Privacy, ecco come proteggere la mail

by redazione | 4 Marzo 2014 15:17

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Alessandro Longo, L’Espresso web

Come tanti piccoli Davide contro il Golia delle intercettazioni di massa, nascono e si sviluppano su Internet iniziative a tutela della privacy. Molte di loro in realtà la vedono come un mezzo per un fine più grande. A crescere ora sono infatti anche servizi e progetti di attivisti che mirano a restituire alla Rete il valore che aveva alle origini: di strumento democratico, nato dal basso, che ambiva a riequilibrare i rapporti di forza tra i potenti (aziende, governi) e i cittadini.

Insomma, si sono attivati finalmente gli anticorpi della Rete, reazione alle intercettazioni governative del datagate. Ma non solo: al contempo si moltiplicano i servizi per proteggerci dalla raccolta di dati personali fatta dai big del Web (Google, Facebook) e dalle tante applicazioni che affollano i nostri cellulari. I due temi – difesa della privacy contro arbitrii di governi e aziende Web – fanno tutt’uno secondo Bruce Schneier, tra i massimi esperti di sicurezza informatica al mondo: «Siamo in una fase storica in cui c’è un’eccezionale convergenza di interessi di governi e aziende. Tutti vogliono rendere sempre più trasparenti le nostre vite sulla Rete», dice a “l’Espresso.”

La vera novità è che la gente comincia a prenderne coscienza, dopo anni in cui considerava la privacy un argomento noioso. Lo dice tra l’altro uno studio recente di Pew Internet, uno dei più famosi osservatori dei fenomeni sociali sui nuovi media. Stima che l’86 per cento degli utenti Internet americani ha fatto qualcosa per nascondere o rimuovere i propri dati personali sul Web; il 55 per cento ha anche tentato di proteggersi dalle intercettazioni.

Un altro indizio è che stanno arrivando tanti servizi per queste finalità, molti dei quali utilizzano la crittografia per proteggere file, messaggi e telefonate. Software o dispositivi crittografici convertono le parole delle nostre comunicazioni in dati comprensibili solo a chi è stato autorizzato da noi a leggerle o ascoltarle. A fine anno per esempio è nata la startup Perzo che offre un servizio di crittografia in grado di proteggere in modo facile e automatico tutto quello che facciamo su Internet. Schneier stesso usa il software Silent Circle per chiamare in modo sicuro via Internet e il sistema operativo Tails (basato su Linux), che è tutto criptato.

A conferma che sicurezza e privacy stanno diventando di moda, il collettivo Autistici/Inventati riferisce di aver avuto un boom di richieste di mail sicure nelle ultime settimane. È un gruppo italiano creato da utenti anonimi (hacker, libertari, semplici appassionati di informatica) il quale dal 2001 gestisce due siti (Autistici.org e Inventati.org) che danno servizi per navigare in tutta privacy. Le mail gestite da loro non lasciano tracce permanenti sulla Rete (a differenza di quanto avviene con i servizi degli operatori telefonici o di aziende come Google). Possono essere spiate quindi solo con grandissima difficoltà.

Quest’anno è atteso inoltre Dark Mail, che dovrebbe essere il sistema mail più sicuro mai creato, frutto della collaborazione tra Silent Circle e Lavabit (un altro noto fornitore di servizi che proteggono la privacy).

«Non c’è dubbio che la crittografia aiuti a proteggersi dalle intercettazioni», dice Schneier. «Certo non possiamo avere mai la sicurezza totale, ma se in tanti adottassimo la crittografia obbligheremmo i governi a faticare moltissimo per spiarci. Impediremmo insomma proprio quella cosa che più sta minacciando il nostro apparato democratico: l’intercettazione a tappeto, di massa. Grazie alla crittografia diventerebbe troppo costosa per essere praticabile».

Concorda Howard Rheingold, tra i più noti guru di Internet: «Siamo arrivati alla cyber-sorveglianza sistematica, un rischio che io già denunciavo nei miei libri dal 1993. Per difenderci, la crittografia è un buon modo ma è necessario che a usarla siano la maggior parte degli utenti; invece ora è solo una netta minoranza», dice a “l’Espresso”. «Dobbiamo insegnare ai nostri figli come usare i nuovi media proteggendo la propria privacy», suggerisce.

I nuovi servizi, come DarkMail, cercheranno di superare questo scoglio essendo più semplici dei precedenti sistemi crittografici (complicati per l’utente medio).

Lo stesso vale per i nuovi sistemi che ci permettono di non essere tracciati a scopi pubblicitari da Google, Facebook o altri soggetti. È il caso di Disconnect.me, che mostra sul browser quali siti stanno “tracciando” la nostra navigazione (che cioè stanno tenendo traccia dei nostri passaggi). Ci permette anche di bloccarli. Di recente ha aggiunto la possibilità di fare ricerche anonime sui principali motori. «Abbiamo avuto un boom immediato: un milione e mezzo di utenti a settimana, circa il 50 per cento in più rispetto a gennaio 2013», spiega a “L’Espresso” Casey Oppenheim, uno dei fondatori di Disconnect.me, con un passato in organizzazioni no profit per l’agricoltura sostenibile. «Grazie al  Datagate, la gente si sta rendendo conto di aver perso troppo il controllo sui propri dati personali», continua. «È possibile che il governo schedi per sempre, su qualche server, tutto ciò che abbiamo messo su Facebook. E magari da lì un giorno potrebbero diventare dati pubblici, compresi quelli che volevamo accessibili solo agli amici intimi».

Secondo Oppenheim, «bisogna guardarsi anche dalla pubblicità Web come viene fatta ora: scava troppo a fondo nei nostri dati personali, per offrirci spot personalizzati». Disconnect.me si fonda solo sulle donazioni degli utenti.

 

Altri nuovi servizi sono MyPermissions Cleaner e Privacy Fix di Avg, che ci aiutano a gestire tutte le opzioni di privacy sui social network e le applicazioni cellulare. Potrà fare la differenza il servizio di Mozilla Foundation (la nota organizzazione no profit autrice del browser Firefox): Lightbeam. Rivela in modo molto semplice e in forma grafica, sul nostro browser, quali siti stanno tracciando la nostra navigazione. «Lo scopo è rendere il Web più trasparente a tutti. Solo così le persone possono decidere, con consapevolezza, se far sapere alle aziende le proprie abitudini di navigazione», dice Alex Fowler, Global Privacy & Public Policy Lead di Mozilla.

 

Se si diffondessero questi nuovi servizi, sarebbe la rovina per il business pubblicitario dei big del Web, basato sul controllo dei nostri dati personali. Ecco perché Twitter, Google, Microsoft, Yahoo! a fine 2013 hanno annunciato iniziative per proteggerli meglio, da eventuali intercettazioni, usando la crittografia. L’idea sottintesa è questa: fidati di noi, utente; non hai bisogno di usare servizi di crittografia perché li adottiamo noi per te (e così possiamo continuare a usare i tuoi dati per la pubblicità).

 

L’emergenza privacy è arrivata al punto che sempre più persone provano una soluzione radicale al problema: creare una rete wireless personale, per comunicare in modo privato e sicuro con persone che hanno fatto la stessa scelta. È insomma una specie di Internet parallela e separata, con telefonate, e-mail, pagine.

A farlo sono ragazzi (perlopiù appassionati di informatica) che installano sul tetto un’antenna Wi-Fi e uno speciale router. «Stanno crescendo tutte le reti wireless indipendenti europee. La nostra è passata a 226 antenne, dalle 86 del 2011», spiega Federico Capoano, della rete Ninux, la principale rete italiana, con 863 simpatizzanti (erano 215 due anni fa). Ninux è ormai presente in tutte le regioni, mentre in Germania c’è l’analoga Freifunk (nata per fare le radio libere tra utenti); in Spagna c’è la gigantesca Guifi (21 mila antenne).

 

È un fenomeno più recente negli Stati Uniti: proprio sull’onda delle intercettazioni, stanno nascendo reti di questo tipo dal Maryland a Seattle. «Ovvia reazione. Se qualcuno apre sistematicamente la mia posta, se non posso più fidarmi delle organizzazioni, allora devono organizzare una comunità di postini fidati», dice Edoardo Fleischner, docente di comunicazione crossmediale all’Università degli Studi di Milano. «Nasce così, con reti speciali o grazie alla crittografia, un territorio protetto per ripristinare i fondamentali della rete e della privacy.

 

Fino a quando? Chissà, meglio non illudersi: i potenti inventeranno presto modi per intercettarci anche in questi nuovi terreni», aggiunge. «I governi potrebbero arrivare a vietare la crittografia a chiunque non sia autorizzato da loro, come le banche», prevede Andrea Monti, noto avvocato esperto di privacy. È cominciata insomma la gara tra le forze della privacy e quelle del tracciamento globale di massa. E in ballo non c’è solo il futuro di Internet

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