Pechino: «L’Occidente è ancora ai tempi della guerra fredda»

by redazione | 5 Marzo 2014 12:05

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La Liao­ning, la por­tae­rei che la Cina ha minac­cio­sa­mente fatto muo­vere durante i giorni della crisi del mar cinese meri­dio­nale, è stata acqui­stata dall’Ucraina. Pechino è il primo part­ner com­mer­ciale del paese (dal 1992 sono 200 i con­tratti mili­tari tra Cina e Ucrain) per quanto riguarda mate­riale bel­lico. I rap­porti tra Pechino e Kiev sono stati sug­gel­lati dalla visita dell’ex pre­si­dente Yanu­ko­vich in Cina lo scorso dicembre.8 miliardi di dol­lari in inve­sti­menti cinesi, il giro d’affari pro­messo, com­preso l’affitto di parec­chi ettari di ter­reno ucraino, affin­ché la Cina possa appro­vi­gio­narsi di grano.
Que­sti rap­porti sino– ucraini, hanno con­di­zio­nato non poco la posi­zione cinese sulla crisi, dato che sullo sfondo è pre­sente l’alleanza con Mosca, con­fer­mata da posi­zioni inter­na­zio­nali forti, come quelle sulla Siria.«Equi­li­bri­smo» è la parola chiave per leg­gere la posi­zione di Pechino, sot­to­va­lu­tata ad oggi a livello inter­na­zio­nale, dato il peso eco­no­mico e mili­tare che la Cina rive­ste nei fatti ucraini.Secondo un comu­ni­cato dira­mato da Mosca, i mini­stri degli esteri russi e cinesi si sareb­bero tro­vati per­fet­ta­mente con­cordi riguardo la crisi ucraina. Vero, ma il fatto che il comu­ni­cato sia stato pro­po­sto da Mosca, ha per­messo al mini­stero degli esteri cinesi di pre­ci­sare che Pechino crede in una solu­zione «paci­fica», che non pre­veda sepa­ra­zioni ter­ri­to­riali.
Il por­ta­voce del mini­stero degli esteri cinesi, Qin Gang ha emesso un comu­ni­cato nel quale si pre­cisa che «la posi­zione cinese è da sem­pre favo­re­vole al non inter­vento negli affari interni di altri Stati. Rispet­tiamo l’indipendenza, la sovra­nità e l’integrità ter­ri­to­riale dell’Ucraina».La posi­zione della Cina, quindi, ricalca quella già vista in altri ambiti inter­na­zio­nali, per più ragioni. In primo luogo Pechino è con­tro ogni tipo di cam­bia­mento dello sta­tus quo, lad­dove que­sto per­metta ai pro­pri affari di girare a pieno ritmo. L’equilibrio rag­giunto con Ucraina e Rus­sia, con cui il pre­si­dente Xi Jin­ping ha con­cluso gli accordi sul gas, pon­gono la Cina in una posi­zione ovvia. Del resto Pechino si è sem­pre detta favo­re­vole al prin­ci­pio di non inge­renza e quindi, pur sup­por­tando Putin, e vedremo come, non può pub­bli­ca­mente soste­nere un even­tuale inter­vento armato. Ana­lo­ga­mente però, Pechino ha sem­pre con­te­stato la visione euro­cen­trica delle «rivolte colo­rate», non solo per que­stioni interne (la Cina teme ogni poten­ziale river­bero sepa­ra­ti­sta al suo interno), ma anche per una più gene­rale visione di accer­chia­mento che acco­muna non poco Pechino a Mosca.
Atta­verso le pagine del Quo­ti­diano del Popolo, la visione cinese è stata deci­sa­mente più chiara rispetto a quella affi­data ai comu­ni­cati uffi­ciali. Si tratta di una pra­tica con­so­li­data: lasciare ai media di Stato la visione «di pan­cia», com­pen­sata dai comu­ni­cati uffi­ciale più mode­rati. In un arti­colo fir­mato Zhong Sheng, ovvero «la voce della Cina», uno pseu­do­nimo usato sovente dall’organo uffi­ciale del Pcc, per dare sfogo a visioni molto nette in tema di poli­tica estera, si accusa chia­ra­mente l’Occidente di avere una poli­tica anti Mosca, di aver sof­fiato sul fuoco della rivolta ucraina. È ora per l’Occidente, ha scritto la «voce della Cina», di abban­do­nare «la men­ta­lità da guerra fredda»

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