Rios Montt Genocida

by redazione | 8 Marzo 2014 9:11

Loading

Geno­cidi, piaga dell’inquieto e sini­stro ’900, che si rin­no­vano soprav­vi­vendo alla fine del mil­len­nio e si inne­stano, con nuove pra­ti­che, anche nel pre­sente. Non solo olo­cau­sto, dun­que, ma prima ancora Arme­nia e anche bomba ato­mica. È par­tito da que­ste con­si­de­ra­zioni, come a voler aprire un arma­dio e veder uscire di tutto, il con­ve­gno orga­niz­zato a Vene­zia dal Cen­tro studi sui diritti umani, in col­la­bo­ra­zione con il Dipar­ti­mento di Filo­so­fia e Beni cul­tu­rali di Ca’ Foscari, la Fon­da­zione Vene­zia per la ricerca sulla pace, Europe Direct, il Cen­tro Pace del Comune e l’Associazione Olokaustos.
Nume­rosi rela­tori arri­vati da tutto il mondo si sono con­fron­tati su un tema smi­su­rato, «Il geno­ci­dio: decli­na­zioni e rispo­ste di ini­zio secolo», lavo­rando sul piano sia giu­ri­dico che filo­so­fico.
È stata pri­vi­le­giata l’area balcanico-medio orien­tale e l’evoluzione del geno­ci­dio nell’arco del XX secolo e agli inizi del nuovo, ma il con­ve­gno non si è sot­tratto all’approfondimento dei geno­cidi in alcune aree tea­tro della mas­sima impor­tanza negli ultimi decenni, dall’Africa australe all’America cen­trale, dal Ruanda al Guatemala.
A ben rap­pre­sen­tare la situa­zione gua­te­mal­teca la giu­dice Yasmin Bar­rios Agui­lar, pre­si­dente del Tri­bu­nal Pri­mero de sen­ten­cia penale del Gua­te­mala, accom­pa­gnata a Vene­zia da Alberto Bru­nori, dell’alto com­mis­sa­riato delle Nazioni Unite per i diritti umani, che dal 2004 segue la realtà gua­te­mal­teca e a cui abbiamo posto alcune domande sul paese cen­troa­me­ri­cano dopo la sen­tenza del tri­bu­nale che nel marzo scorso, esat­ta­mente un anno fa, ha con­dan­nato a 80 anni di car­cere l’ex gene­rale Efrain Rios Montt. Il dit­ta­tore è stato rite­nuto respon­sa­bile dalla Yasmin Bar­rios, tra il 1982 e il 1983, dell’eccidio di almeno 1.771 indios discen­denti maya dell’etnia Ixil, nel corso dell’operazione «Terra bru­ciata». Gli sono stati com­mi­nati 50 anni di reclu­sione per geno­ci­dio e altri 30 per cri­mini di guerra e con­tro l’umanità.
Una sen­tenza sto­rica che ha però sca­te­nato l’offensiva dei rea­zio­nari e ha pro­dotto, suc­ces­si­va­mente, una pro­nun­cia a dir poco scan­da­losa con la quale la Corte costi­tu­zio­nale ha sen­ten­ziato di dover rico­min­ciare nuo­va­mente il pro­cesso, «Con­cordo col fatto che si tratta di una sen­tenza impor­tan­tis­sima — dice Bru­nori -. Il gene­rale Rios Montt é stato seduto per tre mesi davanti alle vit­time e al resto del mondo. in Ame­rica cen­trale non era mai stata pro­nun­ciata una sen­tenza per geno­ci­dio, prima di allora, ed è stata uno spi­ra­glio per far luce sui cri­mini del pas­sato. Per la prima volta, a trent’anni dai fatti, si rie­sce a far giu­sti­zia in nome delle vit­time e del popolo.
Da quanti anni l’Onu segue la realtà del Guatemala?
La mia attuale pre­senza in quel paese è l’eredità della mis­sione di pace che nel 2005 finì il man­dato di veri­fica che aveva por­tato agli accordi di pace sot­to­scritti tra il Governo di Alvaro Arzù e l’ex guer­ri­glia della Uni­dad revo­lu­cio­na­ria nacio­nal gua­te­mal­teca (Urng). Ricordo che in Gua­te­mala tra il 1960 ed il 1966 vi fu una lunga guerra civile che pro­vocò la morte o la scom­parsa di ben 200 mila per­sone. L’Onu ha un man­dato di assi­stenza tec­nica allo Stato con par­ti­co­lare atten­zione per la difesa dei diritti della popo­la­zione, in par­ti­co­lare di chi sof­fre discri­mi­na­zioni, raz­zi­smo, povertà e vio­lenza sociale. Dopo il trat­tato di pace, infatti, tra i guer­ri­glieri e il governo la giu­sti­zia di tran­si­zione non aveva fatto grandi passi in avanti. qual­cosa è cam­biato con l’arrivo della Fiscal Gene­ral, una spe­cie di pro­cu­ra­tore con com­pe­tenza nazio­nale, che pre­ce­den­te­mente aveva lavo­rato molto sul tema dei diritti umani. La sen­tenza emessa è esem­plare, parla di geno­ci­dio che implica raz­zi­smo e volontà di distruzione.
Ma ha anche pro­vo­cato la dura rispo­sta delle forze rea­zio­na­rie del paese.
Certo, que­ste forze non la accet­tano e nella descri­zione dei fatti negano il geno­ci­dio che pure era stato pro­vato, ancor prima del pro­cesso, da una ampia inda­gine ese­guita da una Com­mis­sione nazio­nale la quale aveva pro­dotto sui fatti ben dodici volumi con­clu­dendo che in Gua­te­mala sono stati com­messi atti di geno­ci­dio. È anche la ver­sione uffi­ciale delle Nazioni Unite, da cui non si può pre­scin­dere. La giu­dice è stata accu­sata di aver attac­cato lo Stato men­tre si sa che in que­sto, come in tutti gli altri casi, l’accusa penale è rivolta esclu­si­va­mente alla sin­gola per­sona. Que­ste rea­zioni hanno por­tato anche all’annullamento del pro­cesso. Ora siamo in una impasse su cui nei pros­simi mesi sarà neces­sa­rio far luce.
Oltre alla revi­sione del pro­cesso, pro­prio in que­sti giorni è arri­vata anche una seconda sen­tenza della Corte Costi­tu­zio­nale. Di cosa si tratta?
La corte ha sta­bi­lito che la Pm dovrà andare in pen­sione in anti­cipo, ovvero non a dicem­bre, come era pre­vi­sto, ma a mag­gio. Siamo pre­oc­cu­pati per que­sto. Negli ultimi tre anni si era riu­sciti ad aprire una brec­cia nell’impunità che ora rischia di richiu­dersi. L’Onu vigi­lerà per­ché ciò non si veri­fi­chi. Il pro­cesso è stato rin­viato al 2015. Si apre una fase mai veri­fi­ca­tasi in nes­sun altro paese del mondo. Con­tro la deci­sione è stata orga­niz­zata una mani­fe­sta­zione di pro­te­sta a Città del Gua­te­mala. Biso­gna vedere come il nuovo Pm che arri­verà si orga­niz­zerà e seguirà i pro­cessi ere­di­tati dalla precedente.
Ci rac­conti del pro­cesso che, comun­que, rimane una pie­tra miliare.
Nella sen­tenza del pro­cesso che è durato tre mesi si legge che sono stati presi bam­bini e por­tati in altre loca­lità. Tali ope­ra­zioni erano gui­date da Rios Montt, che sapeva tutto e che non ha fatto niente per bloc­carle, nono­stante avesse tutto il potere per farlo, visto che era la mas­sima auto­rità mili­tare. Quando la sen­tenza è stata letta, ad ascol­tarla in aula e fuori dal tri­bu­nale, in asso­luto silen­zio nella piazza dei Dere­chos Huma­nos, c’erano 600 per­sone tra le quali la Nobel per la pace Rigo­berta Men­chù, che ha seguito molte udienze. Oltre che dell’eccidio, l’ex dit­ta­tore è stato rite­nuto col­pe­vole dello sfol­la­mento di circa 29 mila Ixil e della siste­ma­tica vio­lenza ses­suale per­pe­trata con­tro le donne dalle truppe che rispon­de­vano ai suoi ordini. Novan­totto testi­moni hanno rac­con­tato i danni emo­tivi e men­tali del geno­ci­dio. Secondo le testi­mo­nianze i sol­dati hanno raso al suolo interi vil­laggi degli indios, hanno bru­ciato le loro case, distrutto i rac­colti, ucciso gli ani­mali e ster­mi­nato donne e bam­bini. L’accusa mossa agli indios era di costi­tuire il mare dove nuo­tava la guerriglia.
Le cro­na­che di allora hanno ripor­tato che alla let­tura della sen­tenza la giu­dice ha pianto.
Era ine­vi­ta­bile. Chiun­que si sarebbe com­mosso ascol­tando le ripe­tute atro­cità com­messe con­tro per­sone inerti.
E ora come è la situa­zione gene­rale in Guatemala?
Gli accordi di pace tra guer­ri­glia e governo pre­ve­de­vano punti sostan­ziali rima­sti a tutt’oggi non rispet­tati. Ad esem­pio l’accesso alla terra e ai diritti col­let­tivi . Per que­sto il nostro uffi­cio rimarrà in quel paese, per infor­mare sulla situa­zione dei diritti umani e offrire con­si­gli e assi­stenza tec­nica sia allo Stato che alla società civile.

Post Views: 193

Source URL: https://www.dirittiglobali.it/2014/03/rios-montt-genocida/