinse le elezioni nel 1998.
Otaiza fece parte del Movimento quinta repubblica (Mvr) e fu tra i partecipanti all’Assemblea costituente del 1999. Il nome Repubblica bolivariana si deve a lui. Lo ha ricordato nel 2013 il presidente Nicolas Maduro, quando gli ha conferito un’onorificenza.
Sulle cause della morte di Otaiza è in corso un’inchiesta e non ci sono al momento posizioni ufficiali. Il sospetto che possa trattarsi di un omicidio politico è però presente. “Compagno Eliecer sarai vendicato”, ha scritto in twitter la ministra del sistema Penitenziario, Iris Varela. E Maduro ha rilevato “le strane circostanze dell’assassinio”. Il municipio Baruta è fra quelli che hanno animato le proteste violente contro il governo, che durano da oltre due mesi e hanno provocato 41 morti e oltre 650 feriti. Attualmente è in corso il dialogo tra governo e opposizione, sotto l’egida della Unasur e del Vaticano. Ieri, Maduro ha ringraziato papa Bergoglio per l’atteggiamento preso: ovvero per non aver appoggiato, lancia in resta, la bellicosa Conferenza episcopale venezuelana, da sempre schieratissima con l’opposizione.
La delegazione venezuelana venuta ad assistere alla canonizzazione dei due papi ha regalato a Bergoglio il Plan della Patria, il programma di governo approvato dal parlamento. Contiene le linee strategiche del modello socialista, che l’opposizione vorrebbe azzerare. I colloqui, giunti al terzo round, stanno disinnescando il protagonismo degli oltranzisti, anche se persistono punti caldi, soprattutto nello stato Tachira, alla frontiera con la Colombia. “L’attacco terrorista ha bruciato 9 unità di trasporto pubblico nel Tachira, che davano da vivere a famiglie povere. Allerta”, ha scritto in twitter il capo del comando operativo della Forza armata, Vladimir Padrino Lopez. Il timore è che l’estrema destra decida di passare a un’altra fase destabilizzante, basata sull’omicidio politico. Ieri, il noto giornalista José Vincente Rangel, sempre ben informato, è tornato ad accusare l’Agenzia per la sicurezza Usa (Nsa), al centro dello scandalo per le intercettazioni illegali (Datagate). Gli Usa, ha detto, hanno rafforzato la sorveglianza sul governo venezuelano per intossicare l’informazione e manipolare la vita politica.
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