Truppe al confine ucraino Poi Putin telefona a Obama per avviare una trattativa
La Russia ha già ammassato cinquantamila uomini «Per allentare la tensione alla frontiera tra Russia e Ucraina e avviare una “de-escalation”, è necessario che Mosca ritiri le truppe che ha ammassato lungo le frontiere orientali e avvii un negoziato diretto col governo di Kiev». Mentre da Roma si sposta in Medio Oriente per affrontare un difficile confronto col regime saudita, Barack Obama torna a incalzare Vladimir Putin.
Non è la prima volta che il presidente americano, allarmato dalle manovre dell’esercito russo, chiede un passo indietro immediato. Ma ancora tre giorni fa, parlando con la stampa dopo il G7 dell’Aja e dopo il vertice con l’Ue, il leader Usa aveva usato un tono più pacato: aveva chiesto sì, a Mosca di smettere di ammassare truppe, ma aveva anche riconosciuto che sul suo territorio un Paese può fare quello che vuole. Ieri, invece, Obama è sembrato più incalzante. In serata, Putin ha telefonato al presidente americano, per discutere la proposta Usa di soluzione diplomatica, e al segretario generale dell’Onu Ban Ki-Moon, al quale ha assicurato di non avere «alcuna intenzione di effettuale ulteriori movimenti di truppe in Ucraina». La Casa Bianca ha ribadito che la via diplomatica è possibile solo a patto che le truppe russe vengano ritirate dal confine e ha chiesto che Mosca metta per iscritto una «risposta concreta». Il segretario di Stato Usa John Kerry e il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov si incontreranno la prossima settimana per discutere ulteriori passi.
Il motivo di questo cambio di passo va probabilmente ricercato nelle analisi sulla composizione e l’attività delle truppe russe alla frontiera fatte dai servizi di intelligence americani: Washington ritiene che le stime degli ucraini (100 mila uomini ammassati in prossimità del confine) siano eccessive. Fosse vero, sarebbe un contingente pari a più della metà della forza (180 mila uomini) usata 11 anni fa dagli americani per occupare l’intero Iraq. Ma anche i 50 mila soldati stimati dall’intelligence Usa sono moltissimi: una forza imponente, il cui dispiegamento non si giustifica con una semplice esercitazione, come sostengono i russi. Tanto più che negli spostamenti di questa forza militare non c’è traccia delle manovre tipiche di una campagna di addestramento. Di più: secondo quanto riferito al Wall Street Journal da una fonte del governo Usa anonima ma autorevole, a preoccupare è il fatto che le truppe russe cercano di nascondere la loro posizione, sottraendosi all’occhio dei satelliti-spia. E gli imponenti servizi logistici messi in campo fanno pensare all’intenzione di creare canali di rifornimento delle truppe destinati a durare molto tempo.
Obama è abbastanza esplicito nello spiegare i suoi sospetti: in un’intervista alla tv Cbs , dice che la situazione sul campo non è compatibile con uno scenario di esercitazioni. Ma non dà nemmeno per scontato che Putin, dopo essersi annesso la Crimea, sia deciso a invadere l’Ucraina Orientale: «Potrebbe trattarsi solo di una intimidazione, ma è anche possibile che Mosca abbia altri piani». È vero che il ministro della Difesa russo, Sergej Shoigu, ha rassicurato il collega americano Chuck Hagel: «Non intendiamo invadere l’Ucraina». Ma non sarebbe la prima volta che Mosca si comporta in modo difforme rispetto agli impegni presi. L’intelligence Usa ammette di non disporre di elementi per capire le reali intenzioni di Putin dopo un’annessione della Crimea che ha isolato Mosca davanti alla comunità internazionale, ma che piace ai russi, che sembrano sotto l’influsso di un’ondata di orgoglio nazionalista. Un timore espresso dallo stesso Obama quando dice di essere consapevole che Putin, così come molti russi, non ha digerito la dissoluzione dell’Urss nel 1991 e si è convinto che allora l’Occidente abbia approfittato della situazione che si era creata in una fase di vulnerabilità della Russia.
Intanto, un avvertimento a Mosca è arrivato ieri notte da Moody’s, che ha messo sotto sorveglianza per una riduzione il rating del debito della Russia «a causa dell’incertezza innescata dalla crisi ucraina», dopo che nei giorni scorsi Standard & Poor’s e Fitch hanno rivisto al ribasso l’outlook da stabile a negativo.
Gli analisti di Washington sono ormai convinti che Putin ha lungamente preparato la sua offensiva «revanchista» e non sanno dove si arresteranno le sue ambizioni neo imperiali: «Il rischio — ammonisce Obama — è che Mosca interpreti male la posizione dell’Occidente» senza capire che «Washington non ha interesse rilevante in Ucraina né ha intenzione di accerchiare la Russia». Ma nuove invasioni che fanno a pezzi l’attuale ordine internazionale basato sulla legalità rappresenterebbero un vero salto nel buio.
Massimo Gaggi
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