by redazione | 19 Marzo 2014 11:38
Le nuvole di polvere che avvolgono il cantiere Tav di Chiomonte in val Susa nelle belle giornate di sole sono visibili da chilometri di distanza. Per questa ragione i dati recentemente prodotti da Ltf, la società responsabile della parte internazionale della ferrovia Torino-Lione, relativi alle polveri sottili che si spargono sul territorio tracciano un quadro a tinte fosche.
Ogni giorno, da marzo a settembre 2013, sono stati effettuati da un centralina campionamenti sulla qualità dell’aria; quasi centonovanta giorni di analisi durante i quali sono stati rilevati ottantotto sforamenti di Pm 10, Materia Particolata. La pericolosità di queste micropolveri è connaturata alla loro composizione chimica, ma in generale la comunità scientifica non ha difficoltà a ritenere che possano essere fonte di patologie quali asma e affezioni cardio-polmonari. La normativa vigente prevede che gli sforamenti giornalieri complessivi non possano essere superiori a trentacinque nell’arco di un anno. I risultati quindi non lasciano molti margini di interpretazione: in soli sei mesi di analisi i limiti sono stati superati di quasi tre volte. Una proiezione media annuale di questi dati porta ad un numero di sforamenti pari a centosettanta giornate.
Questi numeri sono stati definiti «grezzi» da Ltf, che aggiunge: «Le rivelazioni normate hanno sempre evidenziato concentrazioni molto inferiori». Inoltre le polveri generate dagli scavi sarebbero meno pericolose di quelle emesse dal traffico veicolare.
Il cantiere ove si sta bucando la montagna è situato in val Clarea, valle parallela alla val Susa. A poche centinaia di metri dallo scavo corre l’autostrada e, come sostenuto dagli estensori dei dati, il traffico potrebbe incidere sui risultati ottenuti. Ma i dati relativi agli stessi periodi di campionamento, rilevati nel 2011 e 2012, periodi di approntamento del cantiere e prime opere, evidenziano una progressione costante negli sforamenti. Ad esempio due anni fa il superamenti dei limiti di legge erano uno ogni dieci giorni campionati, lo scarso anno si è arrivati ad un giorno su due. A questo si aggiunga che il traffico veicolare lungo l’autostrada gestita dalla Sitaf non pare essere aumentato, ed anzi in dieci anni il numero di passaggi è diminuito del 10% circa. Cosa potrebbe esserci quindi alla base di una situazione che appare allarmante? Forse l’intenso utilizzo di mezzi militari, notoriamente molto inquinanti, potrebbe aver influito su dati finali. Ma questi sono pur sempre un sottoprodotto del cantiere, quindi non eliminabili e comunque il periodo preso in esame non aveva ancora in corso d’opera lo scavo del tunnel con l’utilizzo della enorme talpa ora presente nella montagna. Luca Giunti, tecnico della Comunità Montana, commenta: «Questa non è una situazione inusuale in Italia, purtroppo. Si pensi a una città come Torino che ogni anno si trova con sforamenti oltre i limiti di legge già prima dell’inizio della primavera. Noi tecnici quindi non possiamo che prendere atto dei numeri e delle rassicurazioni fornite da Ltf, che non ci tranquillizzano. Faccio appello all’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale e al sindaco di Chiomonte affinché monitorino una situazione che mi appare molto preoccupante. Chiediamo che venga rispettata la legge, se il cantiere genera quel surplus che rende la situazione pericolosa devono essere presi dei provvedimenti».
Il dato inquietante sulla produzione di polveri sottili presente nel cantiere di Chiomonte giunge inaspettato, e non è l’unica novità nell’intricata vicenda Tav in val Susa. La passata settimana Mauro Moretti, amministratore delegato di Ferrovie dello Stato, ha «promosso» l’ingegnere Marco Rettinghieri alla direzione tecnica di Italferr. Mossa inattesa e fortemente simbolica. Due esponenti minori del Pd, Stefano Esposito e Davide Borioli, hanno accusato senza mezze misure Mauro Moretti di boicottaggio della Torino-Lione. Ma secondo altri esponenti torinesi di area renziana l’ostinato silenzio del capo del governo sulla vicenda alta velocità sarebbe volto a una progressiva disarticolazione della tratta , ormai considerata antistorica. Cancellazione che porterebbe a un sostanzioso vantaggio per le disastrate casse del Paese.
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