Settore Destro: «Armiamoci»
I tempi della rivolta di Majdan, sostenuta militarmente dai gruppi neonazisti ucraini, sembrano essere svaniti e tra il governo di Kiev e il gruppo « Settore Destro » è ormai guerra. Dopo la morte di uno dei capi della formazione, ucciso — secondo Pravyi Sektor — dalla polizia ucraina a sangue freddo, Dimitri Yarosh il leader riconosciuto del gruppo, che concorrerà anche alle elezioni presidenziali del 25 maggio, invita tutti gli attivisti a prendere le armi e difendersi, se il caso combattendo, contro quella che viene vista come una sorta di resa dei conti interni.
Benché Obama abbia sprecato parole lusinghiere e pseudo romantiche sulla battaglia di Kiev, denunciando il regime corrotto di Yanukovich, è pur vero che il governo proclamato dalla piazza, ha preso atto, una volta ottenuto militarmente il sopravvento, della presenza di frange di impresentabili tra le sue fila. Ed è probabile, stando alle parole del ministro dell’interno, nemico giurato di Pravyi Sektor, che la morte di Aleksander Muzychko, noto come «Sashko il bianco», non sia l’unica opzione presa in considerazione dal neo governo di Kiev. Di sicuro ormai il fronte di Majdan è spaccato.
Kiev deve completare la ristruttrazione della sua patina di presentabilità anche perché arrivano segnali decisivi: secondo l’autorevole Financial Times, oggi sarebbe il giorno nel quale il Fondo Monetario potrebbe ufficializzare il prestito da 15 miliardi di dollari. I guru del neoliberismo mondiale però vogliono essere sicuri di alcune cose: a chi finiscono i soldi, quindi persone fidate, e la certezza che alcune riforme saranno fatte. Secondo Mosca le richieste del Fmi porteranno l’Ucraina alla recessione; si tratta di una fonte ampiamente di parte, ma è pur vero che il Fondo non sarebbe nuovo a esperienze di distruzione economica e sociale, a vantaggio dei proprio uomini, nelle zone che furono dell’ex Unione sovietica.
E Kiev — dunque — si muove: il governo ieri ha nominato un nuovo amministratore delegato per la società energetica statale Naftogaz. Si tratta di Andrii Kobolev, ex consulente di strategia aziendale della PricewaterhouseCoopers già dirigente della Naftogaz. Kobolev prende il posto di Ievghen Bakulin, arrestato dopo l’accusa di corruzione in seguito a un blitz della polizia nella sede dell’azienda statale.
Secondo il ministro dell’Interno Arsen Avakov, Bakulin avrebbe causato all’azienda pubblica un danno di circa quattro miliardi di dollari. Bakulin era diventato capo della Naftogaz nel 2010, subito dopo la vittoria dell’ormai deposto Viktor Yanukovich alle presidenziali ed era l’uomo che controllava le forniture di gas da Mosca, direttamente con Gazprom.
Sul fronte politico ieri due novità: innanzitutto la critica tedesca alla controversa telefonata durante la quale Iulia Tymoshenko si augura di «nuclearizzare» i russi in Ucraina. «Ci sono limiti anche sul fronte verbale che non andrebbero superati», ha detto il portavoce del governo tedesco Steffen Seibert a Berlino in conferenza stampa, commentando la telefonata di Timoshenko. Seibert ha stigmatizzato le «fantasie di violenza» invitando tutte le parti a collaborare in vista delle elezioni e «evitare un’escalation».
La «principessa del gas», del resto è data in ritardo, nei recenti sondaggi sulle prossime elezioni presidenziali. Il favorito infatti sarebbe il «re del cioccolato» l’oligarca Petro Poroshenko, l’oligarca che ha sostenuto la rivolta di Majdan. Secondo un sondaggio condotto da alcuni importanti centri di ricerca ucraini, Poroshenko avrebbe in questo momento il 24,9% dei suffragi, mentre il «dottor pugno di ferro» Klitschko e Tymoshenko lo seguirebbero a notevole distanza, rispettivamente con l’8,9 e l’8,2%. Seguono poi il vice presidente del partito delle Regioni del deposto presidente Viktor Yanukovich, Serghii Tighipko, con il 7,3% dei voti e l’ex governatore della regione di Kharkiv, Mikhailo Dobkin (anch’egli già alleato dell’ex presidente) con il 4,2%. Tymoshenko e lo stesso Poroshenko non si sono ancora candidati alle presidenziali e per farlo hanno tempo fino a domenica.
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