Scuola, il modello è tedesco

Scuola, il modello è tedesco

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Il modello per la scuola scelto dal mini­stro dell’Istruzione Ste­fa­nia Giannini è quello tede­sco. Que­sto signi­fica pri­vi­le­giare l’istruzione tec­nica, por­tare gli stu­denti a fare tiro­cini o stage in azienda sin dal quarto anno di scuola come già pre­vi­sto, usando magari le norme sui con­tratti a ter­mine del Jobs Act che can­cel­lano l’acausalità dei con­tratti e dere­go­la­men­tano l’apprendistato. Per que­sto, il Miur aumen­terà gli isti­tuti tec­nici supe­riori. Ai 63 attuali se ne aggiun­ge­ranno altri dedi­cati al turi­smo e ai beni cul­tu­rali con classi in cui si par­lerà solo in inglese o francese.

Secondo i dati di Alma­Di­ploma, il 37,2% dei diplo­mati tec­nici del 2012 lavo­rava già ad un anno dal titolo, men­tre il tasso di disoc­cu­pa­zione è il più alto tra i diplo­mati: il 34%. L’insistenza su que­sto indi­rizzo di studi si spiega nella cor­nice più gene­rale della pro­fes­sio­na­liz­za­zione dell’istruzione, un modello inse­guito anche dai pre­de­ces­sori di Giannini : Gel­mini, Pro­fumo e Car­rozza. I dati non sem­brano con­fer­mare que­sto orien­ta­mento nelle poli­ti­che dell’istruzione, come del resto in quelle del lavoro: secondo il bilan­cio delle iscri­zioni alle scuole supe­riori per l’anno 2014–2015 gli stu­denti che scel­gono i tec­nici sono il 30,8%, prima viene il liceo scien­ti­fico con 121.686 richie­ste, poi l’alberghiero con 48.867. Gli iscritti ai licei sono sem­pre i più nume­rosi di tutti: il 50,1%. Fino a quando durerà il governo Renzi, il Miur andrà in contro-tendenza impor­tando un modello che, come ha più volte denun­ciato il con­sor­zio inte­ru­ni­ver­si­ta­rio Alma­lau­rea, mette impro­pria­mente in com­pe­ti­zione la for­ma­zione tec­nica sul lavoro della conoscenza.

Espo­nendo alcune delle linee pro­gram­ma­ti­che sulla scuola in com­mis­sione Istru­zione al Senato, il mini­stro dell’Istruzione Ste­fa­nia Giannini ha annun­ciato ieri di rinun­ciare a «fir­mare un’altra riforma dell’istruzione»: «Resi­sterò alla ten­ta­zione di un’ipertrofia nor­ma­tiva». Era ine­vi­ta­bile, con­si­de­rato che sono ancora in corso di attua­zione i decreti della riforma Gel­mini del 2008. Nel man­te­ni­mento di uno sta­tus quo che ha depresso e con­fuso l’intero mondo dell’istruzione, il mini­stro intende pro­ce­dere con la pro­gram­ma­zione delle risorse scarse esi­stenti e la sem­pli­fi­ca­zione nor­ma­tiva. A par­tire da un testo unico in mate­ria di nor­ma­tiva scolastica.

Un’altra linea fon­dante del suo dica­stero sarà la bat­ta­glia per il merito e con­tro le retri­bu­zioni degli inse­gnanti basati sugli scatti di anzia­nità. Que­sta bat­ta­glia por­terà ad uno scon­tro fron­tale con i sin­da­cati. Il con­tratto di lavoro nel set­tore è bloc­cato dal 2009. La Corte dei conti ha cal­co­lato i danni del blocco: è costato 3.348 euro in meno per i docenti, 6.380 ai diri­genti sco­la­stici, 2.416 al per­so­nale Ata. Soldi che non ver­ranno mai resti­tuiti. Gian­nini ha men­zio­nato l’esigenza di sbloc­care la con­trat­ta­zione, intro­du­cendo però la pre­mia­lità attra­verso valu­ta­zione e meri­to­cra­zia. In attesa che qual­cosa si sbloc­chi, gli orga­nici docenti restano fermi al 2011, anno in cui si è chiuso il piano trien­nale di tagli oltre 81 mila posti, men­tre gli alunni sono aumen­tati di 87 mila, creando l’emergenza delle «classi pol­laio». Con­tro que­sta situa­zione, la Flc-Cgil ha annun­ciato mobilitazioni.

Si vuole inol­tre com­ple­tare l’anagrafe dell’edilizia sco­la­stica, un pro­cesso ini­ziato nel 1996 e mai con­cluso. Senza que­sto stru­mento sarà infatti dif­fi­cile spen­dere i 3,7 miliardi di euro pro­messi da Renzi. Gian­nini ha riba­dito l’esigenza di rifi­nan­ziare l’istruzione tagliata di 9,5 miliardi di euro dai tagli lineari di Tre­monti e Gel­mini (8,4 alla scuola, 1,1 a uni­ver­sità e ricerca). Su que­sto si gio­cherà una par­tita impor­tante nel governo. Scelta Civica intende strap­pare un fondo e sostiene di volere andare fino in fondo. Per il momento, il mini­stro pro­verà a rifi­nan­ziare il fondo per il miglio­ra­mento dell’offerta for­ma­tiva (Mof) ai livelli del 2011 (1,5 miliardi).

Dichia­ra­zioni di rito sulla neces­sità di «rias­sor­bire» 178 mila sup­plenti pre­cari «in un’ottica di lungo periodo». Non sono state fatte pre­vi­sioni, né cifre. Forse entro la fine della legi­sla­tura, nel 2018, quando Gian­nini intende varare una forma unica di abi­li­ta­zione all’insegnamento sco­la­stico, uni­fi­cando le dif­fe­renti figure esi­stenti: Tfa ordi­nari e spe­ciali, Pas, vec­chie Ssis, ido­nei al «con­cor­sone». Un eser­cito di 100 mila per­sone nel caos: non si sa se rien­tre­ranno in una gra­dua­to­ria, o cosa acca­drà quando ver­ranno ria­perte, o se ver­ranno assunti.


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