Verso il referendum: esercitazioni russe sui confini, Usa in Polonia

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Si scalda l’area, con la pre­senza di mili­tari sem­pre più mas­sic­cia sui con­fini e nei paesi limi­trofi all’Ucraina. Ieri la Rus­sia ha annun­ciato una serie di eser­ci­ta­zioni, men­tre sei F-16 ame­ri­cani sono atter­rati nella base di Lask in Polonia.

Entrambi gli schie­ra­menti dun­que pro­vano a sfog­giare la pro­pria forza, con­sa­pe­voli che il post refe­ren­dum in Cri­mea, il cui esito appare scon­tato, si gio­cherà sopra­tutto attra­verso una guerra dei nervi. Pre­senza, anche in massa, ma zero pro­vo­ca­zioni, sem­bra essere l’allerta data alle truppe, da una parte e dall’altra. Nel men­tre pro­se­guono i dia­lo­ghi, che però sem­brano già rivolti al post refe­ren­dum: nes­suno sem­bra cre­dere ad una solu­zione che possa arri­vare in que­ste poche ore che man­cano alla consultazione.

Il primo dato riguarda la visita del pre­mier di Maj­dan Yatse­niuk negli Stati Uniti. Il «coni­glio» come viene chia­mato per la somi­glianza con un car­tone ani­mato di epoca sovie­tica, è stato pro­mosso a pieni voti, sia dall’amministrazione Usa, sia dai suoi sup­por­ter locali. Con Obama Yatse­niuk ha par­lato del futuro e biso­gnerà capire quanto peserà que­sto appog­gio di Washing­ton alle pros­sime pre­si­den­ziali del 25 mag­gio. Intanto «Yats» incassa anche il giu­di­zio posi­tivo di chi conta di più in que­sti fran­genti, ovvero chi fa girare i soldi: il Fondo monetario.

Ha incon­trato anche Lagarde, la numero uno, a Washing­ton. Quest’ultima ha riba­dito la posi­zione del Fmi: «Deter­mi­nati ad aiu­tare l’Ucraina nel suo cam­mino verso la sta­bi­lità eco­no­mica e la pro­spe­rità». Secondo le stime del governo di Kiev, l’Ucraina potrebbe avere biso­gno di circa 35 miliardi di dol­lari per fare fronte alle esi­genze finan­zia­rie dei pros­simi anni. Una somma che potrebbe essere rag­giunta con le risorse messe sul piatto dal Fmi, dalla Banca mon­diale e dalla Com­mis­sione Ue.

Europa che si è rifatta sotto, ieri, da un punto di vista dia­let­tico, rispetto alla con­tro­parte Putin. Mer­kel si è espressa ancora una volta in modo molto chiaro sia sulle pos­si­bi­lità, sia circa le con­se­guenze che ten­gono conto dei rap­porti pri­vi­le­giati tra Ber­lino e Mosca: «L’integrità ter­ri­to­riale dell’Ucraina — ha spe­ci­fi­cato Mer­kel — non è nego­zia­bile». Per que­sto, ha aggiunto, non si può scar­tare l’ipotesi di san­zioni eco­no­mi­che a Mosca: «Nes­suno di noi vuole arri­vare a que­ste misure», ha affer­mato, inter­ve­nendo al Bun­de­stag. «Ma tutti saremmo pronti ad adot­tarle con deci­sione se fos­sero inevitabili».

E oggi dovrebbe anche essere il giorno dell’incontro tra il segre­ta­rio di Stato Usa, Kerry e il mini­stro degli esteri Lavrov: ieri Kerry ha chia­mato Lavrov, per discu­tere alcune pro­po­ste «per nor­ma­liz­zare la situa­zione e rag­giun­gere la pace» in Ucraina. Oggi potrebbe essere deci­sivo l’incontro tra i due, per dise­gnare la tra­iet­to­ria del post referendum.

Ei ieri da Vienna è rim­bal­zata una noti­zia che potrebbe costi­tuire un segnale impor­tante delle par­tite in corso anche in Ucraina. L’oligarca ucraino Dmy­tro Fir­tash è stato arre­stato nella sua villa nel quar­tiere di Maga­re­ten a Vienna su richie­sta dell’Fbi ame­ri­cana. Lo ha reso noto l’agenzia di stampa austriaca Apa pre­ci­sando che il miliar­da­rio, sotto inchie­sta negli Stati Uniti sin dal 2006 per i suoi rap­porti con il «boss» russo Semion Mogi­le­vich, è accu­sato di atti­vità nella cri­mi­na­lità orga­niz­zata. Fir­tash, che ha 48 anni, ha costruito il suo impero nei set­tori della chi­mica e del gas, in stretto con­tatto con la Rus­sia. Negli ultimi anni è stato vicino a Vik­tor Yanu­ko­vich, ed ha com­bat­tuto una duris­sima bat­ta­glia con­tro Tymo­shenko. Da notare che Fir­tash ha da poco (a fine gen­naio) rile­vato da Intesa San­paolo, per 74 milioni di euro Pra­vex Bank (Intesa l’aveva pagata 490 milioni, nel 2008).



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