Grillo caccia tutti: via anche i dimissionari

by redazione | 7 Marzo 2014 10:58

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Sta­volta non c’è stata nean­che la sce­neg­giata della rete. Sca­val­cati a piè pari gli atti­vi­sti (ma come, non erano impre­scin­di­bili per il guru dei 5 stelle?) l’ordine è pre­ci­pi­tato sui par­la­men­tari gril­lini che hanno obbe­dito senza discu­tere. Ales­san­dra Ben­cini, Laura Bignami, Monica Casa­letto, Maria Mus­sini e Mau­ri­zio Romani, i cin­que sena­tori dimis­sio­nari dopo l’espulsione dei dis­si­denti, «sono fuori dal movi­mento», scrive Grillo sul blog. Una deci­sione presa igno­rando il rego­la­mento, secondo il quale prima l’assemblea dei par­la­men­tari e poi la rete dovreb­bero deci­dere su even­tuali espul­sioni, ed evi­den­te­mente matu­rata nella testa del guru durante la notte.
I cin­que ven­gono dun­que accom­pa­gnati alla porta senza troppe spie­ga­zioni. Bastino, per tutti, le parole di Grillo al quale la mossa delle dimis­sioni non è pro­prio andata giù. «Que­sto gesto non è stato moti­vato da par­ti­co­lari situa­zioni per­so­nali, fami­liari o di salute — scrive sul blog -, ma come gesto poli­tico in aperto con­flitto e con­tra­sto con quanto richie­sto dal ter­ri­to­rio, sta­bi­lito dall’assemblea dei par­la­men­tari del M5S, con­fer­mato dai fon­da­tori del M5S, rati­fi­cato dagli iscritti cer­ti­fi­cati in rete, in merito ai quat­tro sena­tori espulsi». E quindi i dimis­sio­nari «non pos­sono con­ti­nuare a esserne rap­pre­sen­tanti uffi­ciali nelle isti­tu­zioni». Amen.L’ennesima sco­mu­nica non è stata però l’unica brutta novità della gior­nata.
A Milano la poli­zia ha infatti inter­cet­tato una busta con all’interno alcune pal­lot­tole indi­riz­zata ai sena­tori Cam­pa­nella, Boc­chino, Orel­lana e Bat­ti­sta, i quat­tro dis­si­denti espulsi, ma anche alla sena­trice De Pin, uscita sei mesi fa dal M5S, e a due gior­na­li­sti. Chia­ra­mente il gesto di un esal­tato dal quale i capi­gruppo M5S alla Camera e al Senato hanno preso subito le distanze, ma che certo non aiuta a ren­dere il clima più sereno.Nel pome­rig­gio i sena­tori si sono visti per un nuova riu­nione alla quale hanno par­te­ci­pato anche i dimis­sio­nari. Si è trat­tato dell’ennesimo incon­tro fatto di lacrime (dei cac­ciati di turno) e gelo (di quasi tutti gli altri), di ten­ta­tivi di media­zione e voglia di chiu­dere al più pre­sto con chiun­que non sia in linea con le deci­sioni prese a Genova e Milano. Ai cin­que è stato chie­sto di riti­rare le dimis­sioni con la pro­messa di una riscrit­tura delle regole, ma nes­suno di loro ha fatto mar­cia indie­tro. E anzi hanno pro­vato a chie­dere la diretta strea­ming, che è stata però rifiu­tata senza nean­che met­tere ai voti la pro­po­sta.
Atti­vi­sti quindi chiusi fuori dalla porta ancora una volta, a dimo­stra­zione di come la tra­spa­renza, che pure era una delle ban­diere del M5S al momento dell’ingresso nelle isti­tu­zioni, sia ormai solo un ricordo sbia­dito. Al posto dello strea­ming è arri­vata però una lava­gna, ser­vita a ride­fi­nire le pre­senze nelle com­mis­sioni dopo le ultime defe­ne­stra­zioni. In undici mesi il M5S ha infatti lasciato per strada molti dei suoi sena­tori, al punto che dai 54 ini­ziali ben 13 non ci sono più. Uno alla volta o in massa se sono andati prima i quat­tro ex già con­fluiti nel gruppo Misto, poi i dis­si­denti e ora i cin­que dimis­sio­nari. Ne restano 41, ma non è detto che durino. L’ultima sfu­riata del capo non è pia­ciuta infatti a molti, e già ieri si par­lava di pos­si­bili altri 4–5 sena­tori pronti a lasciare. Stessa cosa alla Camera, dove i «ribelli» sta­reb­bero solo cer­cando di orga­niz­zare l’uscita. Numeri che raf­for­zano l’ipotesi di dar vita a un nuovo gruppo al Senato fatto solo da ex M5S e che a que­sto punto potrebbe con­tare su ben 18 sena­tori. «Se con­ti­nua così alla fine avranno dif­fi­coltà anche a orga­niz­zare una bri­scola», dice il sena­tore Cam­pa­nella, uno dei cac­ciati, iro­niz­zando sugli ortodossi.Ma che suc­cede a Beppe Grillo? Ulti­ma­mente i suoi sfo­ghi sono diven­tati sem­pre più fre­quenti e accesi, e non rispar­miano nean­che per­so­naggi da sem­pre fiore all’occhiello del M5S come il sin­daco di Parma Piz­za­rotti. «Grillo sta sui­ci­dando il movi­mento», si sfoga un par­la­men­tare inca­pace di tro­vare altre rispo­ste. Di certo il nuovo corso non piace alla rete. Fatta la tara di quelli sem­pre e comun­que fedeli al capo, sem­pre più infatti sono quelli che pren­dono le distanze: «Ormai ci si lascia alle spalle tutto, anche le poche regole che ci sono», fa notare ad esem­pio Marco, da Bolo­gna. Men­tre Dave chiede scon­so­lato: «C’è una pre­cisa stra­te­gia del fon­da­tore per far per­dere il più alto numero di voti alle europee?»

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