Istat: nel 2013 crolla il Pil, record del debito e niente spesa

Istat: nel 2013 crolla il Pil, record del debito e niente spesa

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Roberto Ciccarelli,

Crolla il Pil, aumenta il debito pub­blico, il car­rello della spesa è sem­pre più vuoto. Que­sto il bilan­cio deso­lante fatto ieri dall’Istat su un paese giunto al sesto anno di crisi. Con il calo del Pil dell’1,9%, il 2013 non è stato pes­simo come il 2012, quando la pro­dut­ti­vità è caduta del 2,4%, ma ha di fatto ripor­tato le lan­cette dell’orologio indie­tro di 13 anni.

Secondo il baro­me­tro del Pil, oggi gli «attori eco­no­mici» che vivono nel 2014 hanno in realtà fatto un viag­gio nel tempo e si muo­vono in un’epoca ante­ce­dente al 2000. Nel frat­tempo il debito pub­blico ha regi­strato un nuovo record, infe­riore rispetto alle pre­vi­sioni nefa­ste fatte dal governo Letta nel Def, ma cer­ta­mente impres­sio­nante: siamo arri­vati al 132,6%, un livello mai visto prima. Sono numeri da con­si­de­rare atten­ta­mente per­chè, a par­tire dal 2016, i governi ita­liani saranno costretti dalla Troika e dalla norma sul pareg­gio di bilan­cio inse­rita in Costi­tu­zione dalle forze poli­ti­che che oggi reg­gono il governo Renzi (Pd in testa, più Forza Ita­lia oggi all’opposizione) a pro­ce­dere al taglio del debito pub­blico per 50 miliardi di euro all’anno, per i pros­simi vent’anni. Sarà un mas­sa­cro, sociale ed economico.

Nel frat­tempo Renzi e il mini­stro dell’Economia Padoan rice­vono i com­pli­menti per il rap­porto deficit/Pil che nel 2013 è rima­sto al 3%, stesso livello del 2012. Cala l’avanzo pri­ma­rio, cioè l’indebitamento netto meno la spesa per inte­ressi: al 2,2% rispetto al Pil, nel 2012 era al 2,5%. Magre con­so­la­zioni e nulla di defi­ni­tivo. Con l’aumento del debito, della disoc­cu­pa­zione (12,9%), il crollo dei con­sumi del 2,6% (nel 2012 al 4%) c’è poco da dor­mire tran­quilli. Una nuova pro­ce­dura d’infrazione da parte della Com­mis­sione Ue è die­tro l’angolo. Domani la com­mis­sione farà un report sulla situa­zione macroe­co­no­mica dell’Italia. A Renzi e Padoan potrebbe essere reca­pi­tata la richie­sta di una mano­vra finan­zia­ria extra da 12–13 miliardi per non sfon­dare nel 2014 il tetto del 3%. I pro­getti di taglio al cuneo fiscale, l’istituzione del nuovo sus­si­dio con­tro la disoc­cu­pa­zione «Naspi» e la richie­sta di allen­tare il vin­colo sul defi­cit sareb­bero rin­viate di colpo. L’Istat ha regi­strato anche un lieve decre­mento della pres­sione fiscale «sve­dese»: siamo al 43,8%, meno 0,2 punti per­cen­tuali rispetto al 44 toc­cato nel 2012.

Ma se si entra nei par­ti­co­lari, allora cam­bia il colpo d’occhio: nel 2013 le entrate della Pa sono dimi­nuite dello 0,3% rispetto al 2012, le entrate cor­renti sono scese dello 0,7%, men­tre le impo­ste indi­rette sono calate del 3,6% per la con­tra­zione dell’Imu, cioè del pedag­gio pagato da Letta e dal Pd per tenere in vita un governo con Ber­lu­sconi durato 10 mesi. Poi c’è il calo dell’Iva e delle accise. Aumen­tano invece le impo­ste indi­rette a causa dell’Ires e dell’imposta sosti­tu­tiva su rite­nute, inte­ressi e altri red­diti da capitale.

Con­fin­du­stria, con il pre­si­dente Gior­gio Squinzi ha già lan­ciato l’allarme. La richie­sta è di sbloc­care tutti i paga­menti dei debiti della Pa, già annun­ciati da Renzi, e inter­venti sul lavoro e per rilan­ciare i con­sumi delle fami­glie che hanno rag­giunto nel 2013 il minimo sto­rico dal 1990. Si parla di 3,6 miliardi in meno. La spesa per gli ali­men­tari è caduta del 3,1%, quella per la sanità del 5,7%, per l’abbigliamento del 5,2%. «Una vera Capo­retto — com­menta il Coda­cons — il 2013 è stato l’anno nero per i con­sumi». Del resto, il calo del Pil e l’aumento del debito «sono due facce della stessa meda­glia, fin­ché si riduce il debito aumen­tando le tasse» sostiene l’associazione dei con­su­ma­tori. Quella dell’austerità.

Ieri i ricer­ca­tori pre­cari dell’Istat hanno inter­rotto la pre­sen­ta­zione dei dati 2013 in sala stampa. Pro­te­sta­vano con­tro la man­cata nomina del pre­si­dente dell’istituto che ha espresso ben due mini­stri: Gio­van­nini al Lavoro con Letta e oggi Padoan all’Economia. L’Istat non ha nem­meno un diret­tore gene­rale e le atti­vità legate al cen­si­mento per­ma­nente, già deciso per legge, sono bloc­cate. Nel 2015 dovrebbe par­tire la spe­ri­men­ta­zione e il pro­lun­ga­mento di 400 con­tratti pre­cari. «Il governo nomini un nuovo pre­si­dente e l’Istat nel frat­tempo rico­minci a lavo­rare — afferma Lorenzo Cas­sata (Flc-Cgil) — Qui non c’è un pre­si­dente dal 28 aprile 2013».



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