Il G7: «Ok a sanzioni, ma Mosca resti nel G8»
Il G7 radunato all’Aja sembra trovare una posizione apparentemente unita, che in realtà conferma la frammentarietà delle alleanze. Il meeting, in corso mentre scriviamo, dovrebbe sancire le sanzioni contro la Russia che però non uscirà dal G8 (nonostante la richiesta di Obama di escludere Mosca dagli 8 grandi).
È quanto trapelato pochi minuti prima della riunione al vertice cui ha partecipato anche il presidente Usa, Obama. In precedenza il primo ministro britannico Cameron aveva ufficializzato che a saltare sarà invece il G8 organizzato a giugno a Sochi, in Russia: «Non ci sarà. «Dobbiamo essere chiari sul fatto che non si terrà il summit del G8 in Russia quest’anno.», ha specificato Cameron. A questo proposito si è espressa anche Angela Merkel: «Il clima politico al momento non è quello giusto per un vertice come il G8 in programma a Sochi a giugno prima dell’intervento di Mosca in Crimea».
Merkel, la più cauta fra i leader occidentali in tema di risposte alle politiche della Russia, all’Aja, ha precisato che «per quest’anno, le conseguenze concrete sono già state definite». Gli Stati uniti hanno chiesto ai loro alleati nel G7 di «intensificare gradualmente» le pressioni sulla Russia –sanzioni e isolamento– come ha anticipato il vice consigliere per la sicurezza nazionale Ben Rhodes precisando che dall’incontro dell’Aja dovrebbe emergere con chiarezza quale sarà la nuova ondata di misure restrittive adottate se Mosca continuerà per la sua strada.
Sul fronte diplomatico, ieri è avvenuto anche l’incontro tra il ministro degli esteri russo Lavrov e il suo omologo ucraino, Andrii Dechtchitsa. Lavrov ha specificato, al termine del breve incontro, che senza riforme costituzionali in Ucraina, «non ci può essere alcuna soluzione condivisa», ribadendo che per Mosca il governo in carica a Kiev, non è legittimo in quanto nato a seguito di un colpo di Stato. E ieri l’Ucraina ha richiamato il suo ambasciatore a Minsk per consultazioni, dopo che il presidente bielorusso Alexander Lukashenko ha dichiarato che il suo paese ha accettato la Crimea come parte della Russia. «In considerazione della dichiarazione — ha detto ai cronisti il portavoce del ministero degli Esteri Eugene Perebiynis — il ministero degli esteri ha ritirato l’ambasciatore dell’Ucraina nella Repubblica di Bielorussia per consultazioni».
Kiev ha anche inviato una nota diplomatica al governo bielorusso, affermando che quanto affermato da Lukashenko «non è conforme alle norme generalmente riconosciute del diritto internazionale». La diplomazia continua a lavorare, cercando di attirare sul proprio fronte più alleati possibili. A questo si deve la visita che il ministro degli esteri polacco Radoslaw Sikorski svolgerà a Kiev e Odessa in Ucraina. Lo ha annunciato il ministro stesso dall’Aja, a margine del vertice sulla sicurezza nucleare. Sikorski ha sottolineato che ha scelto di fare la tappa a Odessa per visitare un’altra località che come Crimea «è esposta al rischio» di una violazione dell’integrità del territorio ucraino.
A far discutere ieri, anche una lettera ufficiale del vice presidente della Duma russa, Vladimir Zhirinovsky, che avrebbe proposto una spartizione dell’Ucraina tra Polonia e Russia. Ipotesi sdegnosamente rifiutata da Varsavia.
Sul fronte Crimea, continuano invece ad annunciarsi ritirate e attacchi, compresi quelli dialettici. Ieri Russia Today, ha pubblicato una conversazione telefonica di Yulia Tymoshenko, nella quale la «principessa del gas» si augura di impugnare le armi e «uccidere fino all’ultimo russo».
La conversazione telefonica, pubblicata su Youtube, pare sia stata confermata da Tymoshenko, ma esistono ancora dubbi sulla veridicità della telefonata. Di sicuro, però, rende l’idea del clima intorno alla vicenda ucraina.
Sul fronte militare, infatti, ieri le truppe russe avrebbero occupato anche la base di Feodosia, mentre a Kiev si discute circa la ritirata imposta dal governo, che ha però lasciato molti soldati ucraini alla deriva e senza l’aiuto necessario per tornare alle basi ucraine.
Un vascello russo ha abbordato e attaccato la nave da sbarco ucraina «Konstiantin Olshanski» nel lago Donuzlav, nell’ovest della Crimea. Lo ha comunicato la testata online «Ukrainska Pravda» citando il comandante del vascello ucraino, Dmitri Kovalenko.
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