JobsAct, mille euro per il voto

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Un Renzi che parte in quarta per fare il pie­none elet­to­rale, il pros­simo 25 mag­gio alle euro­pee: il prov­ve­di­mento prin­ci­pale appro­vato ieri dal con­si­glio dei mini­stri sono quei «10 miliardi per 10 milioni di ita­liani» che si dovreb­bero vedere in busta paga a par­tire dal 27 mag­gio. Due giorni dopo il voto: «Avremmo voluto che si par­tisse il primo aprile, per­ché avrei voluto farlo prima delle ele­zioni – ammette Renzi ridendo – ma tec­ni­ca­mente non si poteva. Tro­ve­remo il modo di ricor­darlo, mostrando come gli uffici paghe pre­pa­rano i cedolini».

Insomma un pre­mier in grande forma, che parla di una «riforma sto­rica», «mai fatta prima», e che elenca un calen­da­rio fit­tis­simo di nuove leggi e decreti da qui al primo luglio, quando «saremo alla guida del seme­stre euro­peo, con un’Italia più leg­gera»: «In aprile la riforma della pub­blica ammi­ni­stra­zione, in mag­gio quella del fisco, in giu­gno la giustizia».

E le slide cor­rono, come le pro­messe: ricor­dando (con­fes­sia­molo, ci abbiamo pen­sato tutti) Ber­lu­sconi, ma in que­sto caso il pre­si­dente del con­si­glio riba­di­sce più volte che non si tratta di fuffa, che sono «deci­sioni già prese, appro­vate dal con­si­glio dei mini­stri, e che man­cano solo gli atti legi­sla­tivi per attuarle», men­tre risponde per l’ennesima volta all’accusa prin­ci­pale che gli è stata mossa finora, quella sulla alea­to­rietà delle coper­ture: «Ci sono tutte – dice – anzi avremmo anche parec­chio di più rispetto ai 10 miliardi neces­sari: nel Def, che appro­ve­remo entro 15 giorni, avrete il dettaglio».

Sulle coper­ture, quindi, resta ancora una col­tre di fumo, nono­stante Renzi elen­chi pun­tual­mente le fonti dispo­ni­bili: «C’è la spen­ding review: 7 miliardi nel 2014, ma pru­den­te­mente Cot­ta­relli si è tenuto sui 3 miliardi. C’è il fatto che il defi­cit è al 2,6%, men­tre per l’Europa pos­siamo arri­vare fino al 3%: tetto che non sfon­de­remo mai, ma cia­scun 0,1% vale 1,6 miliardi, quindi abbiamo 6,4 miliardi di mar­gine. Non li uti­liz­ze­remo tutti («saremo par­si­mo­niosi nell’usarli», aggiun­gerà più tardi il mini­stro dell’Economia Pier Carlo Padoan, ndr), ma quei soldi ci sono».

Ancora: «Ci sono i pro­venti Iva dai 68 miliardi che lo Stato si appre­sta a resti­tuire alle imprese, e dai 5 miliardi desti­nati a edi­li­zia sco­la­stica e dis­se­sto idro­geo­lo­gico; e ulte­riori 2,2 miliardi rispar­miati dal debito pub­blico gra­zie al calo dello spread» (ma alcune di que­ste voci, e su que­sto punto Renzi glissa, l’Europa potrebbe non pas­sarle come cifre certe).

In ogni caso, tra un mar­gine e l’altro, il pre­mier si sente suf­fi­cien­te­mente coperto per avere almeno i 10 miliardi neces­sari alla «svolta buona» (slo­gan che cam­peg­gia sulle slide colo­rate) che gli por­terà il con­senso di tanti cit­ta­dini pro­prio sotto ele­zioni, e forse anche la pace sociale, almeno per alcuni mesi (sia Susanna Camusso che Raf­faele Bonanni ieri a caldo hanno lodato lo sgra­vio fiscale): «Diamo mille euro netti in busta paga a chi prende sti­pendi netti fino a 1500 euro: si tratta di poco più di 80 euro al mese. Dieci miliardi di euro che vanno in tasca a 10 milioni di per­sone», spiega Renzi. I bene­fi­ciati, come ha pre­ci­sato, arri­vano fino a chi per­ce­pi­sce circa 30 mila euro lordi l’anno, ma il grosso delle detra­zioni si dovrebbe con­cen­trare fino ai 25 mila, per poi scalare.

E ancora: il governo «sbloc­cherà entro luglio i 68 miliardi di debiti resi­dui che deve alle imprese». «Altri 3,7 miliardi andranno all’edilizia sco­la­stica, svin­co­lando que­ste spese dal patto di sta­bi­lità interno; 1,67 miliardi per il dis­se­sto idro-geologico». Movi­mento di soldi che «creerà nuova occu­pa­zione, e gra­zie al nuovo get­tito gene­rato aiu­terà a coprire i 10 miliardi neces­sari all’Irpef».

Ma non basta, per­ché il pre­mier ha voluto coprirsi le spalle anche rispetto alle cri­ti­che delle imprese, e qui sta il «col­pac­cio», con una misura che non può non pia­cere a sini­stra e al sin­da­cato, ma insieme anche a Con­fin­du­stria: si aumenta la tas­sa­zione sulle ren­dite finan­zia­rie per detas­sare il costo del lavoro. «Non i bot, ma le altre ren­dite – tiene a pre­ci­sare Renzi – Por­tiamo la tas­sa­zione al livello euro­peo, dal 20 al 26%, rica­vando 2,6 miliardi, che use­remo per abbas­sare del 10% l’Irap sulle imprese pri­vate, misura che costa 2,4 miliardi». Inol­tre, «dimi­nui­remo del 10% la bol­letta ener­ge­tica per le pmi» (-1,4 miliardi) e «vare­remo i decreti attua­tivi per lo sconto Inail di mag­gio» (-1 miliardo).

Nono­stante le pres­sioni di parte del Pd sul pre­mier, pare che non si toc­cherà nean­che un F35 per finan­ziare tutte que­ste misure.

Quanto al lavoro, il Jobs Act diventa una legge delega, con tempi lun­ghi, ma da subito – con un decreto legge – Renzi libe­ra­lizza i con­tratti a ter­mine senza cau­sale (pas­se­ranno dagli attuali 12 mesi a un mas­simo di 36) e toglie diversi vin­coli all’uso degli appren­di­sti. Su que­sti punti, pro­ba­bil­mente la Cgil avrà da ridire.


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