Speedy Renzi e la lumaca Hollande

by redazione | 16 Marzo 2014 18:45

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Appro­fit­tare dell’opportunità di una Com­mis­sione a fine corsa e della minac­cia di un’esplosione del voto popu­li­sta alle euro­pee di mag­gio per far avan­zare l’idea che un’Europa più attenta alla vita dei cit­ta­dini è pos­si­bile. È que­sto l’obiettivo comune di Fran­cia e Ita­lia, anche se i due paesi lo decli­nano in due stili com­ple­ta­mente diversi: la fretta per il nuovo pre­mier ita­liano, la poli­tica dei pic­coli passi – peral­tro finora disa­strosa — per il pre­si­dente francese.
Fra­nçois Hol­lande ha rice­vuto ieri all’Eliseo Mat­teo Renzi, per la prima tappa di un mini-tour euro­peo del neo-presidente del con­si­glio ita­liano, che lunedì sarà a Ber­lino, in vista del Con­si­glio euro­peo di Bru­xel­les di gio­vedì e venerdì. Renzi ha rice­vuto a Parigi una lezione di pru­denza: non a caso Hol­lande, che ha sot­to­li­neato che da due anni cerca di rio­rien­tare l’Europa verso la cre­scita e l’occupazione, è rima­sto fermo sui «para­me­tri» e sul rispetto «di tutti gli impe­gni presi».
Il pre­si­dente fran­cese dà prova di cat­tiva coscienza, per­ché la Fran­cia sfonda il tetto del 3% del defi­cit e i dati indi­cano che, pur avendo otte­nuto da Bru­xel­les due anni di tempo, dif­fi­cil­mente rispet­terà gli impe­gni, pur avendo il van­tag­gio sull’Italia di avere un debito molto più con­te­nuto (92% del pil con­tro il 130%). Ma Hol­lande, che si aggrappa ai tassi di inte­resse bas­sis­simi pagati dalla Fran­cia, non ha mai voluto e non vuole ancora adesso met­tersi a capo di uno schie­ra­mento del «Club Med» per chie­dere gra­zia e tempo a Ber­lino. La Fran­cia pensa di avere sem­pre e comun­que un «rango» da difen­dere, che si mani­fe­sta in par­ti­co­lare nella poli­tica estera, con gli inter­venti mili­tari in Africa.Renzi, inca­sel­lato non senza per­fi­dia da Hol­lande nella con­ti­nuità di Monti e Letta, è messo alla prova con il suo volon­ta­ri­smo, che messo a con­fronto con la poli­tica euro­pea rischia di sgon­fiarsi come un souf­flé uscito dal forno. Renzi ha par­lato di «con­di­vi­sione dei vin­coli euro­pei», che vanno «rispet­tati, non per­ché lo chiede Angela Mer­kel ma per­ché lo dob­biamo ai nostri figli», ripro­po­nendo la sem­pli­fi­ca­zione della gestione del bilan­cio da buon padre di fami­glia. Ha ripe­tuto che c’è un mar­gine per l’Italia, tra il defi­cit del 2,6% e il tetto del 3% (non c’è stata però ieri nes­suna pro­po­sta per cal­co­lare in modo diverso il defi­cit, togliendo per esem­pio gli inve­sti­menti per il futuro).Renzi ha scelto un’offensiva poli­tica, per il momento con un oriz­zonte elet­to­rale a breve come primo osta­colo da supe­rare: evi­tare la scon­fitta elet­to­rale alle euro­pee. I vin­coli vanno rispet­tati, ma «con­tem­po­ra­nea­mente – ha sot­to­li­neato Renzi – il com­pito della nuova Com­mis­sione e dell’Europa è di ridurre lo spread tra cit­ta­dini e isti­tu­zioni euro­pee». Alle euro­pee, «i par­titi popu­li­sti hanno buone pos­si­bi­lità di suc­cesso se non siamo con­sa­pe­voli che va bene il rispetto dei vin­coli, ma anche che l’Europa va cam­biata». Una grande sfida: «Ripor­tare i cit­ta­dini a cre­dere nell’Europa, cam­biare verso non ai cit­ta­dini ma all’Europa», dire «ai cit­ta­dini sfi­du­ciati che l’Europa è il luogo della mag­giore scom­messa poli­tica che si possa fare», anche per avere qual­che euro in tasca in più. La tra­du­zione in pra­tica, per il momento, è con­ta­bile, nei limiti del possibile.
Renzi intende sfrut­tare la pos­si­bi­lità data dall’avanzo pri­ma­rio dei conti pub­blici ita­liani, che il neo-presidente del con­si­glio vede durare da vent’anni, un’esagerazione che ha susci­tato l’ironia di Hol­lande su una Fran­cia in defi­cit «pri­ma­rio, secon­da­rio e ter­zia­rio», par­tita alla ricon­qui­sta della com­pe­ti­ti­vità. Renzi intende mano­vrare sul «patto di sta­bi­lità interno», che per esem­pio «impe­di­sce ai comuni di spen­dere per le scuole». A noi, ha aggiunto, «le aule sco­la­sti­che stanno a cuore più della sta­bi­lità tec­no­cra­tica». Quasi un’ammissione di debo­lezza, con i lea­der nazio­nali ridotti a capi vil­lag­gio in un’economia mon­dia­liz­zata che mar­gi­na­lizza le poli­ti­che nazionali.
Renzi ripren­derà l’impegno di Hol­lande per l’occupazione gio­va­nile con un secondo ver­tice straor­di­na­rio a Roma nel pros­simo luglio dopo quello all’inizio della pre­si­denza fran­cese. Intesa for­male sulla poli­tica estera, dall’impegno per il Medi­ter­ra­neo (Renzi ha appena fatto un viag­gio in Tuni­sia) all’Ucraina, anche se qui, in attesa del refe­ren­dum in Cri­mea – ille­gale per la Ue – le deci­sioni sono riman­date a lunedì.

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