Pressioni Usa su Putin Germania alla ricerca di una via per il dialogo

Pressioni Usa su Putin Germania alla ricerca di una via per il dialogo

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Massimo Gaggi, Corriere della Sera
NEW YORK — «Non ci si comporta nel Ventunesimo secolo come se fossimo nel Diciannovesimo, invadendo un altro Paese sulla base di pretesti fabbricati ad arte: quello della Russia è un incredibile atto di aggressione». Nelle parole pronunciate ieri dal segretario di Stato c’è tutta la volontà americana di dimostrare che, anche se non reagirà militarmente, Washington userà tutto il suo peso per cercare di isolare politicamente ed economicamente Mosca, dopo l’invasione della Crimea.

Kerry volerà domani a Kiev in segno di appoggio al nuovo governo,mentre Obama nella notte ha sentito i leader di Regno Unito, Germania e Polonia per tentare di concordare una linea comune. La Casa Bianca ha sottolineato anche che gli Usa lavoreranno con i partner per fornire all’Ucraina tutto il sostegno economico di cui ha bisogno.
A una richiesta esplicita circa una possibile reazione affidata al Pentagono, cioè l’uso della forza, comunque, il capo della diplomazia Usa ha risposto che «tutte le opzioni sono sul tavolo del presidente Obama». Ma nelle parole di Kerry c’è anche la sorpresa, lo sbigottimento di Washington per un attacco che i servizi di intelligence non avevano previsto e che non era una delle opzioni considerate praticabili dal pur aggressivo Vladimir Putin.
Non è stato così e adesso gli Stati Uniti si chiedono come rispondere all’invasione e alle richieste di aiuto che arrivano da Kiev. Sono diverse le reazioni politiche ed economiche allo studio, mentre nessuno pensa davvero a iniziative militari. Ma anche le rappresaglie politiche più blande — la cancellazione del G8 previsto per l’inizio di giugno a Sochi o addirittura l’espulsione di Mosca da questi vertici internazionali — rischiano di avere effetti gravi, fortemente destabilizzanti: oltre a compromettere i rapporti Usa-Russia anche su altri tavoli sui quali Putin ha fin qui svolto un ruolo costruttivo, dall’isolamento dell’Iran sul nucleare all’Afghanistan, fino allo smantellamento dell’arsenale chimico di Assad in Siria, comincia a delinearsi una spaccatura tra gli alleati europei.
Se Francia e Gran Bretagna sono per ora orientate a seguire gli Usa sulla linea dura e hanno già anche loro sospeso i lavori preparatori del G8, il nuovo ministro degli Esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier ha detto ieri che i tra i partner europei ci sono punti di vista diversi su questa questione. E ha aggiunto che Berlino considererebbe molto rischiosa l’esclusione di Putin dal G8 perché questi vertici rappresentano l’unica occasione di confronto permanente dell’Occidente con la Russia. Più tardi il governo tedesco ha reso noto che Putin avrebbe accettato una proposta della cancelliera Angela Merkel per un «gruppo di contatto» incaricato di avviare «un dialogo politico» sull’Ucraina.
L’atteggiamento italiano — condanna dell’invasione ma anche invito al dialogo Mosca-Kiev — sembra più vicino a quello tedesco che all’asse franco-britannico.
Un rischio di spaccatura che preoccupa Washington e anche la Nato il cui capo, il danese Anders Fogh Rasmussen, è sceso in campo ieri per accusare la Russia di «minacciare la pace e la sicurezza in Europa» con l’invasione di una parte dell’Ucraina che «viola i principi delle Nazioni Unite».
Rasmussen spera ancora che Mosca si fermi e avvii, anzi, un processo di «de-escalation» delle tensioni che «consenta di disinnescare questa situazione pericolosissima». In questa direzione dovrebbe andare la proposta della Nato di inviare in Ucraina una missione di osservatori sotto l’egida del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite o dell’Osce, l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa.
In realtà di opzioni a diposizione gli americani non ne hanno molte: devono agire per contrastare l’immagine di impotenza che si diffonde nel mondo davanti alla sfida aperta di Putin e del Parlamento russo che ha autorizzato l’invasione dell’Ucraina dopo il monito del presidente americano che aveva minacciato serie conseguenze.
Ma, a parte il G8, la politica offre poco: la denuncia della Russia davanti all’Onu, ma di certo non arriveranno condanne dal Consiglio di Sicurezza dove Mosca ha diritto di veto. L’unico vero effetto sarà quello dell’isolamento oggettivo di una Russia che coi suoi attacchi torna a essere un vicino pericolo e inaffidabile per tutti i Paesi alle sue frontiere. Ci sono, poi, le rappresaglie economiche — sanzioni, blocco dei patrimoni russi all’estero, accordi commerciali congelati — ma sono complesse e avrebbero conseguenze ancor più pesanti. E quelle militari, ancor più dirompenti, fino al dispiegamento di nuove batterie di missili antimissile nell’Est europeo chiesto dal repubblicano John McCain.



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